Sabrina Misseri, La Svolta: revocato l’Ergastolo. Mamma Concetta infuriata: “Ha ucciso mia figlia e uscirà presto”
Sabrina Misseri potrà godere di oltre un anno e quattro mesi di liberazione anticipata, per il periodo di detenzione patito dal 15 ottobre 2010 al 15 ottobre 2016, in conseguenza dell’arresto e della successiva condanna all’ergastolo per l’omicidio della cugina Sarah Scazzi.
È questa la decisione adottata dal tribunale di sorveglianza di Taranto (collegio presieduto dalla dottoressa Lydia Deiure, magistrato estensore dottor Massimo De Michele), che ha accolto in gran parte le argomentazioni dell’avvocato Nicola Marseglia.
Il legale di Sabrina, come è noto, aveva impugnato il no del magistrato di sorveglianza, che aveva respinto l’istanza presentata a suo tempo in favore della detenuta. Quel no era giunto sul presupposto che la stessa Sabrina avesse collezionato in carcere alcune sanzioni disciplinari; avesse mostrato una totale assenza di revisione critica rispetto all’omicidio e al depistaggio successivo; e si fosse posta nelle condizioni di non poter ottenere il riconoscimento «dell’attiva partecipazione all’opera di rieducazione, ritenuta necessaria per il riconoscimento dei primi benefici penitenziari».
Nel proporre appello (denominato reclamo in termini tecnici) avverso a quella decisione, l’avvocato Marseglia aveva proposto argomentazioni concrete, che hanno consentito al tribunale di superare quel diniego. In questa maniera, anche a Sabrina sarà possibile conseguire una liberazione anticipata, già concessa a Cosima Serrano (pure condannata all’ergastolo per l’omicidio di Sarah) dal magistrato di sorveglianza.
Entrambe hanno dimostrato dedizione e rispetto delle norme che regolano la vita negli istituti penitenziari. A questo proposito, restando all’istanza accolta in favore di Sabrina Misseri, c’è da evidenziare come il tribunale- accogliendo sul punto i rilievi difensivi – abbia disgiunto la valutazione complessiva sulla sua condotta in carcere dalla mancata rivalutazione critica sull’omicidio e sul depistaggio.
Sulla scorta delle indicazioni dei Supremi giudici sul punto, il tribunale ha rilevato infatti che «il requisito della partecipazione all’opera di rieducazione non può ritenersi non integrato per la sola circostanza che il condannato continui a proclamare la sua estraneità ai fatti».
In pratica, non può assumere valenza di pregiudizio decisivo il suo continuare a negare di essere stata l’autrice dell’omicidio; nè per questo essere esclusa dai benefici previsti dall’articolo 54 dell’ordinamento penitenziario, se fra i paletti posti dallo stesso articolo figurano indubitabili prove di partecipazione all’opera di rieducazione.
Prove che la condannata ha dato in tutti questi anni, «mostrandosi collaborativa e disponibile al dialogo», conseguendo il diploma di scuola superiore e, fra l’altro, partecipando al progetto L’altra città. Sulla scorta di queste indicazioni, il tribunale ha concesso a Sabrina Misseri 495 giorni di liberazione anticipata, che potrebbero sommarsi ad altri giorni per il 2017, il 2018 e il 2019 e gli anni futuri. Periodi, questi, che saranno sicuramente oggetto di ulteriori istanze.
Mamma Concetta indignata dalla decisione
“Non conosco abbastanza bene il meccanismo giuridico che permette di beneficiare degli sconti di pena, ma sono sicura che i giudici che hanno preso questa decisione hanno lavorato in maniera trasparente e professionale, come è sempre stato dall’inizio del processo. Sicuramente, però, non posso ritenermi contenta per questa decisione, perché ogni volta che si devono affrontare queste situazioni vengono riaperte delle ferite che non si sono mai rimarginate, ma solo assopite”. Parla in esclusiva a GIALLO Concetta Serrano, mamma di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa il 26 agosto 2010 e ritrovata in un pozzo dopo quarantadue giorni di bugie e depistaggi.
Le assassine della piccola Sarah sono Cosima Serrano, sorella di Concetta e zia della ragazzina, e sua figlia Sabrina Misseri. Le due donne, condannate in via definitiva, stanno scontando l’ergastolo per aver strangolato Sarah con una cintura al collo, spinte dal movente della gelosia, e aver chiesto a Michele Misseri, marito di Cosima e padre di Sabrina, di far sparire il corpo, gettato poi in un pozzo di contrada Mosca.
Ora, però, sono arrivati i primi sconti di pena. Il Tribunale di Sorveglianza di Taranto ha accolto l’istanza (cioè il ricorso) del legale di Sabrina, l’avvocato Nicola Marseglia, e ha concesso alla donna uno sconto di pena di 495 giorni. Sabrina, quindi, potrà godere della liberazione anticipata di oltre un anno e quattro mesi. Perché un condannato all’ergastolo possa uscire dal carcere, lo spiega l’avvocato Daniele Bocciolini a Giallo.
Sabrina ha preso il diploma in carcere
Per il magistrato, che ha accolto le tesi della difesa dopo il ricorso contro un primo rifiuto, Sabrina, così come sua madre Cosima, che ha già ottenuto lo stesso sconto di pena, si è mostrata partecipe alle attività di rieducazione dell’istituto penitenziario.
Eppure la Cassazione, nell’infliggere il fine pena mai a Cosima e Sabrina, era stata chiara: aveva negato alle imputate le attenuanti generiche, richiamando la decisione di primo grado, i profili della gravità del fatto e della capacità a delinquere delle due donne. In particolare, come avevano scritto i giudici della Cassazione nella sentenza definitiva, Sabrina non merita sconti di pena per “le modalità di commissione del delitto e per la fredda pianificazione d’una strategia finalizzata, attraverso comportamenti spregiudicati, obliqui e fuorvianti, al conseguimento dell’impunità”.
Per i giudici della Cassazione, inoltre, Sabrina, “rese interviste, strumentalizzando i media, e deviò le investigazioni, ponendosi, in fase immediatamente successiva al delitto, come astuto e freddo motore propulsivo. Il Tribunale però non ha valutato rilevante, ai fini della decisione sul beneficio, il fatto che la ragazza continui a proclamarsi estranea ai fatti, sulla stessa linea di Cosima. Iniziano, dunque, i “regali” alle assassine, che amplificano il dolore per la famiglia della piccola Sarah. Dice mamma Concetta: «È ovvio che la pena detentiva debba mirare a un reinserimento del condannato.
Ai parenti delle vittime, soprattutto quando manca un ravvedimento da parte di chi ha commesso il delitto, rimane però l’amaro in bocca se gli assassini possono avere molti anni in meno rispetto a quelli inflitti inizialmente, solo perché è passato del tempo o non si sono commessi altri delitti durante la detenzione. Se si potessero invertire le parti anche per un solo momento – dice Concetta – e far provare al condannato lo strazio e il dolore che prova chi ha voluto bene alla vittima, chi ha vissuto ogni giorno accanto a quella persona che è venuta a mancare per colpa di un omicida, credo che sarebbe lo stesso detenuto a non voler più chiedere sconti di pena o altro. Ma questo, purtroppo, non si può fare”.
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