Chi non conosce la storia de La Bella e la Bestia? La celebre fiaba scritta da Jeanne-Marie Leprince de Beaumont è diventata famosa in tutto il mondo nel 1991 grazie all’omonimo cartone animato della Disney. Nel 2017 la major ha prodotto un live action con protagonista Emma Watson, la popolare Hermione di Harry Potter. Non tutti sanno però che la trama si ispira ad una vicenda realmente accaduta…
La storia de La Bella e la Bestia trae ispirazione da quella reale di Pedro Gonzalez. Nato nel 1537 a Tenerife era affetto da una rara malattia che all’epoca ancora non si conosceva: l’ipertricosi. Lunghi peli ricoprivano interamente il suo volto e il resto del corpo, l’aspetto era quello di un animale. Il ragazzino veniva trattato come un animale esotico e per tale motivo a dieci anni fu donato al re di Francia Enrico II.
In barba alle aspettative il sovrano si intenerì alla vista di Pedro (ritratto in basso) e decise di trattarlo in maniera differente e di crescerlo come un vero gentiluomo. A Gonzalez venne cambiato il nome in Petrus Gonsalvus e fu insegnato a parlare, leggere e scrivere in tre lingue. Educazione che in quegli anni veniva riservata ad un nobile e la trasformazione del giovane colpì tutte le corti d’Europa.
La Bella e la Bestia, la vera storia
Dopo la morte di re Enrico fu sua moglie, l’italiana Caterina de Medici, ad occuparsi di Petrus. La regina era curiosa di un’eventuale discendenza di Pedro e decise così di farlo sposare con una bella donna. La scelta ricadde su un’affascinante ragazza, Catherine, figlia di un servitore della corte francese. I due si incontrarono per la prima volta il giorno del loro matrimonio e il loro legame durò ben quarant’anni. La coppia ebbe sette figli, quattro dei quali affetti dalla stessa sindrome del padre.
La famiglia Gonsalvus girò a lungo: era richiesta come ospite in diverse famiglie. Alla fine Pedro e sua moglie si stabilirono a Parma, dove divennero di proprietà del Duca Ranuccio Farnese. Quest’ultimo commissionò diversi dipinti ma nessuno raffigurava i tre figli non affetti dalla malattia perché considerati poco curiosi rispetto agli altri fratelli. I quattro ragazzi con la stessa patologia di Pedro furono sfruttati dal duca e mandati via come doni, diventando animali domestici dell’alta borghesia (possedere una tale “stranezza” era un segno di ulteriore prestigio).
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