Diabete: Arriva in Italia il farmaco che protegge da infarto, ictus e problemi ai reni
Un farmaco utilizzato per proteggere i diabetici da infarto e ictus, li difende anche dalle malattie dei reni. E’ quanto dimostra uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine che potrebbe portare a una revisione delle indicazioni di utilizzo di una classe di medicinali già approvati, anche in Italia, per la protezione cardiovascolare in persone con diabete.
“Le malattie renali colpiscono circa il 40% delle persone con diabete. Questo accade – spiega Giuseppe Pugliese, coordinatore gruppo di studio della Sid per la nefropatia diabetica – perché un alto livello degli zuccheri nel sangue deteriora in modo lento ma irreversibile la funzionalità dei reni.
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E circa 3 persone in dialisi su 10 hanno una malattia renale che origina dal diabete”. Ma, per questi pazienti, negli ultimi due decenni non ci sono stati nuovi trattamenti. Per il nuovo studio multicentrico, coordinato dal direttore del George Institute for Global Health, in Australia, sono stati reclutati 4.401 pazienti con diabete e malattia renale cronica provenienti da 34 Paesi.
Metà è stata trattata con terapia di base e canagliflozin, l’altra metà con terapia di base associata a un placebo. Il numero di persone che hanno sviluppato insufficienza renale, morte per insufficienza renale o malattie cardiovascolari, nel primo gruppo, è risultato ridotto del 30%; l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca ridotta del 40; il rischio di infarto e ictus ridotto del 20%.
“La molecola esaminata – spiega Francesco Purrello, presidente della Società italiana di Diabetologia (Sid) – fa parte di una nuova classe di farmaci inibitori della proteina SGLT-2, detti glifozine, sviluppati per ridurre la glicemia e registrati per la cura del diabete. Ma una serie di studi ne stanno mostrando la capacità di ridurre la mortalità cardiovascolare e la progressione della malattia renale diabetica.
Questa è una buona notizia per i pazienti”. “I risultati positivi emersi – conclude Pugliese – potrebbero portare a rivedere le indicazioni per l’uso di questa classe di farmaci, ad oggi non consentita in pazienti con funzione renale ridotta e che invece ne trarrebbero beneficio”.