Tragedia sul Natisone: secondo la Procura i tre giovani «potevano essere salvati». Secondo la Procura di Udine , i tre giovani morti nel fiume Natisone lo scorso maggio avrebbero potuto essere salvati . L’accusa è stata formalizzata nei confronti di quattro soccorritori, ritenuti responsabili di imperizia, negligenza e imprudenza , per aver ritardato l’invio dei mezzi di soccorso adeguati.
L’ipotesi di reato è omicidio colposo , e la Procura ha richiesto il processo per tre vigili del fuoco di Udine e un infermiere della Sala Operativa Sanitaria Fvg . Le vittime, Patrizia Cormos, Bianca Doros e Cristian Molnar , furono sorprese da una piena improvvisa mentre si trovavano sul greto del fiume , venendo trascinate via dalla corrente e morendo per annegamento.
Indagini concluse: sotto accusa la gestione dei soccorsi
Oggi, la Procura della Repubblica di Udine ha consegnato l’avviso di conclusione delle indagini alle quattro persone coinvolte nell’inchiesta. L’indagine, condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Udine e dalla sezione aerea della Guardia di Finanza di Bolzano , si è focalizzata sulle comunicazioni tra le Sores Fvg ei Vigili del Fuoco della sala operativa di Udine. Gli investigatori analizza hannoto il rispetto dei protocolli di emergenza , evidenziando presunte carenze nel coordinamento dei soccorsi, nonostante le numerose chiamate di emergenza fatte da una delle vittime.
41 minuti di agonia: il tempo per salvarli c’era
Secondo le indagini, l’agonia dei tre ragazzi è della durata di 41 minuti , un intervallo di tempo che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato sufficiente per inviare un elicottero sanitario con verricello e portarli in salvo. Dall’avviso di conclusione delle indagini emerge che la prima chiamata di aiuto fu effettuata da Patrizia Cormos alle 13:29 , mentre il decesso per annegamento è stato stimato intorno alle 14:10 .
Il nodo dell’inchiesta: ritardi e decisioni errate
Uno degli elementi chiave dell’indagine riguarda la presunta omissione di visualizzazione immediata delle coordinate geografiche del luogo in cui si trovavano i tre ragazzi. I tre vigili del fuoco della sala operativa vengono accusati di non aver compreso immediatamente la gravità della situazione, ritardando così la richiesta di un intervento aereo più rapido ed efficace. Secondo l’accusa:
- Non hanno individuato subito che la chiamata proveniva dal greto di un fiume , un dettaglio cruciale per organizzare un intervento tempestivo.
- Non hanno immediatamente richiesto alla Sores Fvg l’invio dell’elicottero ‘Doppio India’ , l’unico dotato di verricello necessario per un salvataggio in quelle condizioni.
- L’elicottero è decollato solo alle 14:07 e arrivato sul posto alle 14:13 , quando i tre ragazzi erano già stati trascinati via dalla corrente da circa 3 minuti .
Invece di mobilitare immediatamente il Doppio India , i soccorritori hanno inizialmente allertato l’elicottero Drago dei Vigili del Fuoco , di stanza all’aeroporto Marco Polo di Venezia , una scelta ritenuta inadeguata per l’urgenza del caso. Ora spetta alla magistratura stabilire se le decisioni prese dai soccorritori hanno avuto un impatto determinante sull’esito della tragedia. Nel frattempo, le famiglie delle vittime attendono risposte e giustizia per una tragedia che, secondo l’accusa, poteva essere evitata