Da non perdere: Il regime della follia, la storia di Ida, sepolta viva, e del figlio avuto da Mussolini fatto sparire. Il ruolo giocato dai manicomi nella politica repressiva del fascismo e la storia di Benito Albino e di sua madre. In onda lunedì 4 novembre alle 21.00 su History
Durante il regime fascista i manicomi si riempiono di malati; accusare il nemico di pazzia è una delle armi più efficaci per ridicolizzarlo o metterlo a tacere. Si moltiplicano così gli infermi di mente per “malattia politica”, uomini e donne affetti da “mania grandiosa” o “paranoia” che, sebbene sani, difficilmente potevano resistere ad una condizione di disagio fisico e psicologico devastante. Ben 122 dei 475 antifascisti ufficialmente ricoverati con procedura d’urgenza, quindi senza nessuna, vera prova clinica, morirono in un manicomio.
Ma non furono solo i nemici politici di Mussolini, o i mendicanti, le prostitute, gli omosessuali, a sperimentare l’orrore dei manicomi: il regime trovò nella legge gli strumenti per nascondervi anche storie scomode, come quella di Ida Dalser e suo figlio Benito Albino, avuto proprio da Mussolini. Una storia che è al centro del documentario Il regime della follia, in onda il 4 novembre alle 21.00 su History (in esclusiva su Sky al canale 407)
Con il contributo dello storico del fascismo Mauro Canali, di Matteo Petracci, ricercatore di Storia contemporanea all’Università di Macerata specializzato nello studio sull’uso dei manicomi come mezzo di “pulizia sociale”, e di Alice Graziadei, ricercatrice studiosa della figura della Dalser presso l’Università di Bologna, il programma, frutto della collaborazione con la Scuola Holden di Torino, approfondisce il rapporto di Mussolini con le donne: se durante la dittatura il duce si limitò quasi sempre a rapporti fugaci e di nessun impegno, fatta eccezione per la relazione con Claretta Petacci, nei primi anni di attività politica egli seppe sfruttare donne colte e influenti, per cercare in loro sostegno, pubblicità, denaro.
Basti ricordare le sue relazioni con l’attivista russa Angelica Balabanoff, la politica futurista Leda Rafanelli, la scrittrice Margherita Sarfatti. E in questa sorta di harem incappò anche Ida Dalser, imprenditrice proprietaria di un salone di bellezza a Milano, che fu l’amante di Mussolini dal 1914 e la madre del suo secondo figlio, Benito Albino. Il documentario ricostruisce, attraverso il fascicolo dedicato a Ida conservato a Roma presso l’Archivio di Stato, la drammatica vicenda di una donna sedotta che non si seppe dare pace, e che, mettendo pubblicamente Mussolini in difficoltà nel tentativo di riconquistarlo, fu alla fine “sepolta viva” nel Manicomio di Pergine (Trento), dove morì nel 1937.
Il piccolo Benito Albino non solo non poté mai più rivedere la madre, ma, dopo essere stato allontanato dai familiari e dato in affido, fu, alla fine di una infanzia drammatica e senza affetti, internato nel Manicomio di Mombello, vicino Milano, dove si spense nel 1942.
Il regime della follia è prodotto da Creative Nomads per A+E Networks Italia. Realizzato in collaborazione con Scuola Holden – Contemporary Humanities e da un’idea di Andrea Giulia Santini, Caterina Migale e Margherita Martina, l’autrice del documentario è Marella Bombini, mentre i registi sono Vichie Chinaglia e Daniele Napolitano. Il montaggio è curato da Luca Pupino.