Gemelline Schepp, la svolta. Spunta un indizio da una telefonata anonima
“Le bambine riposano in pace, non hanno sofferto. Non le rivedrai più”, le agghiaccianti parole che ha dovuto leggere la mamma delle due gemelline Alessia e Livia Schepp. “Le ho uccise”, è il contenuto della seconda lettera. A scrivere queste parole mostruose è stato il padre delle bimbe prima di morire suicida e a riceverle la povera madre, Irina Lucidi.
A rapire le bambine, nel 2011, è stato proprio lui che tre giorni dopo si è suicidato buttandosi sotto un treno in corsa a Cerignola, in provincia di Foggia. Dopo otto anni non si hanno ancora notizie delle gemelline e la madre, Irina Lucidi, spera ancora di ritrovarle in vita. Il padre delle gemelline “era mentalmente malato, aveva un grave disturbo”, dice la famiglia. La sorella lo racconta come “incredibilmente paterno, premuroso, gentile e dolce”, difficile immaginare un disagio tale da renderlo capace di tanto.
La ricostruzione
Alessia e Livia furono prelevate dal padre per l’ultimo weekend di gennaio, ecco le tappe del viaggio che si concluse con la scomparsa delle piccole e e la morte di Schepp. Matthias Schepp, 44 anni, prende le piccole per il fine settimana dal 29 e 30 gennaiodalla casa in cui vivono con mamma Irina a Saint Sulpice, comune svizzero del Canton Vaud. La sera di domenica 30 invia un messaggio alla ex moglie per comunicarle che l’indomani avrebbe portato lui Alessia e Livia a scuola. Non lo fa e parte parte in auto con loro in direzione Marsiglia, da dove invia una cartolina alla moglie in cui le dice che non riesce a vivere senza di lei. Poi preleva 7.500 euro e la sera si imbarca sul traghetto ‘Scandola’ diretto in Corsica, a Propriano.
Lì padre e figlie vengono visti da una testimone la mattina del primo febbraio, intorno alle 9,30. Matthias si dirige in auto verso il nord est dell’isola, facendo un tragitto di tre ore e giungendo a Bastia dove si imbarca – da solo – sul traghetto per Tolone. Giunti nella città del Sud francese, la mattina del 2 febbraio si dirige verso la frontiera italiana, dove la sua auto viene registrata a Ventimiglia . Passa per Vietri e arriva infine a Cerignola, dove si uccide gettandosi sotto un Eurostar Milano-Bari in transito.
La madre: “Oggi vivo così”
In una recente intervista al Corriere della Sera, Irina ha raccontato la sua nuova vita, caratterizzata da una reazione eccezionale, frutto proprio di quella disperazione. La donna ha raccontato del viaggio in Asia che le ha cambiato la vita, dopo la scomparsa delle figlie.
“L’Asia mi ha fatto bene e mi hanno fatto bene i sorrisi splendenti dei tanti bimbi che ho conosciuto. A Yogyakarta, sull’isola di Giava, ho dormito nei villaggi con le famiglie, andavo nelle scuole a insegnare un po’ di inglese agli studenti e loro mi seguivano per le strade, nei musei. La prima volta che ho visto una classe di bambini a piedi nudi ricordo che ho pensato a Matthias (il suo ex marito, ndr.). I miei pensieri gli hanno detto: quanto sei stato stronzo. Guarda questi bimbi, hanno i sorrisi fino alle orecchie e sono felici eppure non hanno niente e invece tu avevi tutto e l’hai buttato via senza un motivo ed eri ricco, nel Paese più ricco del mondo”.
E di lì la svolta, commovente. In Svizzera, infatti, ora c’è la sede della fondazione Missing Children, messa in piedi proprio da Irina con alcuni amici. “Le mie gemelline – racconta Irina – sono sempre rimaste qui, accanto a me. Ce le ho negli occhi, sulla pelle… Trasmettono la vitalità che soltanto i bambini sanno come e dove trovare“.