Colpirne una, Silvia Toffanin, per educarne 100. Daniele Luttazzi, sul Fatto quotidiano, prende Verissimo come esempio della “pornografia delle emozioni” per massacrare la tv e i media colpevoli di spettacolarizzare le sofferenze dei vip per fare ascolti. Se fino a qualche tempo fa il bersaglio preferito dei commentatori era Barbara D’Urso, oggi è Piersilvia Toffanin, come sprezzantemente la chiama Luttazzi, la portabandiera esecrabile della fu “tv del dolore”.
“I pianti di Anna Tatangelo, Lino Banfi, Gianluca Grignani, Federica Panicucci, Sonia Bruganelli, Jane Alexander, Giorgia Meloni, Wanda Nara eccetera eccetera da Silvia Toffanin”, snocciola l’autore comico ed opinionista del Fatto. Che poi tira in ballo Vanessa Incontrada: “Mi dispiace non conoscerla, perché la trovo formidabile – premette -. Qualche tempo fa recitò in tv un bel monologo contro i bulli che in rete umiliano le donne per il loro aspetto fisico.
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Il giorno dopo, i giornali in rete titolarono tutti su Vanessa Incontrada che si era commossa durante il monologo. E tutti – tutti! – pubblicarono il fotogramma in cui Vanessa aveva la faccia deformata da quello che sembrava un accenno di pianto”. “Solo che Vanessa – continua Luttazzi -, durante il monologo, non aveva pianto. Sì, nel finale si era commossa, per un attimo; ma è quell’attimo che interessava alla stampa in rete, perché è quello che calamita l’attenzione dei più”
“Ma i bulli che umiliano le donne in rete – chiede provocatoriamente Luttazzi – sono forse peggiori di chi in tv e sui giornali specula sulla commozione come se lavorasse in un pomeridiano di Canale 5?” facendo chiaro riferimento alla Toffanin. Purtroppo, chiosa, “ci si guadagna la fiducia del pubblico più con la pornografia emotiva che con la deontologia giornalistica:
Il prodotto emotivo vende (ha un pubblico di donne semplici, ma non solo, stando ai sondaggi di settore) anche perché il giornalismo italiano è talmente mediocre, nella stragrande maggioranza, che non vale la pena seguirlo, è davvero tempo perso. Io leggo certi giornali e guardo certi programmi quando voglio incazzarmi un po’. Non vedo che squallide distese di pavonerie e coglionerie”. “Bagatelle”, conclude Luttazzi. Nel dubbio, dagli alla Toffanin.
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