Palmi, il dramma di Gabriele: 60 morsi in 10 minuti, salvato dal fratellino. La tragica vicenda del piccolo Gabriele , vittima di un’atroce aggressione all’asilo di Palmi, scuote l’Italia. I dettagli emergenti dipingono un quadro di negligenza , violenza e un sistema incapace di garantire sicurezza ai più piccoli come riporta Calabria News.
40 minuti di abbandono, 10 minuti di violenza
Le immagini delle telecamere di sorveglianza, recuperate dai Carabinieri nonostante il presunto tentativo di cancellarle, hanno rivelato una verità sconcertante: i bambini erano stati lasciati soli per 40 minuti senza alcuna supervisione. Un tempo interminabile che ha permesso il consumarsi di un incubo per Gabriele. Per 10 minuti , il piccolo è stato vittima di una violenza inimmaginabile. 60 morsi distribuiti su tutto il corpo: braccia, gambe, schiena, spalle da parte di un altro bambino della classe. La madre, Laura, ancora devastata, ha raccontato: “Pensare che mio figlio sia rimasto così a lungo senza aiuto mi spezza il cuore. Nessuno era lì per proteggerlo, e per 10 minuti ha sofferto senza che nessuno intervenisse.”
Il fratellino-eroe: salvato da un bambino legato su un seggiolino
A rendere questa storia ancora più drammatica è il ruolo del fratello maggiore di Gabriele, anche lui presente nella stanza al momento dell’aggressione. Il bambino era stato legato su un seggiolino e, nonostante ciò, è riuscito a liberarsi, correndo ad allertare il personale. È stato grazie al suo intervento che la situazione non è degenerata ulteriormente. La madre ha dichiarato: “Se non fosse stato per mio figlio maggiore, chissà cosa sarebbe successo. È lui che ha messo fine a tutto.”
Un tentativo di insabbiare la verità?
La rabbia dei genitori non si limita al personale dell’asilo, ma si rivolge anche a chi avrebbe cercato di occultare l’accaduto . Secondo la madre di Gabriele, il titolare dell’asilo avrebbe denunciato l’incidente solo il giorno successivo, cercando di cancellare le registrazioni delle telecamere. Laura ha spiegato: “Abbiamo scelto quell’asilo perché c’erano le telecamere, ma le hanno usate per nascondere la verità, non per proteggere i nostri figli.” Fortunatamente, alcune immagini sono state recuperate dai Carabinieri, confermando i 40 minuti di abbandono e l’aggressione subita dal piccolo.
Il trauma cranico e i dubbi sull’assistenza medica
Quando Gabriele è stato portato in ospedale, accompagnato dalla madre e da una maestra, i medici hanno riscontrato non solo i segni dei morsi ma anche un trauma cranico . Questo ha sollevato ulteriori interrogativi su quanto accaduto durante quei 40 minuti di abbandono. La dottoressa che lo ha visitato avrebbe chiesto insistentemente: “Il bambino ha sbatteto la testa?” Un comportamento che ha insospettito la madre, convinta che qualcuno cercasse di minimizzare la gravità dei fatti. Laura ha raccontato: “Ero distrutta, ma vedevo che la maestra cercava di far passare tutto come una cosa da poco. Nessuno si prendeva la responsabilità di ciò che era successo.”
Un sistema che ha fallito: il caso viene archiviato
Nonostante la gravità dei fatti e le prove emerse, il caso è stato archiviato, lasciando la famiglia di Gabriele senza giustizia. Laura e Giuseppe, i genitori del bambino, sono determinati a non arrendersi: “Non possiamo accettare che tutto questo resti impunito. Chi ha sbagliato deve pagare, per Gabriele e per tutti i bambini che frequentano queste strutture.” La loro denuncia non si limita al personale scolastico, ma si estende al sistema giudiziario che, secondo loro, non ha garantito la giustizia che il loro figlio meritava.
Un appello alla sicurezza nei luoghi per l’infanzia
La storia di Gabriele non è solo un racconto di dolore, ma un grido d’allarme per la necessità di migliorare la sicurezza nei luoghi dedicati ai bambini. I genitori chiedono interventi immediati per evitare che simili tragedie possano ripetersi: “Non possiamo permettere che altri genitori vivano quello che stiamo vivendo noi. Serve più controllo, più responsabilità, più attenzione per i nostri figli.” I 40 minuti di abbandono e i 10 minuti di violenza rimarranno impressioni nella memoria di chiunque legga questa storia. È ora che le responsabilità vengono accertate e che giustizia venga fatta per Gabriele, per la sua famiglia e per tutti i bambini che meritano di crescere in sicurezza e serenità.