Gabriel, Ecco i verbali dell’orrore: “Lo abbiamo ucciso in due”. Lei nessun segno di rimorso
Non muove un dito mentre il bambino cerca di resistere alla madre assassina. «Più gridava aiuto e più si innervosiva, mentre il piccolo con le mani cercava di liberarsi dalla presa e contemporaneamente batteva le gambine», scrive il gip Salvatore Scalera. «Mi ha detto di confermare che eravamo assieme», confessa la compagna, Anna Vacca. Feroleto non sa che mentre attende di essere interrogato, nella caserma dei carabinieri di Cassino, viene registrato da un’ambientale. «Devi dire che ero con te altrimenti vado in galera», dice.
Eccoli i verbali dell’orrore sull’omicidio del piccolo Gabriel Feroleto, 28 mesi appena, strangolato dalla mamma Donatella Di Bona, 29 anni, con il silenzio assenso del padre, 48 anni. Lo stesso che ai cronisti accorsi a Piedimonte San Germano ripete: «Se fossi stato lì l’avrei impedito, Gabriel l’avrei salvato».
Invece l’uomo ha picchiato il bimbo perché le sue lagne gli impedivano di consumare un altro rapporto sessuale con Donatella, il secondo della giornata. Il giudice sottolinea, poi, che la donna «non ha versato neanche una lacrima o speso parole di rimorso o pentimento».
Come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere dell’uomo, Di Bona e Feroleto si danno appuntamento alle 14,15 in via Veglia, una stradina appartata in località Volla. Feroleto è con la sua auto, una Fiat Punto. I due salgono. Nonostante la presenza del piccolo, Donatella e Nicola hanno un primo rapporto sessuale. Poi Gabriel si lagna. «Non abbiamo fatto nulla – si legge sull’ordinanza – perché il bambino piangeva e lui gli ha dato due schiaffi». La donna, che sulle prime finge un incidente stradale, poi confessa di aver soffocato a morte il figlio, da sola.
Successivamente crolla e cambia ancora versione raccontando cosa è successo in quel maledetto pomeriggio di mercoledì 17 aprile. Mamma e figlio scendono dall’auto e si dirigono verso un prato seguiti dal padre. «Mentre la donna si accaniva sul viso del povero Gabriel (…) non interveniva ma anzi sussurrava la frase vi levo dal mondo poi si allontanava in auto».
A inchiodarlo, fra l’altro, la testimonianza di una vicina, A.M.C.: «Poco dopo le 14,30 ho notato dalla finestra della mia cucina che era giunto sulla strada il padre di Gabriel». Un’altra vicina, F.C., dice che Donatella rientra da sola con il bambino morto. È la convivente di Feroleto, Anna Vacca, a confermare: «Va bene. Ammetto di non avervi detto la verità perché le dichiarazioni che ho reso me le ha suggerite Nicola. Mi ha detto che era successo un guaio e che dovevo dire che era stato con me a casa tra le 14 e le 16.30».
L’uomo le dice anche di non preoccuparsi. «Mi spiega che era con Donatella – continua la donna – quando è stato ucciso il bambino. Io gli ho chiesto le motivazioni e lui mi ha detto di farmi i fatti miei». Anche la madre di Donatella, Rocca Di Branco, detta Antonia, ricorda che «alle 14,30 sono usciti di nuovo, io li ho accompagnati fuori dove ad attenderli c’era Nicola». Alle 16 è tutto finito. La 29enne torna a casa con il figlioletto in braccio. Non si muove, le gambe penzoloni. Donatella grida: «È morto, è morto».
Antonia chiede che cosa sia successo e la figlia sulle prime dice che sono stati investiti da un’auto. Poi confessa: «Abbiamo fatto un guaio, io e Nicola abbiamo ammazzato Gabriel, lo abbiamo soffocato tutti e due». Poi: «Non dire niente che stava pure Nicola, non dire che lo ha ucciso pure lui perché è capace di ucciderci o di appaiarci».