Sentenza rivoluzione: 10mila euro ai docenti offesi da genitori, alunni o Ds. Ecco il documento
Vengono offesi e presi a parolacce davanti a tutta la classe. Nei casi peggiori vengono anche picchiati e mandati in ospedale. Fare l’insegnante, oggi, può essere anche un lavoro pericoloso per l’incolumità fisica dei docenti. Sono sempre più numerosi, infatti, i casi di aggressione ai danni di un docente finiti in tribunale: per i giudici si tratta di oltraggio a pubblico ufficiale e, come tale, è perseguibile.
Il docente, nell’esercizio delle sue funzioni, è un pubblico ufficiale al pari di un poliziotto o un vigile urbano al lavoro. L’oltraggio è stato, infatti, riconosciuto dai giudici della Corte di Cassazione ai danni di un professore 62enne di una scuola di Massa offeso davanti ai suoi studenti dal preside della stessa scuola. Nella maggior parte delle aggressioni, però, l’insegnante viene aggredito verbalmente e fisicamente dagli studenti o dai genitori dei ragazzi.
Tuttoscuola, con un contatore online, ha rilevato 36 casi di aggressione accertati nell’anno scolastico 2017-2018. Ma secondo Anief potrebbero essere molti di più: oltre 80. «Aggressioni denuncia Marcello Pacifico, segretario dell’Anief – che sono il chiaro sintomo di come in Italia venga meno la valorizzazione del lavoro e del ruolo sociale degli insegnanti. E’ un problema legato anche agli stipendi troppo bassi».
Molti casi si concentrano verso la fine dell’anno scolastico, per la rabbia legata a brutti voti o bocciature. Da Roma, dove uno studente minacciò di sciogliere nell’acido una professoressa, a Milano dove un papà si scaglia contro il preside in difesa del figlio bocciato, fino a Torino a Lucca sono emerse aggressioni, offese, schiaffi e giorni di prognosi per docenti e dirigenti aggrediti spesso anche dai genitori. «Va rafforzato spiega Antonio Affinita, direttore generale del Moige, l’associazione dei genitori – il patto di corresponsabilità educativa per il rapporto e la collaborazione tra docenti e genitori e su questo stiamo lavorando positivamente con il Ministero».
La seconda sentenza della Cassazione
Secondo la Corte di Cassazione quindi è arrivato il momento di mettere un freno alle offese rivolte dai genitori nei confronti degli insegnanti.
Oggigiorno, infatti, non è raro che un insegnante venga offeso o denigrato dai genitori di alcuni alunni; in certi casi oltre all’offesa verbale si è arrivati anche a quella fisica a conferma del “preoccupante clima di intolleranza e di violenza nel quale vivono coloro a cui è demandato il processo educativo e formativo delle giovani e giovanissime generazioni” rilevato dai giudici di Palazzo di Giustizia.
Per questo motivo la Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno pari a 10 mila euro, per un’insegnante denigrata ripetutamente da alcuni genitori dei propri alunni.
Il caso di specie
Nel caso di specie la maestra è stata accusata inizialmente dal padre di un alunno per aver – a suo dire – offeso con parolacce suo figlio e per avergli “dato del pazzo”. Alle stesse accuse si sono uniti altri genitori i quali hanno descritto la maestra come “un mostro”.
Come conseguenza delle accuse l’insegnante è stata prima sottoposta ad una visita psichiatrica specialistica e successivamente ad un procedimento penale, uscendo però indenne da entrambe.
Ciò conferma che le accuse mosse dai genitori erano prive di fondamento; per questo motivo la maestra a sua volta ha fatto richiesta di risarcimento danni poiché quanto successo ha inevitabilmente leso la sua reputazione (la vicenda era finita anche nelle prime pagine di alcuni giornali locali).
A sorpresa però la maestra ha dovuto attendere l’ultimo grado di giudizio per veder riconosciuto il risarcimento per il danno subito, poiché sia in primo grado che in appello la sua richiesta è stata respinta.
Perché l’insegnante ha diritto al risarcimento
Dopo il rifiuto dei giudici incaricati nel primo grado di giudizio e in appello è arrivato l’accoglimento del ricorso da parte della Corte di Cassazione.
I giudici del Palazzo di Giustizia hanno infatti riconosciuto il danno provocato alla reputazione dell’insegnante dalla campagna denigratoria attuata da alcuni genitori, condannando quest’ultimi ad un risarcimento.
Bisogna tener conto quindi del “grave e duraturo sentimento sul piano emotivo e relazionale, di vergogna e di sofferenza” al quale è stata sottoposta la docente e come tale questo va risarcito.
Ad essere interessante non è solo questa decisione della Cassazione ma anche le motivazioni della stessa; i giudici infatti hanno aggiunto che la stessa situazione vissuta dalla maestra riguarda oggigiorno moltissimi insegnanti.
Nel dettaglio, i giudici hanno dichiarato che pur non essendo loro compito sindacare sul “piano etico e sociale” non possono trascendere dal condannare il “preoccupante clima di intolleranza e violenza” ai quali vengono frequentemente sottoposti gli insegnanti italiani e tutti coloro che ricoprono un ruolo educativo nei confronti delle nuove generazioni.
Una decisione quindi che speriamo sia utile per riflettere sul ruolo dell’insegnante e su come questo viene visto da alcuni genitori, così da ridare al docente il prestigio che merita.