“Nel futuro scuole senza prof” già i primi esempi in Francia, presto anche in Italia
Il socio fondatore della Casaleggio Associati, Luca Eleuteri: «Noi mai agevolati dal M5s al governo. Gianroberto ci ha visto lungo: ha capito che il mondo va verso la democrazia diretta». Dalle banche ad Amazon sono state fatte molte indiscrezioni sulla lista dei vostri clienti. Può confermarci qualche nome? «Siamo una società che, attraverso le proprie idee e creatività, punta a far ottenere ai propri clienti i maggiori benefici sul mercato. Va da sé, dunque, che chi si rivolge a noi esige esclusività e vuole comunicare i propri risultati in autonomia».
Di che cosa vi occupate esattamente? Mi può fare degli esempi?
«Immaginiamo e disegniamo il futuro digitale delle imprese analizzando favori quali canali di vendita, mercati possibili, servizi innovativi a cui potrebbero accedere grazie alle nuove tecnologie. Lo facciamo studiando i modelli di business online e le evoluzioni dei mercati dettate dai trend tecnologici, le conseguenti applicazioni applicando soluzioni integrate e uniche non presenti sul mercato. Supponiamo che un’azienda voglia cominciare a vendere tramite e-commerce: deve scegliere se avere un proprio e-commerce o utilizzare i market place esistenti come Amazon e Alibaba, se vendere solo in un Paese o in più Paesi, come gestire la relazione con i punti vendita esistenti e moltissime altre variabili. Noi lo aiutiamo a prendere una decisione. Potrei fare centinaia di esempi».
Nel 2018 il bilancio è salito del 60 per cento rispetto al 2017, da 1,2 a 2 milioni. Come mai?
«Nel 2013 eravamo sopra i 2 milioni di fatturato, poi come capita alle aziende che vivono sul mercato e risentono di molte variabili abbiamo attraversato un cambiamento dettato da molti favori, oltre alla perdita di un pilastro importante quale era Gianroberto Casaleggio. Abbiamo messo mano al portafogli, ci siamo rimboccati le maniche e siamo ripartiti».
La presenza dei 5 stelle al governo vi ha agevolati?
«In nessun modo, questa è una congettura con la quale nostro malgrado facciamo i conti ogni giorno. La verità è un’altra ed è molto semplice: i risultati che abbiamo ottenuto sono il frutto di un lavoro avviato nel tempo e con professionalità. Se proprio vogliamo dirlo, i risultati economici migliori la società li ha conseguiti prima della nascita del Movimento».
Siete considerati dei visionari. Si riconosce in questa definizione?
«Sì, se la consideriamo come facoltà di immaginare e di delineare prospettive future, guardando oltre ciò che già c’è. È la nostra storia a raccontarlo, è la nostra identità: abbiamo costruito un’attività che si occupa di digitale quando eravamo in quattro gai a crederci. Lavorare a fianco di Gianroberto ha aggiunto quel privilegio che siamo riusciti a trasformare in una professionalità difficile da reperire sul mercato».
Come se l’immagina la società futura?
«Ne parleremo a novembre durante il nostro evento, quando illustreremo i risultati di una ricerca dedicata alle Smart Company e a come le tecnologie esponenziali come blockchain, intelligenza artificiale, internet delle cose, big data che stanno creando nuovi modelli di business, e rivoluzionando il rapporto tra aziende, lavoro e società. La società futura è un concetto molto più vasto, ma nella storia i cambiamenti economici hanno preceduto e rivoluzionato anche le dinamiche sociali».
Mi faccia una previsione su quello che succederà nel prossimo futuro grazie alla tecnologia.
«Si esaspereranno gli effetti dei maggiori trend legati alle tecnologie esponenziali di cui accennavo. Irromperanno le criptovalute nei mercati globali, i mezzi di trasporto senza conducenti saranno routine, lo stato di salute delle persone verrà diagnosticato a distanza e le persone operate da chirurghi dall’altra parte del pianeta grazie al 5G, i beni saranno trasformati in servizi, gli immobili tokenizzati e avremo ognuno un satellite as a service. Avremo bisogno di ripensare modelli sociali ed occupazionali. C’è già molto dibattito etico e necessità di regole condivise per il futuro che verrà».
Quindi il quadro sociale e occupazionale ne risulterà profondamente mutato?
