“Ylenia Carrisi si è suicidata, Era in un abisso di sofferenza. Ecco cosa aveva fatto poco prima di morire”. La confessione choc dopo 25 anni
C’è qualcuno che è sicuro. Quello di Ylenia Carrisi non è un caso di scomparsa, ma si tratta di un suicidio di una ragazza precipitata in un “abisso di sofferenza”. Ylenia Carrisi è la figlia di Al Bano e Romina Power, che è scomparsa il 31 dicembre 1993 a New Orleans. La stessa donna continua a credere che sua figlia sia ancora viva, mentre la sentenza di morte emessa dal Tribunale di Brindisi su istanza di Al Bano ha messo fine alla vicenda.
Nel corso di questi lunghi anni ci sono state piste seguite dagli investigatori, senza trovare una soluzione. Anche che fosse stata uccisa da Keith Hunter Jesperson, serial killer che l’aveva vista in foto. A Holt, in California, fu ritrovata un corpo senza vita di una donna, ma il confronto genetico della vittima con quelli dei parenti stretti di Ylenia aveva dato responso negativo. La vicenda è sempre avvolta nel mistero con la stessa criminologa Roberta Bruzzone, che ha svelato le possibili cause della scomparse di DiPiù.
Ylenia Carrisi, le possibili piste sulla scomparsa
Tutto ruota intorno ad Alexander Masakela, il trombettista di strada di cui la figlia di Al Bano e Romina si era infatuata. Le forze dell’ordine già conoscevano il ragazzo noto per problemi di tossicodipendenza e reati sessuali. Così la criminologa di Porta a porta ha svelato che la giovane ragazza sia potuta cadere in un “abisso di sofferenza” subendo l’influenza di Masakela che l’aveva iniziata anche all’uso delle droghe. A quanto pare sostanze allucinogene possono farti compiere atti che in una situazione di lucidità non faresti.
La pista più accreditata rispetto alla sua scomparsa sarebbe quella legata al suicidio nel Mississippi, come ha svelato durante le dichiarazioni di Albert Cordova, presunto testimone dell’accaduto. La stessa criminologa Bruzzone ha, infine, scritto: “In tutta franchezza anche io sono dello stesso avviso. Esistono numerosi elementi di interesse personologico che lasciano pensare che Ylenia abbia deciso di porre fine alla sua vita quella maledetta notte del 31 dicembre 1993, lasciando che le gelide acque del Mississippi trascinassero via con lei anche tutta la sua angoscia“.
La testimonianza della proprietaria dell’albergo
L’ultimo avvistamento della ragazza è del 6 gennaio 1994 e fu Cindee Dale, la proprietaria dell’albergo, a sostenere di avere visto Ylenia. Dichiarò alle autorità di averla notata senza niente con sé. Uscì intorno a mezzoggiorno e non tornò a mai più a riprendere zaino, macchina fotografica, passaporto e tutti gli effetti personali che aveva portato nel suo viaggio. Invece Masakela rimase in quell’hotel fino al 14 gennaio.
Solo allora le forze dell’ordine vennero allertate. Il 31 gennaio Masakela venne arrestato per via di una denuncia per violenza carnale presentata da una sua ex fidanzata, ma ci fu il rilascio già a metà febbraio 1994 per mancanza di prove. C’è anche la testimonianza di Albert Cordova, guardiano notturno dell’Audubon Aquarium of the Americas. L’uomo sostenne di avere visto una giovane bionda buttarsi nel fiume Mississippi alle 23:30 del 6 gennaio 1994.
E quella del custode notturno: “Vidi Ylenia gettarsi nel Mississippi”
Ma di Ylenia Carrisi ritrovata non si può fare altro che speculare. La sua pagina Wikipedia riporta: “Era seduta sulla banchina di legno con le gambe penzoloni. Bionda, carina, di età fra i 18 e i 24 anni. Indossava una giacchetta scura e un vestito con dei disegni, forse dei fiori, che le arrivava fin sotto il ginocchio. Aveva un’espressione molto triste, depressa. Guardava il fiume. In quella striscia di parco che corre lungo il fiume è proibito fermarsi di notte: la si può solo attraversare. Così appena l’ho vista da lontano mi sono avvicinato fino a uno, due metri.
Tutto è durato non più di 30-60 secondi. Le ho detto: ‘Non puoi stare lì, devi muoverti’. ‘Non importa – mi ha risposto – tanto io appartengo comunque alle acque’ e con un balzo si è tuffata nel Mississippi. Le ho gridato di tornare indietro, ma è come se non volesse sentirmi. Continuava a nuotare sicura verso il centro del fiume, senza paura. Quando ho visto che si allontanava sempre di più sono corso a chiamare un agente della polizia fluviale.
Insieme abbiamo continuato a urlare, inutilmente. Poi d’improvviso, forse per un crampo provocato dal freddo, ha cominciato a dibattersi, a chiedere aiuto: è andata giù una prima volta, una seconda. Un barcone di passaggio ha creato una specie di mulinello. La ragazza è andata giù di nuovo, ma questa volta non è riemersa. L’abbiamo cercata per ore, con tre motoscafi della polizia e due elicotteri. Non c’è stato niente da fare”.
Perché Cordova potrebbe essere attendibile
Inizialmente quella ragazza fu scambiata per una certa Brooke Susanne Javins, ritrovata però viva. A Cordova – morto nel 2006 – vennero fatte vedere delle foto di Ylenia. Lui si disse allora certo di avere incontrato la figlia di Al Bano e Romina. Ma il corpo di Ylenia non è mai stato ritrovato. E nessuno tra quelli ripescati nel Mississippi corrispondeva alle sue fattezze fisiche. Da quanto risulta, Al Bano sarebbe propenso a credere alla versione di Cordova proprio per via della frase “Io appartengo alle acque”.
Parole che Ylenia pronunciava spesso da bambina quando si tuffava. I genitori ad un certo punto hanno fatto dei collegamenti tra quanto successo a Ylenia, la cattiva influenza di Masakela e l’assunzione di droga alla quale lei sarebbe stata iniziata. Di Ylenia Carrisi oggi si parla spesso. La trasmissione ‘Chi l’ha Visto’ ha curato il suo caso nel 2011 e nel 2013, analizzando nel dettaglio la figura di Aleksander Masakela sotto un’ottica negativa. Qui sono stati resi noti gli episodi di violenze e stupri che l’uomo, tossicodipendente ed alcolista, avrebbe commesso in passato.
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