A seguito di un’indagine accurata, si è giunti alla conclusione che in tantissime marche di tè vengono utilizzate sostanze indesiderate. Sembrerebbero essere più di 16. Sebbene utilizzati nei limiti consentiti dalla legge, si tratta comunque di pesticidi vietati e nocivi, che entrano quotidianamente nelle nostre case e sulle nostre tavole. Il tè è uno degli alleati del nostro organismo. È un’istituzione ormai per alcune culture, soprattutto quelle asiatiche. In Europa, è diventato simbolo della cultura inglese e momento imprescindibile della loro giornata.
Anche in Italia, il consumo aumenta periodicamente raggiungendo vette sempre più alte. Viene ricavato dalle foglie della Camelia Sinensis, un arbusto sempreverde coltivato principalmente in estremo oriente, nello specifico in paesi come Cina, Giappone, India, Sri Lanka e in alcune zone dell’Africa. Sono stati i Portoghesi, però a diffonderlo in Europa. Parliamo di una bevanda associata moltissimo al mondo healthy. Il focus è maggiormente incentrato sul tè verde, anche se esistono ormai innumerevoli varietà, anche molto gustose.
Al tè sono ascritte attività astringenti, antidiarroiche, antibatteriche, antivirali, antiossidanti, preventive nei confronti dei tumori e stimolanti per il sistema nervoso centrale. Inoltre, riduce pressione e colesterolo. Il tè ha anche infinite caratteristiche idratanti, ideale per ripristinare i liquidi persi. Queste proprietà appartengono al tè in quanto sostanza naturale. Si sa però che tutto ciò che viene poi messo in commercio, subisce un processo, seppur minimo, di trasformazione.
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Ma cosa succederebbe se una sostanza tanto naturale fosse in realtà contaminata dalle aziende che si occupano della sua distribuzione? Ne risulterebbe un sovvertimento di quanto riferito fino a questo momento. Il tè perderebbe tutti i benefici naturali che gli vengono attribuiti. La rivista francese 60 Millions de Consommateurs si è interessata ad un’indagine specifica sui prodotti contenuti all’interno delle bustine che arrivano nelle case dei consumatori. Il test ha analizzato 16 tè neri e 12 tè verde alla menta. All’interno sono state trovate tracce di almeno 16 pesticidi e sostanze vietate in Europa, sebbene in quantità ridotte.
Non dobbiamo pensare però che l’indagine francese riguardi solo i tè nazionali. Tali sostante sono infatti state trovate anche nei tè italiani. Il pesticida più comune è il glifosato e pare che si trovi maggiormente nel tè verde, il quale, addirittura, sarebbe quello che apporta i maggiori benefici. La fortuna è che nessuno di questi pesticidi superano il limite massimo consentito. La rivista ha poi spiegato il motivo della loro presenza: il tè non viene lavato o sciacquato durante la fase di preparazione. La pianta dalla quale nasce, ha bisogno di un clima caldo e umido, che a sua volta comporta la presenza di molti insetti. Ecco perché è necessario l’uso di insetticidi, che spiegherebbe la minima presenza delle sostanze indesiderate.
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