Con la scomparsa di Papa Francesco, i riflettori si riaccendono su un antico manoscritto carico di mistero e presagi: La Profezia dei Papi. Attribuito a San Malachia, arcivescovo irlandese del XII secolo, il testo elenca in latino 112 brevi motti, ciascuno riferito a un pontefice futuro, fino all’arrivo del tanto temuto “ultimo Papa”.Il manoscritto, rimasto celato per secoli, sarebbe stato scoperto nel 1595 dal monaco benedettino Arnold Wion negli archivi del Vaticano. Da allora, ha affascinato studiosi, mistici, e appassionati di esoterismo. Secondo un’interpretazione che circola nuovamente con insistenza, la profezia indicherebbe il 2027 come l’anno della fine del mondo.
“Pietro il Romano”: l’ultimo pontefice
Il 112º motto, il più oscuro e temuto, recita: “Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro il Romano, che pascerà il gregge tra molte tribolazioni. Quando queste saranno concluse, la città dei sette colli sarà distrutta e il Giudice tremendo giudicherà il suo popolo. Fine.” Molti leggono in queste parole l’arrivo di un papa catastrofico, simbolo della fine del tempo terreno. Qualcuno ha ipotizzato che il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, possa incarnare questo “Pietro il Romano”. Altri, invece, credono che sia stato proprio Papa Francesco, con la sua carica profetica e rivoluzionaria, a rappresentare l’ultimo pontefice nel senso spirituale.
2027, l’anno del giudizio?
Alcuni interpreti del testo hanno ipotizzato che la fine del mondo avverrà 442 anni dopo la sua presunta stesura, avvenuta nel 1585 circa. Questo ci condurrebbe esattamente al 2027, anno che, secondo questa lettura apocalittica, coinciderebbe con la distruzione di Roma e l’inizio del giudizio divino. In un mondo agitato da tensioni globali – la guerra in Ucraina, le crescenti frizioni tra Stati Uniti e Cina, i conflitti irrisolti in Medio Oriente – le parole del profeta irlandese sembrano risuonare con una inquietante attualità.
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Tra mito, fede e propaganda
Non mancano però gli scettici. Numerosi studiosi sostengono che la Profezia dei Papi sia un’opera del XVI secolo, scritta per influenzare l’elezione papale del 1590 a favore del cardinale Girolamo Simoncelli. Le descrizioni dei papi precedenti a quella data sono sorprendentemente accurate, mentre quelle successive appaiono generiche e vaghe, alimentando l’ipotesi che il testo sia stato artefatto a fini politici. La Chiesa non ha mai riconosciuto ufficialmente l’autenticità della profezia, pur non censurandola apertamente. Le sue parole restano sospese tra il fascino dell’ignoto e la paura del futuro, tornate attuali in un momento di passaggio e riflessione profonda per la cristianità.
Un nuovo papa o la fine del papato?
Il conclave che seguirà la morte di Papa Francesco sarà osservato con attenzione non solo dai fedeli, ma anche da chi cerca nella simbologia delle profezie indizi su ciò che accadrà. Verrà eletto un nuovo pontefice oppure stiamo davvero entrando nel tempo dell’“ultimo papa”? Mentre la Chiesa si prepara a scrivere un nuovo capitolo della sua storia, nel silenzio di certi manoscritti antichi si ascolta ancora l’eco di domande millenarie: quando finirà tutto? E cosa verrà dopo?