Il ritorno a scuola è un argomento molto controverso ancora. Si va piano piano verso il ritorno in presenza anche per le scuole medie e superiori. Secondo la bozza, che come fa sapere Il Sole 24 ore, sta per essere approvata, le regioni dovranno rivedere i calendari scolastici allungandoli se necessario fino a fine giugno (tranne che in terza media e quinta superiore) così da recuperare il gap di apprendimenti generato dalla didattica a distanza. Non solo si dovranno evitare anche i ponti che riguardano le feste programmate, insomma i giorni di festa saranno solo quelli prettamente rossi.
La Dad deve tornare a essere l’ultima istanza. Per evitare un nuovo diluvio di ordinanze regionali di chiusura delle scuole il documento la definisce «residuale e disposta unicamente sulla base di evidenze scientifiche condivise e verificate con i dicasteri competenti». A sua volta, anche il governo si prepara a fare la sua parte. Ad esempio, il ministero della Salute e l’Istituto superiore di Sanità aggiorneranno i protocolli per i casi sospetti nelle scuole – sia in veste collegiale. Oltre a due promesse già nero su bianco: più risorse al fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof) con cui pagare il salario accessorio al personale Ata che, in virtù delle uscite posticipate, lavorerà di pomeriggio; più fondi per i servizi di trasporto aggiuntivi.
Lega contraria a lezioni a scuola fino al 30 giugno
L’ipotesi di allungare il calendario scolastico fino al 30 giugno, però, ha già incontrato il no della Lega. «Proporre di allungare il calendario scolastico è sbagliato, per numerosi motivi. In classe non ci sono condizionatori, le temperature sono elevate già a fine maggio, le classi sarebbero invivibili. Si causerebbe un danno al settore turistico, già attivo a metà giugno, con le famiglie bloccate nelle città» afferma in una nota il deputato della Lega Rossano Sasso, membro della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.
«Si procurerebbe un danno agli stessi studenti – prosegue Sasso – che dopo mesi chiusi in casa dovrebbero invece poter riprendere a vivere all’aperto, praticare attività sportive, ludico-ricreative». I docenti – sottolinea Sasso – «a scuola ci vanno comunque, anche d’estate, per attività di programmazione fino al 30 giugno, e per esami fino a fine luglio. Quindi se proprio vogliamo prendere seriamente in considerazione una ipotesi del genere, prima dotiamo ogni Istituto di impianti di aerazione, sanificazione e condizionamento dell’aria, poi ragioniamo sulle ore di didattica a distanza, e solo dopo facciamo proposte simili».
Appello a valutare il quadro pandemico
Quali misure sopravvivranno lo scopriremo dopo il confronto odierno. Anche perché sul tavolo c’è anche la proposta arrivata da alcune regione (la Lombardia si è palesata ieri) di abbassare dal 75 al 50% la quota di popolazione studentesca da riportare in classe. Senza contare il nuovo appello alla prudenza del direttore Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza. Pur essendo più possibilista oggi di un rientro in presenza rispetto a dicembre, ha sottolineato che «andrà valutata la situazione epidemiologica anche a livello locale. Fermi infine sui loro propositi di riapertura la ministra Lucia Azzolina e il premier Giuseppe Conte: «Vi assicuro il massimo impegno per raggiungere questo risultato il prima possibile», ha detto quest’ultimo in un videomessaggio all’evento “Ripensare l’educazione nel XXI secolo” organizzato dalla titolare dell’Istruzione.