È morto Sean Connery, aveva 90 anni. Lo riferisce la BBC. Connery è stato uno degli attori più apprezzati del ventesimo secolo, celebre soprattutto per aver prestato il volto a James Bond negli Anni 60 e 70. Nel corso della sua lunga carriera, ha recitato anche in film come «Marnie» (1964), di Hitchcock, «Rapina record a New York» di Sidney Lumet, una delle sue migliori interpretazioni, e «Il nome della rosa»: il ruolo di Guglielmo da Baskerville gli è valso il Premio BAFTA come miglior attore. La consacrazione definitiva è arrivata grazie al ruolo di Jimmy Malone nel capolavoro di Brian de Palma «The Untouchables – Gli intoccabili» (1987). Per questa interpretazione il divo scozzese ottiene un premio Oscar e un Golden Globe nella categoria miglior attore non protagonista. Prima di arrivare al successo, Connery ha avuto un’infanzia povera e ha svolto tanti lavori umili.
Sena Connery, Gli inizi
Sean Connery in Marnie (1964) di Alfred Hitchcock
Connery esercitò allora svariati mestieri, tra cui il bagnino, il muratore, il lavapiatti, il verniciatore di bare, la guardia del corpo e infine il modello. All’età di diciannove anni posò nudo per l’Edinburgh Art College, e iniziò a manifestare quella che inizialmente sembrò una sfortuna, la precoce calvizie, caratteristica che in seguito contribuì ad aumentare il suo fascino maturo.
All’inizio degli anni cinquanta Connery iniziò a farsi conoscere sulle scene inglesi: dopo diverse piccole parti in ambito teatrale, nel 1951 prese parte al musical South Pacific, in scena a Londra. Grazie al fisico slanciato e atletico, all’alta statura (1,89 metri) e allo sguardo ammaliante, il giovane Sean partecipò inoltre al concorso di Mister Universo (1953), in rappresentanza della Scozia, classificandosi al terzo posto. Fu il trampolino di lancio per il suo definitivo ingresso nel mondo dello spettacolo, e iniziò con piccole parti in produzioni televisive e in pellicole cinematografiche che gli procurarono una discreta notorietà; tra queste ultime si segnalano Il bandito dell’Epiro (1957) di Terence Young, Estasi d’amore – Operazione Love (1958) di Lewis Allen, con protagonista Lana Turner, e Darby O’Gill e il re dei folletti (1959) di Robert Stevenson, prodotto da Walt Disney.
Il grande successo con James Bond
La decisiva svolta professionale giunse per Connery nel 1962, quando fu scelto da Albert Broccoli e Harry Saltzman per interpretare James Bond, nome in codice 007, l’agente segreto britannico protagonista dei romanzi di Ian Fleming, ruolo che ricoprì in sette pellicole (compresa una fuori serie). Per esigenze dei produttori, Connery fu costretto a indossare un toupet, a causa della calvizie e del fatto che un capo scoperto avrebbe certamente nuociuto al fascino del personaggio di Bond; l’attore ne farà tuttavia uso anche in interpretazioni successive come in Marnie.
Nuovamente diretto da Terence Young, dopo una prima collaborazione nel 1957, Connery si dimostrò perfetto per quel ruolo, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista caratteriale: astuto, elegante, freddo, seducente, in breve divenne uno dei più celebri sex symbol del pianeta. Curiosamente, qualche tempo prima aveva partecipato ad un concorso, indetto dal giornale London Express, indetto per scegliere il futuro James Bond cinematografico, ma si era classificato solo al 3º posto[4]. Recitò inoltre accanto a famose donne che più tardi divennero star del cinema tra le quali Ursula Andress e Daniela Bianchi. Il primo film Agente 007 – Licenza di uccidere ottenne un successo strepitoso e convinse Connery a vestire ancora i panni di 007 per altre quattro pellicole A 007, dalla Russia con amore (1963), Agente 007 – Missione Goldfinger (1964), Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono) (1965) e Agente 007 – Si vive solo due volte (1967): tutti ebbero straordinario successo sia di incassi che di critica.
Interpretò il ruolo di 007 fino al 1967, quando durante le riprese del quinto film Agente 007 – Si vive solo due volte di Lewis Gilbert, Connery decise di abbandonare il personaggio, preoccupato della sua identificazione solo con l’agente segreto. Verrà sostituito da George Lazenby nel successivo film Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà (1969) di Peter R. Hunt.
