Da Maggio al via al “Bonus Cefalea”: 550 euro mensili a chi soffre di tale disturbo. Le novità
La prima volta ci hanno provato oltre vent’anni fa. Da allora non c’è stata legislatura in cui non sia stata presentata una proposta di legge per riconoscere la cefalea cronica come malattia invalidante e che dia diritto alla legge 104. Questa, però, sembra la volta buona. Il provvedimento, che parte dai testi della deputata leghista Arianna Lazzarini e della dem Giuditta Pini, è arrivato ieri in aula alla Camera e potrebbe avere il primo sì già in settimana, o al massimo la prossima, con l’accordo di tutti i partiti. Non solo, perché si sta lavorando affinché il Senato si esprima in sede deliberante: questo vorrebbe dire tempi più rapidi dal momento che il via libera definitivo arriverebbe direttamente dalla commissione, saltando l’aula. Arrivando all’ok definitivo subito dopo Pasqua.
LA PLATEA
Difficile quantificare la platea di chi soffre di questa patologia, anche perché ogni Regione ha una classificazione diversa. Non si tratta infatti di quei mal di testa passeggeri che possono capitare a chiunque, ma di quel disturbo che colpisce in maniera continua e prolungata nel tempo, senza che se ne individuino le cause manifeste. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità è al terzo posto tra le malattie invalidanti.
Per Arianna Lazzarini, che è anche relatrice, «è più diffusa di quanto si possa immaginare e può limitare o compromettere gravemente la capacità di far fronte agli impegni familiari e lavorativi» e questo vuol dire «costi economici e sociali ingenti». La cefalea nelle sue forme primarie, ovvero emicrania, cefalea tensiva e cefalea a grappolo, colpisce in media, spiega la deputata del Carroccio, il 12 per cento circa degli individui, quindi possiamo stimare circa 7 milioni di italiani.
I costi della malattia vanno calcolati sia in modo diretto che indiretto dal momento che, oltre alle spese per diagnosi e trattamento, ci sono anche quelle legate all’incidenza delle assenze sul lavoro. Erroneamente viene considerato un disturbo legato alla Terza età. Secondo i numeri forniti dalla relatrice, la cefalea, riguarda il 10,6 per cento delle persone tra i 25 e i 44 anni e nelle donne ricorre tre volte più frequentemente che negli uomini.
La proposta, composta di un solo articolo e due commi, stabilisce che la cefalea primaria cronica venga riconosciuta come malattia invalidante dopo essere stata accertata nel paziente da almeno un anno e rigorosamente da un centro accreditato. Inoltre, con un decreto del ministero della Salute, dovranno essere individuati i progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi «di presa in carico» delle persone affette dal disturbo che avranno diritto quindi all’assegno di invalidità che per il 2019 è di 550 euro circa.
I COSTI
Il testo, tuttavia, non prevede maggiori oneri per lo Stato, un punto questo che è stato criticato soprattutto da Forza Italia, secondo cui l’assenza di risorse aggiuntive rischia di inficiare gli effetti della legge.
D’altra parte, il provvedimento non tocca quello che inevitabilmente dovrà essere il secondo step, ovvero il percorso per arrivare all’inserimento della malattia nei Lea, i livelli essenziali di assistenza, per cui il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire prestazioni.
Per la dem Giuditta Pini, si tratta comunque di un «primo passo storico per il riconoscimento di migliaia di malati e malate che finalmente la Camera si appresta a dare, grazie soprattutto al lavoro fatto in questi anni dalle associazioni dei pazienti e della Società per lo studio delle cefalee».