La notifica dell’avviso di garanzia è arrivata martedì scorso, a seguito di una lunga perquisizione nella sua abitazione, durata oltre sette ore. L’intervento è stato condotto dalla Squadra Mobile di Trieste, guidata dal dirigente Alessandro Albini, e non sarebbe stato privo di risultati: gli investigatori, secondo fonti vicine all’inchiesta, non sono usciti a mani vuote.
La posizione di Visintin e le dichiarazioni del suo avvocato
Proprio la mattina della perquisizione, l’avvocato di Visintin, Paolo Bevilacqua, aveva dichiarato al Corriere della Sera che il suo assistito, sebbene “formalmente” non indagato, lo era “sostanzialmente” già da tempo agli occhi dell’opinione pubblica. «La vox populi lo ha bollato come sospetto sin dall’inizio», ha commentato il legale.
Paradossalmente, proprio Bevilacqua aveva auspicato un atto formale di indagine nei confronti del suo cliente, sostenendo che ciò avrebbe potuto alleggerire la pressione mediatica e contenere le frequenti apparizioni televisive di Visintin, spesso viste come dannose: «Anche se sei innocente, davanti a mille domande puoi facilmente contraddirti. Ed è quello che è successo».
Le parole di Visintin e le indagini in corso
Intervistato dalla trasmissione Quarto Grado e dal quotidiano Il Piccolo, Visintin si è detto sereno: «La Procura ha le sue teorie, con i miei avvocati cercheremo di capire di cosa devo rispondere. Io continuo con la mia vita».
Durante la perquisizione, ha raccontato di essere rimasto seduto sul divano, senza sapere dove stessero cercando gli investigatori. Tuttavia, i risultati dell’operazione sembrano aver dato nuovi impulsi alle indagini.
Il caso: una morte avvolta nel mistero
Liliana Resinovich era scomparsa il 14 dicembre 2021, dopo essere uscita di casa verso le 8.30. Il suo corpo fu ritrovato tre settimane dopo, rannicchiato in posizione fetale, infilato in due sacchi della spazzatura, nel boschetto dell’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni, a pochi passi dalla sua abitazione.
Inizialmente, si era ipotizzato il suicidio, ma una super-perizia indipendente, firmata dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, insieme ai colleghi Biagio Eugenio Leone, Stefano Tambuzzi e all’entomologo Stefano Vanin, ha escluso in maniera categorica questa pista: nessun segno tecnico-scientifico supportava l’idea del suicidio. Al contrario, segni di afferramenti, urti e graffi facevano pensare a un’azione violenta e premeditata.
Da un’indagine anonima a un nome nel registro
Dopo mesi di indagini senza indagati ufficiali, la Procura ha ora un nome nel fascicolo per omicidio volontario: Sebastiano Visintin. La sua posizione, sin da subito al centro del clamore mediatico, ora entra in una fase giudiziaria più concreta. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se gli elementi raccolti porteranno a un rinvio a giudizio, oppure se serviranno ad ampliare il raggio delle indagini.
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