«Ho visitato di recente Ecole 42, una scuola nei sobborghi parigini completamente gratuita, senza docenti, in cui gli studenti seguono programmi di apprendimento sui temi della programmazione informatica da un algoritmo. Alla domanda cosa insegnate? Mi è stato risposto: “Un metodo, i cambiamenti sono troppo rapidi per insegnare un solo linguaggio di programmazione”. Seduti tra i 2.400 postazioni di computer c’erano parecchie persone che avevano perso il lavoro a 40-50 anni e si stavano rifacendo una vita. In realtà a finire sarà solo il lavoro come lo conosciamo: l’accelerazione tecnologica è così elevata che una persona dovrà cimentarsi in più di una carriera». La tecnologia sta influendo anche sulla partecipazione politica.
Lei che cosa prevede?
«Trent’anni fa le azioni si scambiavano nelle borse agitando mani al vento in una calca urlante di trader ed investitori, oggi è possibile per chiunque compiere ogni tipo di operazione dal proprio smartphone. Difficile pensare che nel futuro tuo rimanga simile al passato. Prevedo che fioriranno sempre di più piattaforme di partecipazione dei cittadini a qualsiasi attività che li riguardi».
Che cosa pensa da esperto digitale dell’influenza dei nuovi mezzi di comunicazione sulla politica? Come li usano i leader?
«Il digitale ha creato nuovi modelli di comunicazione. La multicanalità è un nuovo paradigma, complesso da gestire ma apre le porte a opportunità che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno: Donald Trump parla a 65,5mln di persone con un tweet che rimbalza nei mass media e come un detonatore arriva a miliardi di persone sul pianeta in pochi minuti. Se sei in questa arena devi essere consapevole che il dibattito su di te è continuo, e che devi avere attorno una buona squadra di professionisti a gestirlo».
Immagino che da esperto digitale sarà favorevole all’istituzione di un ministero per il Digitale.
«La velocità con cui le nuove tecnologie stanno trasformando gli equilibri dell’economia globale è elevatissima, le nazioni si stanno muovendo con investimenti importanti e tentano di attrarre cervelli, know how e capitali. Come azienda lo constatiamo sul campo ogni giorno, un ministero dedicato al digitale è un punto di riferimento forte ed importante oltre ad una chiara rotta che lo Stato indica a tue le aziende».
Già nel governo Conte era stato istituito un ricco fondo per l’innovazione. Come lo valuta?
«Stanziare un fondo è importante, significa offrire opportunità a chi ne ha i requisiti ma c’è anche un ecosistema che può e deve favorire lo sviluppo di queste risorse. Ecosistema complesso che parte dalle competenze delle persone e dal know how da proteggere, altrimenti si pianta un seme nella terra ma non ci creano le condizioni climatiche affinché germogli. In Francia Emmanuel Macron nel 2018 ha stanziato 1,5 miliardi solo per finanziare progetti legati all’intelligenza artificiale, anche quella fu un’ottima iniziativa».
Siete interessati come società a partecipare ai bandi?
«A memoria l’unico bando a cui partecipammo fu quello dedicato alle imprese lombarde appena nate per investimenti in ricerca di circa 4.000 euro. Correva l’anno 2005».
La società ha un nome impegnativo di questi tempi. Che ruolo ha davvero Davide Casaleggio?
«Molto semplice: Davide è Presidente e Ceo della Casaleggio Associati. Quando lavora come imprenditore si dedica ad analisi, ricerche e alla comprensione del digitale e di come le nuove tecnologie cambieranno il mondo delle imprese».
Quali sono i legami con l’Associazione Rousseau? Davvero non vi occupate più della piattaforma?
«È stato deo più volte e in molte sedi: non abbiamo più alcuna collaborazione. Davide è Presidente dell’associazione Rousseau ma tiene la sfera imprenditoriale ben distinta e separata da quella realtà».
Con il taglio dei parlamentari secondo lei inizia a concretizzarsi il sogno della democrazia direa di Gianroberto Casaleggio?
«Scinderei gli argomenti: la democrazia partecipata non passa dal taglio dei parlamentari, che va letto come una soluzione di efficientamento per essere in linea con gli altri Paesi europei. La democrazia partecipata è un allargamento della base di interesse dei cittadini a condividere e partecipare alle scelte di vita di un Paese. Sta succedendo ovunque nel mondo, in Italia in modo importante ma è un trend naturale quello della partecipazione e la Rete ha interpretato e offerto gli strumenti a questa esigenza. Gianroberto semplicemente aveva visto questa strada prima degli altri».
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