Soffocata in casa. Il dramma di Roberta, a 4 anni la figlioletta precipitò dal balcone
È stata soffocata in casa fino a morire: è morta così Roberta Priore, 53 anni, trovata senza vita ieri pomeriggio nella sua casa in via Piranesi 19 a Milano. Nella notte un uomo, Pietro Carlo Artisi di 48 anni, il suo compagno, è stato fermato dalla polizia per l’omicidio: era stato bloccato sulle scale, all’uscita del palazzo, dagli agenti accorsi su richiesta della figlia della vittima, che non aveva sue notizie da due giorni.
LA FIGLIA MORTA A 4 ANNI Roberta alle spalle aveva una storia drammatica: 14 anni fa la seconda figlia Costanza morì a 4 anni dopo essere precipitata dal balcone. La tata salvadoregna che era con lei, racconta il Corriere della Sera, era scesa per gettare la spazzatura, e la bimba si era sporta troppo per vedere dove fosse finita: caduta sul marciapiede, morì mezz’ora dopo all’ospedale Fatebenefratelli.
LA SEPARAZIONE E LA DROGA Quel dramma segnò la 53enne: poco più di un anno dopo Roberta e il marito decisero di avere un altro figlio, che nacque però con un grave problema di salute. Le difficoltà aumentarono e la donna e il marito si separarono, con i figli che rimasero col padre: da lì la 53enne sarebbe poi finita in un vortice di alcol, farmaci e droga, fino alla tragedia di ieri, per mano di quell’uomo a cui era legata da qualche mese, e dopo una lite probabilmente conseguente ad un abuso di cocaina.
COSA È ACCADUTO Il dramma è avvenuto al quinto piano del civico 19 di via Piranesi, una strada residenziale che percorre in parallelo la più trafficata viale Corsica, arteria principale della zona est di Milano. Un lunghissimo rettilineo che collega il centro all’aeroporto di Linate. Il cadavere di Roberta è nell’appartamento centrale del pianerottolo, distesa a terra, con un cuscino accanto alla testa che lascia ipotizzare una morte per soffocamento avvenuta al termine di una colluttazione. In casa non c’è nessun altro.
Quando la figlia maggiore chiama per sapere come sta non riceve alcuna risposta e, poiché sono diversi giorni che non la sente, decide di andare a suonare alla porta. Il silenzio prolungato la preoccupa, chiama il 118 e poi i vigili del fuoco, gli unici in grado di aprirla. Sono quasi le 16 quando forzano l’ingresso, una volta dentro trovano subito il corpo circondato da uno strano disordine. Nella concitazione del momento i paramedici non si accorgono di un principio d’incendio che sta crescendo ma i pompieri lo bloccano sul nascere prima che possa creare problemi.
I SOSPETTI DEI VICINI «Nei giorni scorsi è venuta la polizia nel palazzo, erano circa le 3, sentivamo urla di aiuto provenire dal suo appartamento – ha raccontato all’ANSA un condomino – Sembra che il compagno o qualcuno che conosceva bene la stesse picchiando. Del resto non era neppure la prima volta che arrivava la polizia, credo ci siano stati almeno due interventi in passato». Per questo motivo i sospetti degli investigatori della Squadra mobile si sono subito concentrati sul compagno della Priore, di cui pochi nel palazzo riescono a fornire un profilo preciso. «Ricordo che mi rimproverava spesso perché lasciavo il portone aperto – ricorda un altro inquilino – Temeva che entrassero sconosciuti».
«L’ultima volta che sono venuti i poliziotti – ha continuato lo stesso condomino – hanno tentato di rassicurare la figlia della Priore in lacrime dicendole: ‘Non si preoccupi, abbiamo salvato sua madre già due volte’». Oggi, però nessuno ha sentito urla o almeno non ha fatto in tempo a chiamare il centralino delle forze dell’ordine. Diverse persone sono state accompagnate in questura per essere ascoltate sui rapporti con la donna ma, secondo indiscrezioni, tra loro ci sarebbe quello che è ritenuto l’assassino. Sarebbe un omicidio passionale, la pista della rapina finita male è stata scartata nonostante il disordine dell’appartamento.