Diagnosi precoce significa avere maggiori probabilità di guarigione o di successo delle cure. Per questo gli esperti della Società Italiana di Ematologia (Sie) invitano a non trascurare determinati segnali che potrebbero essere indizio della presenza di un tumore, ma anche di molte alte patologie, meno gravi, perché spesso questi valori si alterano quando nell’organismo qualcosa non funziona
Cos’è l’emocromo
«L’emocromo (abbreviazione di esame emocromocitometrico) è l’esame del sangue più frequentemente richiesto dal medico o dallo specialista – dice Fabrizio Pane, direttore dell’Ematologia all’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli -. Può essere richiesto come controllo di routine, oppure come prima verifica in presenza di “qualcosa che non va”: quando una persona ha segni di infezione, è debole o stanco, oppure presenta infiammazioni (gonfiori), lividi o sanguinamenti. Alcune di queste condizioni possono richiedere terapie, altri possono risolversi spontaneamente. L’emocromo può anche essere influenzato da vari farmaci e da carenze alimentari». In pratica l’emocromo consiste in un semplice prelievo che permette di ottenere informazioni sulle cellule presenti nel sangue di un paziente (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine), misura quante sono e le loro caratteristiche fisiche, per esempio le dimensioni, la forma e il contenuto.
Quali malattie può indicare
Quando leggendo gli esiti dell’emocromo si trovano gli «asterischi», ad indicare valori fuori dai parametri di normale riferimento, le cause possono essere molte. I risultati dell’esame aiutano nella diagnosi di: anemia, carenze di vitamine e di minerali, disidratazione o perdita di liquidi, infezioni, infiammazioni, insufficienza o sviluppo abnorme del midollo osseo, malattie autoimmuni (disturbi in cui il sistema immunitario del soggetto attacca il proprio corpo), alterazioni congenite dei globuli rossi (come nella talassemia o nella sferocitosi ereditaria) e tumori, sia del sangue che in altre parti dell’organismo.
Globuli bianchi: i valori normali
«I globuli bianchi, o leucociti, sono le cellule del sangue che combattono le infezioni – spiega Giovanni Pizzolo, vicepresidente della Sie -. I globuli bianchi vengono misurati in migliaia per microlitro o millimetro cubo (mm3) di sangue.Il risultato riporta il numero totale, ma di norma viene anche eseguita la formula leucocitaria (o conteggio differenziale leucocitario) che valuta i vari tipi di globuli bianchi (neutrofili anche detti granulociti, linfociti, monociti, eosinofili, basofili), che hanno ciascuno il proprio ruolo distinto per mantenerci sani. I valori normali di globuli bianchi nel sangue sono tra 4.000 e 10.000 per microlitro; granulociti neutrofili (valori nella norma: 2.000-6.000/mm3) e linfociti (1.500-3500/ mm3) sono gli altri tipi più numerosi presi in considerazione».
Globuli bianchi bassi
«Una riduzione dei globuli bianchi può verificarsi per ragioni non legate a un tumore – continua Pizzolo -, come per esempio un’infezione virale. Ma una grave riduzione dei neutrofili (meno di 1.000-500) è la spia di un midollo osseo malato e può essere collegata a varie forme di leucemia, mielodisplasie, midollo povero per aplasia. Ciò è molto più probabile se sono ridotte anche le piastrine e l’emoglobina».
Globuli bianchi alti
I globuli bianchi sono normalmente più alti nei bambini, dopo intenso esercizio fisico, in gravidanza, in corso di infezioni batteriche (neutrofili) o virali (linfociti). Un aumento della quantità di queste cellule permette di evidenziare l’attivazione del sistema immunitario, in genere verso una qualche minaccia effettiva (infezione) o potenziale; dall’analisi dei singoli tipi di leucociti è poi possibile farsi un’idea abbastanza precisa della natura dell’eventuale infezione (virale, batterica, parassitaria) o di un altro disturbo (per esempio un tumore). «Valori molto aumentati (anche oltre 100.000) si trovano in varie forme di leucemia sia in quelle acute (più gravi, cellule immature) che in quelle croniche (meno gravi, cellule dall’aspetto maturo)» spiega Pizzolo.
