Miur, Novità Bonus docenti di 500 euro: “Entra nel contratto e diventa di 350 euro”
Risulta alla Redazione di Informazione Scuola che proprio in questi giorni il governo e in particolare al MIUR si discuta del futuro del bonus di 500 Euro introdotto dalla legge 107/15. La maggioranza è divisa: una grande parte di essa però vorrebbe utilizzarla per il rinnovo del contratto, l’altra parte invece vorrebbe continuare ad erogarlo ogni anno così come avviene già.
Il bonus è stato pensato per l’autoaggiornamento dei dei docenti, ma anche per acquistare hardware, ovvero PC e tablet. Se la somma dovesse essere inserita nel rinnovo del contratto inevitabilmente sarà soggetta a tassazione e quindi nelle tasche dei docenti finirebbero circa 350 Euro, 150 in meno e proprio questo vorrebbe evitare il governo.
Ricordiamo che proprio per il rinnovo dei contratti sono stati stanziati 4,3 miliardi di Euro, una parte è destinata al rinnovo del contratto della scuola scaduto il primo gennaio scorso e proprio a questo comparto si andrebbe poi a sommare l’ammontare del bonus.
La scuola dopo la fregatura del rinnovo dei contratti del precedente governo, si aspetta un rinnovo con cifre dignitose, ricordiamo che proprio i docenti italiani sono fra i meno pagati in Europa, con loro il personale ATA.
Scuola, la rivolta dei prof: «Basta stipendi da fame». Sono i più bassi d’Europa
Non solo hanno gli stipendi più bassi d’Europa ma hanno anche la minore possibilità di far carriera prima di andare in pensione. L’Italia, evidentemente, non è un Paese per docenti. Finora, almeno, è stato così.
Sarà questo uno dei temi più dibattuti oggi al al tavolo di incontro al Ministero dell’istruzione tra il ministro Bussetti (nella foto, che più volte ha ribadito di voler cambiare rotta sul fronte stipendi) e i sindacati che, sul piede di guerra, hanno già indetto lo sciopero per il 17 maggio. La Flc Cgil rielaborando i dati Ocse del rapporto Education at a glance del 2018 ha confrontato le retribuzioni italiane con quelle degli insegnanti degli altri Paesi: gli stipendi dei docenti italiani sono le più basse sia ad inizio carriera sia al termine della carriera e in tutti gli ordini di scuola. Le differenze sono evidenti non solo rispetto alla Germania, che si afferma come il paese in cui gli insegnanti vengono pagati di più, ma anche rispetto a paesi come la Spagna o la Francia.
Ad esempio la differenza tra un docente italiano e uno spagnolo di scuola superiore all’inizio carriera è di 7.231 euro mentre al culmine della carriera è di 6.417 euro, la distanza rispetto ad un tedesco si allunga notevolmente arrivando a 28.227 euro ad inizio carriera e a 37.877 euro al culmine della carriera. Il confronto con la Francia segue la stessa strada: un insegnante italiano di scuola media a fine carriera guadagna 9681 euro in meno rispetto al collega francese. Vale a dire che si va in pensione con stipendi assai ridotti, a parità di anni di insegnamento. Ma non solo, in Italia esiste anche un problema relativo alla possibilità per i docenti di far carriera e di guadagnare di più: sono importanti infatti anche le differenze nei diversi Paesi tra lo stipendio percepito all’inizio e al termine della carriera. Ad esempio per un insegnante italiano della scuola media la differenza è del 49,7%, per un francese è del 74,2%. Nel tempo arrivano a guadagnare molto di più rispetto all’inizio. Fa eccezione in questo la Germania dove la differenza tra il primo e l’ultimo stipendio da docente è del 31,3% ma in questo caso va considerato che la retribuzione di partenza così come quella terminale sono doppie rispetto a quelle italiane. Un aspetto da valutare infatti è la velocità con cui il docente vede crescere lo stipendio: in Italia sono pressoché fermi.
In Europa le carriere sono molto più veloci: secondo i dati di Flc Cgil, basati su Eurydice 2017, per raggiungere il culmine della carriera i docenti in Europa impiegano mediamente 28 anni. In Italia? 35 anni: una soglia irraggiungibile visto che prima trascorrono almeno 10 anni da supplenti.