Umberto Galiberti: “Se non sei empatico non puoi fare l’insegnante”
L’intelligenza emotiva è una componente essenziale della psiche umana ed è necessaria per comprendere l’altro da sé. Si può riassumere così il pensiero che Umberto Galimberti ha espresso in occasione della fiera Didacta, a Firenze. Il professore ha partecipato all’incontro “Educazione Emozionale a scuola: il Metodo RULER”.
Il metodo RULER di educazione socio-emozionale (SEL), è un metodo nato dal team della Yale University e adattato al contesto italiano dal 2013 da PER Lab.
“Oggi troppo spesso l’apporto genitoriale è fallimentare i genitori non hanno più tempo di rispondere alle domande filosofiche dei bambini, ai loro mille perché, e spesso le parole mancate vengono sostituite da montagne di giocattoli. Il rapido appagamento offerto dal giocattolo impedisce ai bambini di annoiarsi, quando invece dovrebbero trovarsi in situazioni noiose per elaborare poi, in modo creativo, degli stratagemmi per divertirsi“. Ha affermato Galimberti
Secondo Galimberti, l’eccesso di tecnologia nella scuola, nella didattica ma soprattutto nel pensiero dominante, induce ad una società caratterizzata da un assetto emozionale e sentimentale dissestato, terreno fertile per la nascita di problematiche quali il bullismo.
“L’educazione emotiva è ciò che più scarseggia nel sistema scolastico italiano, quando un ragazzo rimane impantanato nello stadio pulsionale il rischio è che sviluppi forme di violenza e bullismo, perché la pulsione non si esprime in parole, ma solo in gesti e azioni“.
In conclusione, Galimberti propone due soluzioni: la prima è la riduzione del numero di alunni per classe, con un massimo di quindici studenti (soluzione che a nostro avviso è assolutamente utopica per ragioni finanziarie, legate alle strutture scolastiche e al numero di docenti);
la seconda è quella di selezionare e formare i docenti anche in base ai criteri emotivi e non solo sulla base conoscitivo-didattica. Se una persona non è empatica e non è in grado di appassionare gli altri, non dovrebbe fare l’insegnante. Vero, ma chi potrebbe misurare l’empatia? E come?