La fattucchiera napoletana svela: “Ecco come legare a sé una persona e proteggersi dal malocchio” Viaggio nella Frattamaggiore occulta
C’è un’arte segreta, tramandata oralmente di padre in figlio, di nonna a nipote che ancora non è tramontata, anzi è sveglia più che mai. C’è un’arte di cui Napoli è regina. E’ un’arte oscura, occulta, è magia. Ma attenti, chi vi entra difficilmente ne esce, chi continua a leggere avrà alcune curiosità svelate ma siate cauti a voler scoprire di più: “Il diavolo è come un cane legato, non può mordervi se non lo stuzzicate e ogni suo latrato è una tentazione”. Per i coraggiosi inizia ora il viaggio che ci porta nella provincia, negli antri dei piccoli paesi, nei mercati rionali della grande metropoli partenopea. Un percorso alla ricerca della tradizione, dei riti, degli scongiuri, alla ricerca di chi ancora pratica magia, bianca o nera che sia.
E subito veniamo catapultati nell’hinterland napoletano dell’area nord. Ci troviamo a Frattamaggiore, nel mercatino che tutte le mattine si svolge in città. Tra bancarelle e venditori non aspettatevi di trovare cappelli e scope o corna e coda. L’occulto ha volti normali, di gente comune e in apparenza insospettabile. Qui tra le sue verdure c’è Evelina (nome di fantasia). Agli occhi di molti vecchietta 80enne ancora in forze, solo una “verdummara”. Per chi sa, lei è invece la “fattucchiara”. Ci presentiamo come clienti, sono accompagnata dalla mia fonte, conoscenza nota alla “strega”, che, con pazienza, ci conduce nella sua modesta abitazione non troppo lontano.
E’ sveglia Evelina, capelli bianchi, corpo abbastanza asciutto nonostante abbia avuti molti figli. Ci fornisce subito un suo “listino prezzi” che dipende ovviamente dal servizio voluto. Per una modica offerta di 30 euro si può chiedere molto, dal farsi leggere le carte per scoprire il futuro al farsi togliere il “malocchio”. Se aggiungi qualcosa alla somma iniziale, puoi anche domandare una fattura di vendetta o d’amore anche chiamata legatura. Magia bianca e nera nella stessa persona. Insomma chi lo fa, lo toglie anche.
Ne sa di cose Evelina, antichi riti quasi scomparsi che si tramandano solo a voce, solo certe notti, solo a poche persone. A volte i processi di iniziazione avvengono inconsapevolmente, destinati a chi è più ricettivo, a chi magari non l’avrebbe mai voluto. A volte la pratica magica viene trasmessa come eredità familiare. Esiste tutto, dal malocchio alla Janara, un ombra mandata la notte per soffocare nel sonno la persona da colpire. Un’anima nera, uno spirito maligno che può colpire nel momento in cui siamo più vulnerabili, durante il sonno. Esiste il modo per legare a se un uomo o una donna, per risvegliarne la passione, per avere un’anima protettrice, per far “marcire” qualcuno a cui vogliamo male.
“Se tuo marito o tua moglie ti vuole lasciare, vai in tre chiese con nome femminile o maschile a seconda del soggetto da legare. Raccogli gocce di acqua santa e poi spargile sul letto e sull’uscio di casa. Sarà per sempre tuo”. Sembra quasi una ricetta. E forse lo è, una ricetta da strega però. Per scoprire, invece, se siamo vittime di un malocchio serve l’olio: qualche goccia nell’acqua, una preghiera e se assume una forma ad anello o ad orecchino, il maleficio è fatto da una donna. Se si unisce in un’unica grande bolla untuosa, la colpa è di un uomo.
Gelosia, invidia, rancore e vendetta, questi sono i motivi che spingono maggiormente a commissionare i malefici. I sintomi? Mal di testa, stanchezza, dolori inspiegabili dalla medicina tradizionale, senso di perdita e di abbandono. Depressione. Il malocchio una volta scoperto va tolto. Serve una preghiera recitata da soli con la fattucchiera16 e dei gesti da compiere in simultanea. Un rito che fa abbastanza paura e che mischia in maniera bizzarra il sacro e il profano in quanto si invoca la Trinità e vien fatto più di una volta il segno della Croce. Una vita, quella di Evelina, condizionata dalla scaramanzia.
Le forbici? Mai lasciarle totalmente chiuse. Se appoggiate aperte, infatti, tagliano le “Malelengue”. Mai regalarle, inoltre, insieme a spilli e rosari se non si vuol litigare con coloro a cui vengono donate: dare questi oggetti a qualcuno significa infatti “spartenza”. Portare un fiore sulla tomba di un defunto “senza nome” è buon auspicio, quell’anima ti sarà riconoscente e ti seguirà. “E se fosse cattiva? Non importa, quel che conta è che ti sia grata”. A domanda, pronta la risposta della fattucchiera. E c’è anche un modo per conoscere il futuro senza usare tarocchi e linee della mano: basta parlare direttamente con il proprio “Angelo Custode”.
