“Non serve studiare, basta pagare”: il mercato nero delle certificazioni scolastiche. Nella nuova inchiesta dal titolo “La Cattiva Scuola” , il team investigativo Backstair di Fanpage.it ha portato alla luce un sistema di corsi fittizi e certificazioni acquistati che consente a molti aspiranti insegnanti di scalare le graduatorie senza mai aprire un libro. Un sistema che penalizza chi studia e si prepara con fatica e premi, invece, chi è disposto a pagare.
Un mercato nero consolidato
Non servono anni di studio, conoscenze approfondite o una reale preparazione per diventare insegnanti in Italia. Basta qualche telefonata, alcune centinaia di euro e un po’ di discrezione. Attraverso enti privati, sindacati e associazioni, è possibile acquistare certificazioni linguistiche, attestati informatici e titoli accademici che garantiscono punti preziosi per scalare le graduatorie provinciali per supplenze (Gps) , necessari per entrare nel mondo dell’insegnamento.
L’inchiesta di Fanpage.it ha rivelato che, con circa 3.600 euro , un aspirante docente può accumulare fino a 22 punti , scavalcando chi ha studiato per anni. Attraverso un lavoro sotto copertura, il team di Backstair ha smascherato un sottobosco di corsi inesistenti, esami pilotati e certificati venduti senza alcun percorso di formazione reale.
Come funziona il sistema?
Gli aspiranti insegnanti possono accedere al mondo della scuola attraverso due vie principali:
- Il concorso pubblico , che garantisce un posto fisso in base al punteggio ottenuto.
- Le graduatorie provinciali per supplenze (Gps) , che permettono di ottenere incarichi a tempo determinato.
In entrambi i casi, il punteggio gioca un ruolo cruciale. Esso non si basa solo sull’esito degli esami o sull’esperienza lavorativa, ma anche sui titoli acquisiti , come master, certificazioni linguistiche o informatiche. Ogni titolo ha un valore in punti: un master vale 1 punto , mentre una certificazione linguistica di livello C2 può valere 6 punti . Questo sistema ha dato vita a un vero e proprio mercato nero dei titoli , in cui è possibile acquistare certificati senza alcuno studio. Per esempio, certificazioni informatiche che valgono 0,5 punti vengono vendute a 80 euro ciascuna , mentre una certificazione di inglese livello C2 può costare 400 euro .
L’indagine sotto copertura
Il team di Fanpage.it ha deciso di indagare questo fenomeno, fingendosi aspiranti docenti alla ricerca di titoli per scalare le graduatorie. Il primo contatto è stato con Snals , il Sindacato Nazionale Autonomo Lavoratori della Scuola. Al telefono, gli operatori hanno proposto corsi di preparazione al concorso, ma durante un incontro di persona, è stato presentato un vero e proprio tariffario per l’acquisto di certificazioni e titoli:
- Quattro certificazioni informatiche : 2 punti totali, 80 euro ciascuna (sconto se acquistate tutte insieme).
- Certificazione C2 di inglese : 6 punti, 400 euro .
- Certificazione Clil (Apprendimento Integrato di Contenuti e Lingua) : 3 punti, 600 euro .
Il referente sindacale ha rassicurato l’investigatore: non sarebbe stato necessario studiare. Per esempio, per le certificazioni informatiche sarebbe bastato registrarsi e ritirare i documenti dopo due settimane. Anche per la certificazione linguistica, il “lavoro” si riduce a tradurre un testo con il traduttore automatico e inviarlo al professore. La difficoltà? “Zero”, ha detto il referente.
Un sistema diffuso su tutto il territorio
Fanpage.it ha riscontrato lo stesso modus operandi anche presso altri enti. Ad esempio, l’organizzazione sindacale Adesso Scuola , molto diffusa in Campania, ha proposto pacchetti simili, combinando certificazioni informatiche e linguistiche. Una referente ha spiegato che, per alcuni corsi, le risposte agli esami vengono fornite in anticipo o che, in altri casi, gli esami non si svolgono affatto. In un altro caso, un avvocato affiliato a un’associazione no-profit ha offerto l’acquisto diretto di titoli senza necessità di frequentare corsi o studiare: “Non ci sono problemi, sta tranquilla. Questo è un vero e proprio mercato dei titoli ”.
Le conseguenze per il sistema scolastico
Il fenomeno del mercato nero delle certificazioni rappresenta un problema enorme per il sistema scolastico italiano. Chi può permetterselo, infatti, acquista titoli e scala le graduatorie, scavalcando chi ha studiato e si è formato con fatica. Questo crea una discriminazione economica nell’accesso alla professione di insegnante. Secondo Gianna Fracassi , segretaria della Flc Cgil, il mercato dei titoli è un business che mina la qualità della scuola italiana:
“Anche l’accesso alla professione degli insegnanti sta diventando discriminante dal punto di vista economico. È un sistema che premi chi può spendere e lascia indietro chi non può permettersi di acquistare certificazioni”.
Inoltre, l’autenticità di molti di questi titoli è dubbia. Per esempio, il Ministero dell’Università e della Ricerca (Mur) ha dichiarato inammissibili i punteggi derivanti da certificazioni Clil rilasciate da scuole di mediazione linguistica, sottolineando che solo le università possono erogare tali corsi. Nonostante questo, molti docenti continuano a inserire risultati ottenuti con certificazioni irregolari.
Un futuro incerto per il sistema educativo
Il sistema scolastico italiano è sempre più sotto pressione, con tagli al bilancio che hanno sottratto risorse vitali per migliorare la qualità dell’insegnamento. Dal 2008, i tagli hanno raggiunto gli otto miliardi di euro , compromettendo ulteriormente la possibilità di garantire un accesso equo e meritocratico alla professione docente.
“Non è solo un problema per chi lavora nella scuola, ma soprattutto per gli studenti, che rappresentano il futuro del nostro Paese. È necessario un governo centrale della formazione che impedisce il proliferare di enti e sindacati che lucrano su un sistema già fragile”, conclude Fracassi.
Conclusioni
L’inchiesta di Fanpage.it mette in luce una realtà inquietante: il mercato nero delle certificazioni non solo danneggia chi merita, ma mina anche la credibilità del sistema scolastico italiano. Senza un intervento deciso da parte delle istituzioni, la qualità dell’istruzione rischia di essere compromessa, lasciando spazio a un sistema che premia il denaro piuttosto che il merito.