Emoglobina e globuli rossi: i valori normali
I globuli rossi (valori normali 4,5-5,8 milioni per mm3) contengono emoglobina (12,5-16 grammi per decilitro) che trasporta ossigeno ai tessuti. La quantità di ossigeno legata all’emoglobina contribuisce a rendere queste cellule rosse. La scarsa ossigenazione dei tessuti porta a facile affaticamento muscolare, stanchezza, accelerazione dei battiti cardiaci, palpitazioni, sensazione di difficoltà respiratoria.
Globuli rossi bassi
«Quando i valori di emoglobina sono inferiori a 12,5 grammi per decilitro nella donna e a 14,5 nell’uomo è presente anemia – chiarisce Pane -. Valori ridotti sono frequenti negli anziani. Le cause sono molte, per lo più legate a un ridotta produzione: la forma più frequente è l’anemia sideropenica (scarsità di ferro), ma anche la carenza di Vitamina B12 e Folati può provocare anemia. Una grave (inferiore a 8 grammi) e rapida (nel giro di giorni o settimane) riduzione dell’emoglobina può fare sospettare un malfunzionamento del midollo osseo per sostituzione da parte di cellule malate (soprattutto leucemie acute ma anche leucemie croniche, mielodisplasie, mieloma, linfoma). Più raramente l’anemia può dipendere da un’aumentata distruzione dei globuli rossi (emolisi)».
Globuli rossi alti
«Un aumento del numero dei globuli rossi (superiore a 5,8 milioni per microlitro cubo) associato ad aumento dell’emoglobina (superiore a 16,5 grammi per decilitro) e dell’ematocrito (cioè il volume occupato dai globuli rossi rispetto al plasma superiore a 50 per dento) indica una poliglobulia – dice Pane -, che può avere molte cause, tra le quali la policitemia vera, rara forma di tumore del sangue. In quest’ultimo caso la produzione dei globuli rossi non viene più regolata dai meccanismi di controllo dell’organismo e valori molto aumentati con ematocrito fino a oltre il 60% ne sono una spia».
Piastrine: i valori normali
Le piastrine servono a regolare, insieme ad altri meccanismi, la coagulazione del sangue. La conta piastrinica è il numero di piastrine in migliaia per microlitro di sangue. I valori normali sono compresi tra 150.000 e 400.000 per mm3.
Piastrine basse
Un abbassamento delle piastrine può dipendere da molte cause. «Se la riduzione è isolata (senza alterazioni del globuli bianchi e dell’emoglobina) è per lo più di natura autoimmune, ovvero secondaria a distruzione delle piastrine da parte di anticorpi prodotti, per cause quasi sempre difficili da chiarire, dal proprio organismo – chiarisce Pizzolo -. Valori molto ridotti (inferiori a 30-50.000 per mm3) in presenza di alterazioni dei globuli bianchi e di anemia sono sospette per un cattivo funzionamento del midollo osseo, in particolare per una leucemia acuta».
Piastrine alte
«Valori di piastrine non molto aumentati (attorno alle 500.000 per microlitro cubo) possono riscontrarsi in diverse situazioni come stati infiammatori e anemia da carenza di ferro – prosegue Pane -. Mentre se l’aumento è notevole (fino a oltre un milione per microlitro cubo) sono da riferire a una malattia proliferativa del midollo osseo, per lo più una trombocitemia essenziale, altra rara forma di tumore ematologico».
Il volume corpuscolare medio o MCV
Oltre alle conta delle cellule del sangue, l’emocromo fornisce altre utili informazioni. «Tra queste, in particolare, quelle sull’MCV (volume corpuscolare medio) dei globuli rossi – conclude Pizzolo -, che ci dice se i globuli rossi sono più grandi (macrocitosi) o più piccoli (microcitosi) rispetto ai valori normali. Un’anemia macrocitica (MCV superiore a 95 femtolitri) può dipendere da molte cause come scarsa introduzione (cattive abitudini alimentari) o scarso assorbimento (esempio da alcolismo) di folati e vitamina B12, oppure una malattia del midollo osseo chiamata mielodisplasia. L’anemia microcitica (MCV inferiore a 80) è tipica della carenza di ferro (da scarso assorbimento, da perdite mestruali o da altre perdite dal tubo digestivo dovute a varie cause tra le quali i tumori intestinali) ma anche di forme congenite come la talassemia anche nella sua versione asintomatica (beta talassemia eterozigote)».