Muore bimbo di 7 anni: Indagate e sospese le sue maestre e la Dirigente. Intercettazioni choc
Sospesa, dal ruolo e dallo stipendio, e ora anche indagate dalla procura, per non essere intervenuta a tutela del bambino. Sospesa, fino a nuova disposizione, e comunque fino al prossimo febbraio, per non aver dato seguito alle segnalazioni che qualche insegnante aveva provveduto a inoltrarle. Rosa Esca, la dirigente dell’istituto comprensivo “Quasimodo” di Crispano, la scuola del piccolo Giuseppe, il bambino di 7 anni ucciso a botte dal patrigno a gennaio scorso a Cardito, ha ricevuto il provvedimento disciplinare nei giorni scorsi. E con lei sono state sospese dal servizio anche le due maestre del piccolo, che erano finite nell’inchiesta della Procura di Napoli Nord.
Il gip contestava loro ” un atteggiamento di colpevole negligenza” e la Procura le ha indagate per omessa denuncia, visto che il bambino, ma anche la sorellina appena più grande, arrivavano spesso a scuola con segni evidenti di percosse. Era accaduto, talvolta, che avessero lividi e il volto tumefatto. Ma le insegnanti sembra non avessero dato troppo peso alla cosa. Il Miur, dopo un’indagine interna avviata all’indomani della vicenda dal ministro Marco Bussetti, che dispose l’invio di ispettori nella scuola, ha preso provvedimenti pesanti. Che colpiscono la preside dell’istituto e le maestre di Giuseppe. Allontanate dalla scuola dove sembra aver prevalso l’indifferenza. Dove i silenzi si sono succeduti ai silenzi. Fino alla tragedia. Consumatasi una domenica di gennaio, quando Giuseppe e la sorella di 8 anni vengono picchiati e picchiati dal patrigno, Tony Essobti Badre. La bambina si salva, il fratellino viene trovato morto sul divano dalla polizia accorsa su segnalazione dei vicini che sentivano le urla. L’uomo viene arrestato, e successivamente finisce in galera anche la compagna, Valentina Casa, madre dei due bambini ( e di un’altra piccina di 4 anni figlia dello stesso Tony), colpevole di non essere intervenuta a difesa dei piccoli e di aver cercato di coprire le colpe dell’uomo. ” I bambini sono caduti per le scale ” dicevano. Parole cui gli inquirenti non credono.
E mentre la Procura indagava sulla madre e sul patrigno di Giuseppe, una intercettazione accende i riflettori anche sulla scuola, sulle maestre del bambino, in particolare. Che parlando tra loro ammettono: “Una morte annunciata”. Quanto basta perché il ministro Bussetti, parallelamente alla Procura ma indipendentemente dai risvolti penali della storia, avvii un’indagine interna. Dagli uffici periferici del Miur giunge una prima relazione a viale Trastevere, e il ministro dichiara a Repubblica: “È un caso molto doloroso. Seguo la vicenda con la massima attenzione ” . E invia una pattuglia di ispettori che passa in rassegna i documenti della ” Quasimodo”, ma inevitabilmente si imbatte anche nelle risultanze dell’indagine. A scuola risulta che le insegnanti della bambina, appena 10 giorni prima della tragedia, segnalassero alla preside che la scolaretta era vittima di percosse. Ma la preside nulla avrebbe fatto. Giustificandosi, poi, una volta ascoltata come testimone, con una ” imperdonabile leggerezza e sottovalutazione “.
Leggerezza e sottovalutazione per le quali ora è partito il provvedimento disciplinare che avrà ulteriore seguito in base alle evidenze dell’indagine. Per lei come per le due maestre di Giuseppe, Emanuela e Franca, che non sono tornate in classe il primo settembre. Avrebbero cercato reciprocamente di coprirsi, secondo gli inquirenti, che hanno contestato loro prima “indifferenza” e poi la “insistita ricerca di impunità”. Perché quando vennero convocate dalla polizia per essere interrogate, non sapendo di essere intercettate hanno, secondo quanto scrive il gip, ” un atteggiamento ilare e oppositivo”. Solo in seguito ammettono che avevano notato i lividi sul corpo del bambino, in precedenza: ” Tutti i giorni venivano con questo volto tumefatto ” .
” L’altro giorno ci mancava un pezzo di orecchio alla creatura… vedesti? ” dice una delle due al telefono con l’altra, non sapendo che gli inquirenti sono in ascolto. Infine l’ammissione delle maestre: ” Non abbiamo messo niente agli atti (…)”, ” non abbiamo voluto mai scrivere ” . Solo comunicazioni orali, sia con la famiglia che con la preside. Comportamenti che ora il Miur sanziona, lasciando la porta aperta a ulteriori provvedimenti – che potrebbero giungere sino al licenziamento – nell’attesa che le indagini della magistratura facciano il loro corso.
Una storia agghiacciante
La piccola vittima era iscritta alla scuola elementare Quasimodo di Crispano. Secondo la ricostruzione che hanno svolto gli inquirenti, Giuseppe presentava tumefazioni e lividi su tutto il corpo quando si presentava a scuola. Sia le maestre che la preside, però, non avrebbero sollecitato né l’intervento dei servizi sociali né quello delle forze dell’ordine. Ancora più agghiacciante, però, sarebbe anche la mancata convocazione della madre del bimbo, Valentina Casa, 31 anni anche lei arrestata ad aprile scorso. Il tutto, quindi, sarebbe passato nell’indifferenza.
Una storia molto triste quella del bambino di 7 anni e della sorellina Noemi, 8 anni, picchiata e ridotta in fin di vita dal patrigno. E’ stata lei, dopo giorni di ricovero all’ospedale Santobono di Napoli, a far emergere le terribili violenze che erano costretti a subire tra l’indifferenza e la subordinazione della madre.
L’indifferenza
Le persone che abitavano accanto non hanno mai segnalato le botte che i due bimbi prendevano durante il giorno. A loro si aggiunge il corpo insegnanti dell’Istituto che i due frequentavano.
Alcune di loro, immediatamente convocate subito dopo l’omicidio del piccolo Giuseppe, hanno sostenuto di non conoscere la situazione di degrado e violenze in cui vivevano i due figli di Valentina Casa. Addirittura una educatrice, nella sala d’aspetto del Commissariato, non sapendo di essere intercettata si rivolge alla collega ridendo ed esclamando: “Io faccio la faccia di c…”.
La stessa preside dell’Istituto ha convocato un collegio docenti il giorno dopo la morte di Giuseppe, lunedì 28 gennaio. Dieci giorni prima, in una nota, alcune maestre avevano sottolineato i maltrattamenti subiti da Noemi, giunta in classe più volte con il volto tumefatto. Una nota che per il Gip appare debole e tardiva con la dirigente Rosa Esca che “non riteneva di dare corso alla nota”. Una nota in cui venivano segnalate le parole della piccola Noemi che riferiva di essere stata aggredita in casa da Tony.