Galimberti sulla scuola: “Bandiamo i genitori e riportiamo la letteratura non il lavoro”. Durissimo con i genitori Umberto Galimberti, che al Forum Monzani di Modena, presentando il suo ultimo libro, dice:
“Espellerei i genitori dalle scuole, a loro non interessa quasi mai della formazione dei loro figli, il loro scopo è la promozione del ragazzo a costo di fare un ricorso al Tar, altro istituto che andrebbe eliminato per legge.
E alle superiori i ragazzi vanno lasciati andare a suola senza protezioni, lo scenario è diverso, devono imparare a vedere che cosa sanno fare senza protezione. Se la protezione è prolungata negli anni, come vedo, essa porta a quell’indolenza che vediamo in età adulta.
E la si finisca con l’alternanza scuola lavoro, a scuola si deve diventare uomini, a scuola si deve riportare la letteratura, non portare il lavoro. La letteratura è il luogo in cui impari cose come l’amore, la disperazione, la tragedia, l’ironia, il suicidio. E noi riempiamo le scuole di tecnologia digitale invece che di letteratura? E’ folle.
Guardiamo sui treni: mentre in altri Paesi i giovani leggono libri, noi giochiamo con il cellulare. Oggi i ragazzi conoscono duecento parole, ma come si può formulare un pensiero se ti mancano le parole? Non si pensa o si pensa poco se non si hanno le parole”.
Purtroppo, quando ci si schiera pro o contro, si dimentica un pilastro fondamentale dell’educazione: la corresponsabilità scuola famiglia.
Galimberti ha ragione quando dice che le famiglie vanno messe nella condizione di non danneggiare la scuola; tuttavia, quelle famiglie che credono ancora nella sinergia scuola-famiglia devono avere la possibilità di partecipare. Forse è su questi due punti che dovremmo ragionare seriamente.