Pare impossibile? Invece il rito è molto semplice: Deve essere notte fonda e si deve recitare una preghiera all’ “Angelo della Buona Nova” per sapere se la scelta che si vuole compiere è giusta o meno. A seconda del rumore che si sente dopo l’evocazione si avrà il responso. E così l’abbaiare di un cane è positivo mentre il miagolio di un gatto è foriero di negatività. Il pianto di un bambino è buono, il lamento di un anziano molto meno. Una macchina in partenza è un viaggio in arrivo. Una porta che sbatte qualcosa che dovrà finire. Tanti sono i suoni possibili tanti i significati da attribuire.
E per far del male invece? Una mela lasciata a marcire con dentro qualcosa della persona da maledire, ad esempio. Ma di fatture maligne ce ne sono tantissime. Alcune possono davvero far molto male. Si usa sangue, ossa di cadaveri, capelli. Non ne parla Evelina, lei ha smesso. Qualche legatura d’amore la fa. Qualcosa per portar sfortuna anche. Ma fatture di morte no. Lei è credente: “Non posso decidere della vita e della morte di una persona, solo il Signore può”. Per fortuna, a volte, se lo ricorda la nostra fattucchiera. E per proteggersi? Ci sono amuleti che si possono utilizzare realizzati dalle abili mani di streghe di professione a costi non eccessivi: dai 20 ai 100 euro a seconda della pietra usata e della protezione che si vuole ricevere. Senza fattura, parlando di quella fiscale, però.
Ma se proprio non si vuol acquistare nulla la fattucchiera consiglia “Per evitare che il male ti colpisca nel sonno metti l’immagine con la testa di Sant’Anastasia sotto il cuscino o indossa un rosario bianco al collo o al polso”. Insomma ancora una volta chi pratica l’occultismo si serve di simboli cristiani per combatterlo. Un cane che si morde la coda, un contro senso di cui la spiegazione resta ignota. Il fai da te ovviamente non vale. Anche i libri di magia sono sempre ingannevoli. “Tutte sciocchezze” ripete Evelina. Per fare magia bisogna essere iniziati e istruiti da chi conosce bene l’arte e la vuole insegnare. Il provarci da soli, insomma, non è contemplato, o meglio è del tutto inefficace. “Quindi attenzione, non provate mai a fare un rito da soli, diventerete facile bersaglio per chi vi vuole male” avverte la cartomante.
Un mondo, quello dell’occulto, in cui tutti si conoscono ma nessuno sa nulla. Sembra quasi una loggia più antica di molte, forse di tutte quelle esistenti. La fattucchiera, però, sembra disposta a raccontare a domande ben fatte. E il suo racconto ci trasporta in altri luoghi, facendoci spostare inizialmente non troppo lontano. E’ infatti sempre a Frattamaggiore che vivrebbe il caso più controverso e difficile da poter credere. Nei pressi delle poste abiterebbe, secondo la nostra strega, il “figlio del Diavolo”. Un uomo che avrebbe venduto anni addietro l’anima al Maligno per avere l’eterna giovinezza. La sua ombra pare possa attraversare le porte e sembra che abbia il dono dell’ubiquità ma per la città resta un uomo qualsiasi che di professione faceva il “sanzaro”.
Un Faust napoletano insomma, tanto che l’idea lascia fantasticare sull’ipotesi che lo stesso Goethe possa essere stato influenzato da questa figura mistica e pericolosa. Proprio durante la stesura della sua più colossale opera infatti, il celebre tedesco ha compiuto il suo viaggio a Napoli. Era il 1787. Il Faust venne pubblicato parecchi anni dopo, nel 1831, ma già in quel periodo era iniziata la sua lavorazione. Non stupisce che sia proprio Goethe a comporre uno dei passi più belli che descrivono la scaramanzia nelle sue varie forme.
Così scrive il poeta: “La superstizione fa parte della natura dell’uomo e, se ci si ripropone di rimuoverla del tutto, essa si rifugia nei cantucci e negli angoli più strani, da dove, appena si ritiene di essere abbastanza al sicuro, all’improvviso, torna a fare la sua comparsa”. Una ipotesi, questa, forse fin troppo fantasiosa anche se Evelina assicura che il demonio frattese ha centinaia di anni pur avendo mantenuto un aspetto da trentenne. Lei lo ha conosciuto ma è da tempo che ormai non lo vede più. “Forse si è trasferito, farsi vedere sempre giovane è comunque un rischio” commenta la vecchia.
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