La camera ardente piena di volti noti dello spettacolo a rendere l’ultimo omaggio a Raffaella Carrà, la stella della televisione italiana. L’idea di Pronto, Raffaella?, che rilanciò la Carrà dopo il flop di Millemilioni, contro il parere dei dirigenti Rai dell’epoca per i quali la carriera dell’artista era praticamente finita, archiviati i varietà degli Anni 70.
I fagioli che resero Raffaella la vicina preferita degli italiani. La malattia di Boncompagni e l’ultimo incontro. C’era anche Giancarlo Magalli, ieri, tra gli amici del mondo dello spettacolo che hanno salutato Raffaella Carrà davanti agli studi Rai di via Teulada al momento del passaggio del corteo funebre che ha accompagnato il feretro dell’artista fino al Campidoglio. In una intervista rilasciata da Magalli al Messangero, il presentatore svela dei dettagli sulla collega.
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Magalli parla dell’esperienza a “Pronto, Raffaella?” ammettendo di non aver creduto in lei: “Avrebbe dovuto condurlo Gianni Morandi, che poi ad un certo punto si tirò indietro. Fu Boncompagni a dire: proviamo a proporlo a Raffaella. Io ero titubante. Non si era mai confrontata con un programma del genere, che andava in onda all’ora di pranzo e non prevedeva canzoni o balli, ma interviste. Gianni mi rassicurò: Vedrai che ti sorprenderà”.
E Raffaella Carrà non deluse le aspettative di Boncompagni come ammesso dallo stesso Magalli: “Studiava ed arrivava alle puntate preparatissima. Nelle interviste faceva scoprire il lato umano dei grandi personaggi. Intervistò chiunque. Pure Madre Teresa di Calcutta. Fu un successo enorme. Gli uffici stampa mi chiamavano per propormi interviste: Ora siamo pieni. E quelli: Ma lei si rende conto di chi vi stiamo proponendo?. Io rispondevo: E voi vi rendete conto di chi c’è nella lista d’attesa?. E pensare che i dirigenti l’avevano messa in un angolo senza farla lavorare: dicevano che era finita. Veniva da Millemilioni, un varietà trasmesso dall’allora Rete 2 che non era andato particolarmente bene».
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Quel pronto Raffaella fu un vero e proprio rilancio per la carriera della Carrà che era stata snobbata dalla Rai: “Le diede la possibilità di reinventarsi in una veste diversa da quella di ballerina e cantante. E le regalò altri quarant’anni di carriera». Un aspetto che la rese famosa fu il gioco dei fagioli, che fu proprio una idea di Magalli, ecco come la racconta: “Sapevamo di avere un pubblico composto da pensionate e casalinghe. Non potevamo pensare di fare giochi di cultura, per intellettuali: bisognava farle partecipare con giochi semplici e popolari. Fu un’intuizione magica”.
Insomma un connubio quello tra Magalli e la Carrà sicuramente vincente. Giancarlo ricorda anche come la conobbe: “Quando si fidanzò con lui, Boncompagni era mio vicino di casa. Abitavamo uno di fronte all’altro in via Nemea. Ed eravamo già amici. Poi io andai a vivere in centro. Affittai la casa proprio a Raffaella, che se ne era innamorata. Solo che pochi anni dopo io mi sposai e con mia moglie decidemmo di tornare in via Nemea. Ma come? Io volevo chiederti di vendermela: con Gianni vogliamo unire i due appartamenti e farne un’unica grande casa, mi disse. Raffaè, non fare storie: a me serve quella casa, le risposi io.
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Alla Fine acquistò l’appartamento al piano di sopra. Poi lo vendette a me in cambio del mio. Anni fa mi sono trasferito all’Olgiata. Ora lì vive mia figlia. Con Raffaella Carrà continuammo a frequentarci, soprattutto durante la malattia di Boncompagni. Per tirarlo su la figlia Barbara organizzava delle rimpatriate con me, Raffaella, l’autore Giovanni Benincasa». Magalli ammette anche di non aver saputo nulla della malattia, La Carrà aveva deciso di non rivelare a nessuno che stava per morire neanche agli amici: “Non ne sapevo niente, come tutti. L’ultima volta che la vidi fu proprio al funerale di Gianni, nel 2017”.
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