Grave lutto nel mondo del cinema. Scomparso un attore che è stato protagonista anche de ‘Il Commissario Montalbano”. Ecco di chi si tratta. È infatti scomparso, all’età di 89 anni, Sergio Fantoni. Quest’ultimo è stato uno dei grandi del palcoscenico italiano, che ha fatto la spola tra Cinecittà e Hollywood. Un grande artista che ha fatto della poliedricità la sua principale caratteristica: attore di teatro, cinema e tv, ma anche doppiatore e regista.
Morte Sergio Fantoni, grave lutto nel mondo del cinema
Tra le ultime apparizioni televisive c’è stata quella nella serie ‘Il commissario Montalbano’, con partecipazioni sporadiche fin dal primo episodio nel 1999. Nato a Roma il 7 agosto 1930, Sergio Fantoni era figlio d’arte. Infatti anche il padre Cesare e la madre Afra Arrigoni sono stati interpreti teatrali. Ha cominciato a lavorare giovanissimo nel teatro di prosa.
Nel 1955 è approdato in televisione con ‘Il mercante di Venezia’ di William Shakespeare, grazie al quale ha ottenuto un grande successo e tanti complimenti. Negli anni successivi si è sempre diviso tra tv e cinema, recitando in una lunga serie di film, tra cui si ricordano: ‘Era notte a Roma’(1960) e’Viva l’Italia’ (1961), entrambi di Roberto Rossellini, ‘Il sicario’ (1961) di Damiano Damiani, ‘Tiro al piccione’ (1961) di Giuliano Montaldo, ‘Il gattopardo’ (1963) di Luchino Visconti.
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Fantoni ha lavorato anche all’estero, vivendo davvero un’intensa stagione professionale e lavorativa in quel di Hollywood in special modo negli anni ’60. Questi alcuni dei film a cui ha partecipato: ‘Intrigo a Stoccolma’ (1963) ‘Il colonnello Von Ryan’ (1965), entrambi di Mark Robson, ‘Non disturbate’ (1965) di Ralph Levy e ‘Papà’, ma che cosa hai fatto in guerra?” (1966) di Blake Edwards. Insomma, il cinema italiano piange uno dei più grandi.
La vita di Fantoni, l’ultimo dei grandi del cinema
Fantoni era nato a Roma nell’agosto del 1930. Famiglia già impegnata nell’attività artistica, il bel ragazzo venne instradato agli studi di architettura e ingegneria per una professione più signorile, ma se il talento scorre nelle vene, prima o poi sbuca fuori e inonda la vita. L’esordio avviene con piccole parti nei film del primo dopoguerra (Matarazzo, Francisci), ma è il “giro” di Luchino Visconti a metterlo in risalto.
Nel 1954, infatti, interpreta un ruolo secondario in Senso del maestro milanese. E da lì iniziano parti più delineate e importanti in film storici e peplum. Tanto che nel 1959, uno dei più grandi registi degli sceneggiati tv italiani, Anton Giulio Majano, lo vuole protagonista di Ottocento, uno dei primi grandi successi seriali della Rai, dove l’attore romano interpreta il poeta e patriota Costantino Nigra, anima nascosta della diplomazia del regno sabaudo per innescare la seconda guerra d’indipendenza contro l’Austria. Fantoni però non era uno che oggi diremmo “se la tira”.
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Recita in ruoli e in contesti differenti l’uno dall’altro. Si fa apprezzare dal pubblico, trasversalmente, senza spocchia. Così al cinema, all’epoca consumo ultrapopolare, lo rivogliono tutti. Nonostante la prestanza fisica prende qualche schiaffo da Tomas Milian ne I Delfini di Citto Maselli (1960) girato in uno splendido bianco e nero ad Ascoli Piceno. Nello stesso anno interpreta un bizzarro horror come Seddok, l’erede di Satana, ma anche Era notte a Roma di Rossellini e una commedia come L’impiegato di Puccini.
Fantoni ha una duttilità clamorosa e la stoffa autentica dei comprimari di lusso. Ancora tra il ’61 e il ’63 è nel cast di un ingiustamente bistrattato Tiro al piccione di Giuliano Montaldo, sempre nell’area storica della seconda guerra mondiale Dieci italiani per un tedesco (basato sui fatti delle fosse Ardeatine) e ancora primeggia in Caterina di Russia nientemeno che per la regia di Umberto Lenzi. Dal ’63 al ’66 arriva la chiamata di Hollywood dove Fantoni recita in thriller (Intrigo a Stoccolma), film storici (Il colonnello Von Ryan con Raffaella Carrà!) e per Blake Edwards.
Poi ancora torna in Italia ed è nel cast dell’ultimo film di Julien Duvivier (assieme ad Alain Delon), Diabolicamente tua, come in Sacco e Vanzetti di Montaldo. Intanto l’attore romano apre, anzi spalanca ulteriormente le porte dei teatri dove aveva già esordito sul finire dei cinquanta. Con Luca Ronconi e Valentina Fortunato (sua moglie negli anni sessanta), Giancarlo e Mattia Sbragia, Vannucchi e Ivo Garrani fonda la prima cooperativa teatrale, Gli Associati. Ma è recitando per Strehler, Squarzina, Patroni Griffi i testi classici di Shakespeare, Pirandello, Feydau, ma soprattutto le nuove opere di Harold Pinter, Arthur Miller, Tom Stoppard, Eugene O’Neill, e pure un Ultimo nastro di Krapp di Beckett, che Fantoni si fa conoscere e fa conoscere il teatro ad un pubblico più attento e di massa.
Negli anni ottanta con l’avvento della tv commerciale per Fantoni, come per decine di colleghi che avevano fatto la storia della recitazione inizia il periodo dell’incubazione per pochi intimi ammiratori e fan. Ancora teatro, pochissimi ruoli da grande vecchio o cameo. Nel 1997 viene operato alla laringe e dice addio definitivamente alle scene dedicandosi a regia e produzioni di teatro. Intensa anche l’attività di doppiatore (oltre al celebre Brando/Kurts nel film di Coppola è anche, tra gli altri, Klaus Kinski in Aguirre di Herzog). Una perdita che lascia il segno. Un frammento nitido e magnifico di un mondo bello e popolare che se ne va.
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