Violenza nelle scuole, de Magistris contro le telecamere: “E’ un atto di sfiducia verso le maestre”
Napoli – Luigi de Magistris contro l’introduzione della videosorveglianza nelle aule degli asili nido. E’ quanto annuncia in una lettera inviata al presidente dell’Anci Antonio De Caro per esprimere “la propria assoluta contrarietà e dell’Amministrazione tutta nei confronti dell’emendamento al decreto ‘sblocca cantieri’ che intende finanziare la norma che prevede il finanziamento per l’installazione delle telecamere nelle aule di asili nido, scuole d’infanzia e strutture socio-assistenziali”. Per il primo cittadino di Napoli si tratta di una grossa limitazione delle libertà costituzionali mascherata in nome della sicurezza.
Il tema affrontato nella missiva è attuale dopo gli episodi di violenza che hanno visto protagonisti educatori della scuola dell’infanzia. L’ultimo, in ordine cronologico, è stato registrato mercoledì 5 giugno in una scuola dell’infanzia di Solofra(Avellino) dove quattro docenti sono stati raggiunti da un’ordinanza coercitiva per le violenze e gli abusi sessuali che perpetravano durante l’orario scolastico.
Una vicenda che ha provocato indignazione e rabbia da parte di genitori e parenti dei bambini che si sono presentati all’esterno della scuola per protestare e chiedere di vedere le immagini delle violenze.
Secondo de Magistris è “un provvedimento, che in linea con i Decreti sicurezza, continua ad alimentare la visione repressiva e coercitiva dello Stato come unica via per risolvere questioni complesse che non si vogliono affrontare se non in modo demagogico”.
Il sindaco non nasconde i casi di violenza su minori che si verificano in classe ma episodi del genere “si prevengono con un’adeguata e accurata selezione del personale e una continua e sistematica formazione degli insegnanti stessi, un investimento serio continuo e duraturo sugli ambienti di cura e apprendimento.
Le telecamere negli asili e nelle scuole d’infanzia sono invece un segnale gravissimo di sfiducia nei confronti del personale della scuola, che viene criminalizzato in modo generico e indistinto, un grave vulnus al patto fiduciario (e costituzionale) che lega scuola e famiglia e su cui si regge l’intero sistema dell’istruzione e formazione, un errore politico, culturale e pedagogico, le cui conseguenze sulla cultura intera del Paese non possono essere trascurate”.