Giallo Gabriel, La svolta da incubo: il bimbo ucciso perché aveva interrotto un rapporto intimo
Dopo aver disteso il figlio per terra su un prato, a contrada Volla di Piedimonte San Germano in provincia di Frosinone, con la mano destra gli ha tappato la bocca e con la sinistra lo ha strangolato premendo la mano sul collo. Più Gabriel Feroleto urlava e chiedeva aiuto e più la violenza della madre assassina si accaniva sul bimbo. Ha provato a difendersi nonostante i due anni d’età. Si agitava con le braccia e con le gambine, ma questo incattiviva ancora di più la donna che stringeva la presa mortale sulla gola del figlio.
Dopo averlo ucciso ha preso Gabriel in braccio già morto e si è avviata di nuovo verso casa. «Abbiamo fatto un guaio. Io e Nicola abbiamo ammazzato Gabriel, lo abbiamo soffocato. Non dire niente che stava pure Nicola. Non dire che lo ha ucciso pure lui. Perchè è capace di ucciderci o di appaiarci». Con queste parole, Donatella Di Bona aveva confidato alla madre l’orrore che aveva commesso poco prima.
Ad innescare l’infanticidio, il disturbo che il pianto del bimbo arrecava alle effusioni sessuali della coppia a cui avevano dovuto rinunciare per riportare il figlio a casa. In un susseguirsi di scene, come in un macabro sequel emergono particolari raccapriccianti sull’omicidio di Gabriel Feroleto il bimbo di due anni strangolato dalla madre lo scorso 17 aprile. Qualche ora dopo la messa in scena del finto investimento da parte di un’auto pirata per coprire l’infanticidio, Donatella Di Bona venne arrestata con l’accusa di omicidio volontario. Successivamente, dopo ore d’indagini serrate da parte dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Frosinone viene collocato sulla scena del crimine anche Nicola Feroletopadre del bambino e amante di Donatella. Anche quest’ultimo verrà arrestato con l’ accusa di concorso in omicidio.
Infatti Nicola era già presente sul luogo del delitto già dalle ore 14.15 del 17 aprile, come testimonia la madre di Donatella. I due (Nicola e Donatella) si erano dati appuntamento, un quarto d’ora dopo le ore 14, in via Veglia una stradina appartata per consumare un rapporto sessuale. «Ci siamo visti – ha confessato la Di Bona – il pomeriggio ma non abbiamo fatto nulla, perché il bambino piangeva, piangeva e lui (Nicola) gli ha dato due schiaffi». A quel punto madre e figlio scendono dalla Fiat Punto di proprietà di Nicola Feroleto e si dirigono verso il prato seguiti dal padre il quale mentre la donna si accaniva sul viso del povero Gabriel spingendo le mani sulla bocca e sulle mani non interveniva ma esclamava: «Vi levo dal mondo».
A confermare la presenza di Feroleto a contrada Volla nel primo pomeriggio c’è anche la testimonianza di Anna Maria Ciccone, vicina di casa di Donatella Di Bona. « Poco dopo le ore 14.30 – racconta la donna agli inquirenti – mentre cucinavo ho visto dalla finestra che era arrivato il padre di Gabriel».
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cassino, nell’ ordinanza di custodia cautelare in carcere per il padre di Gabriel evidenzia grossi indizi di colpevolezza corroborati dalle testimonianze dei vicini e da alcune intercettazioni ambientali sui dialoghi captati nella sala d’ aspetto della caserma dei carabinieri di Cassino tra Nicola Feroleto e Anna Vacca, sua compagna ufficiale con la quale convive ed ha un figlio nonostante avesse la residenza nella casa a contrada Volla dove viveva Gabriel con la madre Donatella. ( nella foto di Emilio Orlando, lo slargo dove era stato inscenato il finto investimento).
Una realtà sociale ed umana fortemente degradada, fatta di rapporti promiscui quasi bestiali. « Gli piaceva andare dietro alle donne. Nicola è stato sempre un tipo violento e cattivo – raccontano alcuni parenti di Anna Vacca. Non esitava a menare le donne con cui si accompagnava quando queste non gli si concedevano».