Un concorso pubblico per la scuola, atteso da anni da migliaia di insegnanti, si trasforma in un pasticcio ministeriale. È quanto sta accadendo con il concorso PNRR2 per la scuola secondaria, un appuntamento fondamentale per l’assunzione di oltre 18.000 docenti e che ha coinvolto circa 200.000 candidati tra infanzia, primaria e secondaria.
Durante la prova scritta svoltasi tra il 25 e il 27 febbraio 2025, uno dei 50 quesiti a risposta multipla – precisamente il n. 4 del turno pomeridiano del 27 febbraio – conteneva un errore clamoroso: la risposta corretta non era tra le opzioni. Un errore che ha generato proteste, segnalazioni, e infine una decisione del Ministero dell’Istruzione che sta facendo molto discutere.
Il quesito sbagliato e l’equivoco su Erikson
Il quesito incriminato recitava: “Il concetto di ‘diffusione di identità’ è stato proposto da: Milton Erikson, Jean Piaget, Sigmund Freud, John Bowlby”. Ma la risposta corretta – Erik Erikson – non era nemmeno tra le opzioni. Un errore di confusione tra Erik Erikson e Milton H. Erickson, psichiatra noto per l’ipnosi clinica. Un lapsus che, in un concorso di tale importanza, non può passare inosservato.
La “toppa” del Ministero: prova suppletiva il 5 maggio
Per rimediare, il Ministero dell’Istruzione ha disposto una prova suppletiva per tutti i candidati coinvolti, da tenersi il 5 maggio. La prova consisterà in un solo quesito sostitutivo, sempre a tema psicopedagogico, da risolvere in cinque minuti.
Una decisione che però, come denuncia la Gilda degli Insegnanti, rischia di creare ulteriori disagi: molti candidati dovranno affrontare un secondo spostamento, con oneri economici e psicologici, per rispondere a una sola domanda, potenzialmente decisiva per l’accesso alla prova orale.
I punteggi e la questione di equità
La Commissione Nazionale ha annullato il quesito e stabilito che, per chi non parteciperà alla prova suppletiva, la domanda sarà valutata zero punti, indipendentemente dalla risposta fornita. Chi invece sarà presente potrà ottenere due punti in più nel caso risponda correttamente. Questo meccanismo ha però falsato le graduatorie, come segnalano sindacati e forze politiche: accedono alla prova orale tre volte il numero dei posti, e due punti possono fare la differenza tra l’essere ammessi o esclusi.
Le proteste dei docenti e della Gilda
Durissima la reazione della Gilda degli Insegnanti, che parla di “ennesima dimostrazione di superficialità e disorganizzazione”. Il coordinatore nazionale Vito Carlo Castellana definisce la prova suppletiva “una toppa peggiore del buco”, che penalizza chi ha studiato e si è impegnato per anni.
«Come può una Commissione nazionale, composta da docenti universitari, dirigenti tecnici e scolastici, aver validato un quesito senza risposta corretta?», si chiede Castellana, che chiede l’individuazione delle responsabilità e valuta azioni legali a tutela dei candidati.
Anche il M5S attacca: “Concorso gestito in modo opaco”
Non tarda ad arrivare anche la reazione politica. Gli esponenti del M5S in Commissione Cultura alla Camera denunciano l’assenza di trasparenza e la totale mancanza di comunicazione ufficiale: “Per settimane i candidati sono rimasti nel silenzio, sospesi in un limbo inaccettabile per un concorso pubblico”. In un’interrogazione parlamentare presentata il 12 marzo, il Movimento 5 Stelle ha chiesto conto dell’intera gestione, giudicandola “superficiale e improvvisata”, e invocando un chiarimento sul ricalcolo dei punteggi e sull’accesso alla prova orale.
La credibilità del sistema sotto accusa
Il caso del quesito errato nel concorso PNRR2 mette in discussione la credibilità dell’intero sistema di reclutamento scolastico. Non è solo un errore tecnico, ma un esempio emblematico delle fragilità strutturali con cui vengono gestiti concorsi pubblici fondamentali per il futuro della scuola italiana.
In un contesto dove si parla tanto di meritocrazia e qualità dell’istruzione, viene da chiedersi: può un concorso che seleziona gli insegnanti del futuro permettersi errori simili? E soprattutto, possono essere i docenti a pagarne le conseguenze, tra ansia, spese e punteggi compromessi? Il 5 maggio si avvicina. E con esso anche l’ennesima prova – non solo per i candidati, ma per l’intero sistema educativo.