Nel 1971, dopo lunghe e complesse trattative causate dalle insistenze della produzione e dalle recensioni negative del pubblico su Lazenby, Connery riprese il ruolo nel film Agente 007 – Una cascata di diamanti di Guy Hamilton, raggiungendo un accordo con i produttori; dopo il successo della pellicola il suo addio divenne definitivo passando così il testimone a Roger Moore. Tuttavia nel 1983 tornerà nuovamente sui suoi passi grazie al compenso record per il film Mai dire mai di Irvin Kershner, un remake – fuori dal ciclo ufficiale – di Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono), già interpretato da Connery nel 1965.
Sean Connery La carriera dopo 007
Sean Connery all’Open Gate Club a Roma nel 1980
Connery evitò di rimanere intrappolato in un unico ruolo grazie alle esperienze che seguirono, dimostrando capacità e versatilità in ruoli differenti e impegnativi, con registi prestigiosi come Sidney Lumet, Alfred Hitchcock e John Huston. Il primo di questi ruoli fu in Marnie (1964) di Alfred Hitchcock, dove Connery interpretò la parte di un uomo flemmatico che deve far fronte ai gravi problemi psicologici della donna amata (Tippi Hedren). Nello stesso anno affiancò Gina Lollobrigida nel film La donna di paglia di Basil Dearden, dove vestì i panni dell’ambiguo Anthony Richmond. L’anno dopo recitò in La collina del disonore, diretto da Sidney Lumet, in cui esordì abilmente anche nel genere carcerario, mentre fu protagonista della commedia Una splendida canaglia (1966) di Irvin Kershner, al fianco di Joanne Woodward e Jean Seberg, che però non riscosse il successo sperato. Nel 1968 recitò insieme a Brigitte Bardot nel western Shalako di Edward Dmytryk, ma anche questa pellicola non convinse pienamente la critica.
Dopo un periodo di pausa, ritornò sui grandi schermi nel 1970 con I cospiratori di Martin RItt, pellicola a metà tra il dramma-storico e il dramma-politico in cui recitò accanto a Richard Harris, e con Rapina record a New York di Sidney Lumet, una delle sue migliori interpretazioni[5]. Nel 1972 apparve in due delle migliori pellicole della sua filmografia: Riflessi in uno specchio scuro di Sidney Lumet, dove interpreta un violento e sadico commissario di polizia, e soprattutto Zardoz di John Boorman, riconosciuto come uno dei migliori film di fantascienza degli anni settanta[6]. Nel 1974 collaborerà ancora con Lumet in Assassinio sull’Orient-Express, dal giallo di Agatha Christie, nel quale Connery vestì i panni del colonnello Arbuthnot.
In seguito ad alcune pellicole di poco conto come Ransom, stato di emergenza per un rapimento (1974) di Caspar Wrede, apparve in L’uomo che volle farsi re (1975) di John Houston, a fianco di Michael Caine, dove interpretò un eccentrico e visionario avventuriero, al contrario del vecchio e vulnerabile eroe in Robin e Marian (1976) di Richard Lester. Dopo il deludente Il prossimo uomo (1976) di Richard C. Sarafian, partecipò al film di guerra Quell’ultimo ponte (1977) di Richard Attenborough, per poi chiudere il decennio con l’avventuroso 1855 – La prima grande rapina al treno (1979) di Michael Crichton e il kolossal Meteor (1979) di Ronald Neame. Gli anni ottanta iniziano con il fantascientifico Atmosfera zero (1981) di Peter Hyams, dove interpreta uno sceriffo federale mandato nello spazio per indagare su alcune morti sospette: il film ebbe un discreto successo di incassi, ma la critica lo accolse tiepidamente. Più fortuna ebbe il successivo I banditi del tempo (1981) di Terry Gilliam, ancora una volta nel pieno della fantascienza con l’aggiunta di un lato ironico. Nel 1982 fu protagonista del drammatico Cinque giorni una estate di Fred Zinnemann, mentre si trovò a suo agio nella saga epica di Highlander – L’ultimo immortale (1986) di Russell Mulcahy, accanto a Christopher Lambert.
