Trieste – «Non voglio dormire con lui, non lo sopporto più». Queste parole, secondo quanto riportato da La Repubblica e Il Piccolo, sarebbero state pronunciate più volte da Liliana Resinovich all’amica Jasmina Zivkovic, proprietaria di un albergo a Gorizia, che conosceva da tempo la coppia Resinovich–Visintin. La testimonianza dell’albergatrice, raccolta ora formalmente dalla Procura nell’ambito delle nuove indagini sull’omicidio della donna, aggiunge un ulteriore tassello al quadro di un rapporto coniugale fortemente deteriorato.
Un rapporto ormai logoro
Liliana, secondo quanto riferito dalla Zivkovic, avrebbe chiesto più volte di dormire in letti separati durante i soggiorni in albergo, manifestando chiaramente un disagio nei confronti del marito Sebastiano Visintin, attualmente indagato per omicidio volontario. La loro storia sarebbe stata, a detta della testimone, «alla fine». Frequenti sarebbero stati i litigi, e già nell’estate del 2021 si sarebbe verificato un episodio emblematico: «Appena scesi dalla macchina, Sebastiano era molto arrabbiato. Ha lanciato uno zaino verso Liliana e le ha urlato di portarlo in camera», ha raccontato la donna, sottolineando che Lilly era visibilmente scossa, anche se tentava di trattenere le lacrime.
“È stato un incidente”: la frase sospetta
Tra le dichiarazioni rese alla stampa dalla Zivkovic in passato, e ora agli atti dell’inchiesta, ce n’è una particolarmente inquietante: pochi giorni dopo la scomparsa di Liliana, Sebastiano avrebbe detto all’amica che «è stato un incidente», salvo poi correggersi immediatamente, attribuendo la frase alla confusione del momento. Un dettaglio che ora acquista un peso diverso alla luce della sua iscrizione nel registro degli indagati.
Il silenzio di Sebastiano Visintin
Intanto, l’uomo non si trova. Dopo essere partito per l’Austria subito dopo la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati, non ha fatto ritorno nella sua abitazione a Trieste. I giornalisti e le troupe televisive che stazionano fuori dalla sua casa non hanno avuto modo di contattarlo, e Visintin non risponde più al telefono. Tuttavia, è certo che continua a utilizzare i social: il 14 aprile ha aggiornato la sua immagine profilo con una foto di lui e Liliana, segno che resta attivo online nonostante il silenzio mediatico.
Una nuova fase dell’indagine
La sua assenza pubblica potrebbe essere una scelta suggerita dai suoi avvocati, Paolo e Alice Bevilacqua, che lo hanno più volte invitato a ridurre la sua sovraesposizione mediatica. «Gli abbiamo detto che se continua così lo molliamo», hanno dichiarato, evidenziando come il comportamento di Visintin – apparso spesso in tv in questi anni – non sia più compatibile con il suo nuovo status di indagato.
Nel frattempo, gli inquirenti continuano l’analisi del materiale sequestrato nella casa di Visintin durante la perquisizione della scorsa settimana, durata oltre sette ore. Tra gli oggetti prelevati, anche oltre 700 utensili da taglio e alcuni indumenti compatibili con quelli da lui indossati il giorno della scomparsa di Liliana, come mostrato da un video ripreso con una GoPro durante una passeggiata in bicicletta. La Procura di Trieste è al lavoro. E ora, più che mai, ogni dettaglio può fare la differenza.