Il medico che ha ucciso sua moglie avvelenandola con dei farmaci è stato accusato dalla stessa vittima. E’ un caso di ‘prove a futura memoria’ che la donna aveva raccolto prima di morire, quando si era resa conto di quello che stava facendo il suo compagno di vita. Anche Isabella Linsalata era una dottoressa e capiva benissimo il significato di quelle tisane amarissime che Giampaolo Amato le portava prima di andare a dormire. Capiva anche il senso di stordimento che la consumava a seguito dell’abuso di questi tranquillanti. Ma non pensava che il fine ultimo fosse il suo omicidio.
Isabella Linsalata non è stata in grado di evitare la sua morte, ma è stata in grado di vendicarla, con l’aiuto di sua sorella e di due amiche. Come ha affermato il Gip, “grazie alla lungimiranza, al senso di protezione prima e all’ostinata ricerca della verità poi serbati in particolare da queste tre donne, che non l’hanno mai abbandonata, che si dispone oggi di accertamenti di tipo tecnico formatisi ben prima del suo decesso”. Infatti la morte della donna era stata imputata a cause naturali. Il medico aveva fatto bene i suoi calcoli: era stato lui stesso a trovarla senza vita e a chiamare i soccorsi.
Nessuno avrebbe indagato più a fondo, se non fosse stato per l’intervento di tre donne che erano a conoscenza di tutto. Isabella Linsalata si era confidata con loro. Non solo, aveva raccolto insieme a loro delle prove. Come la bottiglia di vino amarissima che aveva bevuto a cena, e che sua sorella aveva successivamente conservato. Oppure le analisi delle urine che aveva effettuato sotto il consiglio delle sue amiche. Sono state queste le prove che hanno permesso al Gip e alla sua squadra di capire che questa apparente morte naturale era invece un omicidio, dove l’assassino era il medico.
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La domanda sorge spontanea: come mai Isabella Linsalata non si è difesa, pur sapendo quello che Giampaolo Amato stava facendo? Anche a questo rispondono sue sorella e le amiche: “Le consigliai di lasciarlo e di denunciarlo. Ma lei non volle. Non voleva esporre i figli. E poi era ancora profondamente innamorata del marito. Perché era convinta che volesse sedarla, non ucciderla. Pochi immaginavano che sarebbe arrivata a tanto. Abbiamo provato a fare squadra per dare una mano a Isabella. Ma non ci siamo riuscite. E alla fine lei è stata uccisa”. Lei che era l’unico ostacolo tra Giampaolo Amato e il suo nuovo amore.
Mentre il medico era alle prese con una nuova relazione, sua moglie pensava a come salvarlo, mentre lui pensava a come eliminarla. Così ha riferito il Gip: “Non voleva rovinare la carriera del marito, ma soprattutto l’ha fatto per il bene dei figli, così da preservarne il rapporto con loro padre.” Ma questo atteggiamento ha portato alla sua morte, perché il medico ha approfittato della situazione per darle la dose mortale: “Riacquistata da qualche tempo la fiducia della moglie l’indagato ben può averle somministrato il Midazolam all’interno di qualche bevanda, come peraltro aveva già fatto in passato”.