L’Oscar e la definitiva consacrazione di Sean Connery
Un grande consenso della critica arrivò con l’interpretazione di Guglielmo da Baskerville, il monaco enigmatico, ma razionale del film Il nome della rosa (1986) di Jean-Jacques Annaud, tratto dall’omonimo romanzo scritto da Umberto Eco. Il film ottenne un consenso straordinario in tutto il mondo e Connery guadagnerà il Premio BAFTA come miglior attore e diverrà una delle più celebri interpretazioni della sua carriera.[senza fonte]
Sean Connery in kilt a Edimburgo nel 2004
Con il film The Untouchables – Gli intoccabili (1987) di Brian De Palma, Connery ottenne la definitiva consacrazione grazie al ruolo di Jimmy Malone, incorruttibile poliziotto e difensore della giustizia, accanto a Kevin Costner, Robert De Niro e Andy García. Per questa interpretazione ottenne un premio Oscar e un Golden Globe nella categoria miglior attore non protagonista. Nel romanzo Operazione Scorpius di John Gardner è il film proiettato durante un viaggio in aereo e Bond lo rivede volentieri perché vi compare “il suo attore preferito”.
Seguirono il thriller Il presidio – Scena di un crimine (1988) di Peter Hyams, mentre nel 1989 regalò altre due interpretazioni: in Sono affari di famiglia, diretto nuovamente da Sidney Lumet, con Dustin Hoffman e Matthew Broderick, fu un affascinante ed astuto ladro, mentre in Indiana Jones e l’ultima crociata di Steven Spielberg, con Harrison Ford, interpretò il padre del protagonista. Ne La casa Russia (1990), diretto da Fred Schepisi e tratto dall’omonimo romanzo di John le Carré, recitò la parte dell’anticonformista editore/clarinettista Bartholomew ‘Barley’ Scott Blair, che viene coinvolto insieme a Michelle Pfeiffer in un’intricata spy-story internazionale ambientata a Mosca.
Impronte di Sean Connery al Grauman’s Chinese Theatre
Sempre nel 1990 vestì i panni di Marko Ramius, comandante del sottomarino sovietico Ottobre Rosso in Caccia a Ottobre Rosso diretto da John McTiernan. L’anno dopo partecipò al film Robin Hood – Principe dei ladri di Kevin Reynolds, dove in un cameo interpreta Riccardo Cuor di Leone. Nel 1994 prese parte al film Il primo cavaliere, con Richard Gere e Julia Ormond, dove interpretò Re Artù, mentre fu un elegante ma micidiale ex agente segreto britannico, ingiustamente imprigionato negli Stati Uniti, nell’avventuroso The Rock (1996) di Michael Bay. Vestì di nuovo i panni di un ladro, complice di Catherine Zeta Jones, in Entrapment (1999) di Jon Amiel.
Nel 2000 co-produsse e interpretò Scoprendo Forrester di Gus Van Sant, nel quale fu un vecchio e introverso scrittore. Fu nominato Sir nel 2002. Nel 2003 fu protagonista e co-produttore esecutivo ne La leggenda degli uomini straordinari di Stephen Norrington, ispirato al fumetto La Lega degli Straordinari Gentlemen e in cui interpreta un anziano Allan Quatermain. A posteriori, lo stesso Connery affermò che la disastrosa esperienza di questo film lo portò a riflettere sullo stato dell’industria cinematografica e lo convinse a ritirarsi dalle scene. L’attore scozzese commentò dicendosi “stufo di avere a che fare con degli idioti”.[7]
Il ritiro e anni recenti
Nel 2005 Connery affermò in un’intervista a The New Zealand Herald di volersi ritirare dalla recitazione; nella stessa intervista rivelò di aver rifiutato il ruolo di Gandalf nella trilogia Il Signore degli Anelli perché non l’aveva “mai capito” e di Albus Silente nella saga di Harry Potter perché non credeva nel progetto.[8] Quello stesso anno l’attore tornò un’ultima volta nei panni di James Bond, prestando voce e fattezze al personaggio nel videogioco Dalla Russia con amore, tratto dall’omonimo film.[9] Nel 2012 diede voce al protagonista del film d’animazione Sir Billi, di cui fu anche produttore esecutivo, in quella che è ad oggi la sua ultima interpretazione.[10]
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