“Questo non è un suicidio, ma un omicidio. I moventi ci sono, ma non si è voluti cercarli.” Con queste parole, Claudio Sterpin , amico intimo di Liliana Resinovich , interviene nel dibattito sulla misteriosa morte della donna, scomparsa il 14 dicembre 2021 e trovata morta il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex Opp di Trieste. Sterpin ha preso la parola durante la trasmissione Quarto Grado , andata in onda ieri sera su Rete 4, ribadendo con forza il suo convincimento: Lilli non si è tolta la vita, ma è stata uccisa.
Sterpin punta il dito contro le incongruenze delle indagini, sottolineando come la Procura di Trieste , inizialmente, abbia tentato di inquadrare la vicenda come un suicidio. “Non dimentichiamoci che si è cercato di far passare la sua morte come un atto volontario, mentre adesso emergono altre cose, come il fatto che è stata pestata prima di essere uccisa. Questo è un omicidio, motivo per cui deve essere rifatto tutto da capo .”
“Sono convinto che non vedrò mai la fine di questa vicenda”
Nel corso del suo intervento, Sterpin ha espresso amarezza e rassegnazione: “Io sono l’ultima ruota del carro. Con l’età che ho, sono convinto che non vedrò l’epilogo di tutto questo. Anche se venisse individuato un colpevole, difficilmente ne vedrò la fine.” La sua critica si concentra sull’eccessivo tempo impiegato per far emergere particolari fondamentali. “Adesso, dopo tre anni, si scopre che è stata pestata? Tre anni? Quando già allora si capiva chiaramente che era successo quello che è successo?” si è chiesto, con una punta di indignazione.
Il mistero del cordino e delle buste: “Qualcuno le ha messe lì”
Tra i punti critici evidenziati da Sterpin c’è il ritrovamento di un cordino e delle buste della spazzatura accanto al corpo di Liliana. “Il cordino probabilmente viene da casa sua. Si è voluto far credere che Lilli abbia preso quelle cose da casa per andarsi a suicidare. Ma visto che suicidio non è, qualcuno le ha messo lì. Bisogna trovare questo qualcuno.” Con una certa ironia amara, Sterpin si è chiesto: “Possibile che da morta si sia portata dietro cordino e buste? È chiaro che è stata una messa in scena. È evidente che si è voluto far passare un messaggio preciso, ma falso.” Per l’uomo, quei dettagli rappresentano un tentativo di depistaggio studiato nei minimi particolari.
“Un fatto premeditato e costruito a tavolino”
Sterpin è fermo nella sua convinzione che si tratti di un omicidio premeditato, pianificato con cura, e che dietro al delitto ci siano più persone. “Non è stato commesso da una sola persona, ma almeno da due. Lo dico dall’inizio. C’è persino un ‘regista fuoricampo’ che ha orchestrato tutto, perché questo non è un caso banale. Chi ha agito è stato sicuramente consigliato da qualcuno che sa come muoversi.”
Le indagini continuano: focus sulla ferita al labbro
Mentre Sterpin invoca giustizia per Liliana, le indagini proseguono. Dopo una proroga di 30 giorni richiesta per la super perizia, gli inquirenti stanno concentrando la loro attenzione su una ferita mappata sul volto della donna, in particolare sul labbro inferiore. Si spera che questa nuova analisi possa offrire ulteriori elementi per far luce su una vicenda che, a distanza di tre anni, continua ad essere avvolta nel mistero. Liliana Resinovich, una donna di 63 anni, merita verità e giustizia. Le dichiarazioni di Claudio Sterpin rilanciano interrogativi importanti: chi ha voluto la sua morte? E perché si è tentato di far passare l’omicidio come un suicidio? Domande che, per ora, rimangono senza risposta, ma che lasciano aperto uno spiraglio per la speranza che la verità possa, finalmente, venire a galla.