A differenza degli altri dipendenti pubblici, docenti e personale ATA in Italia non hanno accesso ai buoni pasto , nonostante la normativa generale ne riconosce il diritto a tutti i lavoratori, sia full-time che part-time . Da anni, i sindacati si battono per colmare questa lacuna, soprattutto considerando che nella Provincia Autonoma di Trento il personale scolastico già usufruisce di un sistema di buoni pasto elettronici tramite la card “Buoni Up Day” e la relativa app.
Questa disuguaglianza crea una disparità non solo rispetto agli altri settori della Pubblica Amministrazione , ma anche tra i lavoratori dello stesso comparto scolastico all’interno del territorio italiano.
La situazione attuale: il caso di Trento
Nella Provincia Autonoma di Trento, grazie all’introduzione della card “Buoni Up Day” , tutti i docenti, ATA, dirigenti scolastici, assistenti educatori e insegnanti della formazione professionale possono usufruire del buono pasto. Questo sistema consente al personale scolastico di recarsi nei locali convenzionati e utilizzare il proprio buono in formato elettronico , sia tramite la card che tramite un’app per smartphone.
Nel resto d’Italia, invece, questa possibilità non esiste . I buoni pasto sono riconosciuti a tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione tranne al personale scolastico , una discriminazione che viola il principio di uguaglianza sancito dalla legge .
Il riconoscimento giuridico dei buoni pasto
Il diritto alla fruizione del buono pasto non ha natura retributiva , ma viene considerato una prestazione assistenziale , come stabilito dalla Cassazione (Sez. Lav., 28 novembre 2019, n. 31137). Inoltre, i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) riconoscono il buono pasto a tutti i lavoratori delle Pubbliche Amministrazioni. Secondo l’ articolo 1, comma 2 del D. Lgs. 165/2001 , anche le scuole fanno parte della Pubblica Amministrazione , quindi non esiste alcun motivo giuridico per escludere il personale scolastico da questo diritto.
La mancata estensione del beneficio, pertanto, non è una questione normativa, ma una scelta amministrativa e politica , che ha causato la scomparsa di centinaia di migliaia di lavoratori del settore scolastico.
Una disparità inaccettabile
La negazione del buono pasto al personale scolastico genera una disparità di trattamento su più livelli:
- Tra dipendenti pubblici : i docenti e ATA vengono esclusi da un diritto riconosciuto a tutti gli altri lavoratori della Pubblica Amministrazione.
- Tra regioni italiane : il personale scolastico di Trento beneficia del buono pasto, mentre nel resto del Paese no.
- Tra cittadini europei : la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che i buoni pasto devono essere riconosciuti anche nei giorni di ferie , per garantire parità di trattamento economico e non disincentivare il godimento delle stesse.
Di recente, la Corte di Cassazione (Sez. Lavoro, n. 25840 del 27 settembre 2024) ha ribadito l’importanza dei principi espressi dalla Corte di Giustizia dell’UE , evidenziando il loro carattere vincolante . Se a livello europeo si è già riconosciuta la necessità di tutelare le situazioni particolari, in Italia siamo ancora fermi alla mancata applicazione del principio generale .
È tempo di un cambiamento concreto
Il diritto ai buoni pasto è già sancito e il tema è ormai sotto la lente di sindacati e mondo politico . Tuttavia, mancano ancora gli sviluppi legislativi e contrattuali per garantire un cambiamento reale a favore del personale scolastico che presta servizio per più di 6 ore giornaliere .
Se nel breve termine non verranno adottate misure a livello nazionale, si potrebbe aprire le porte a una procedura comunitaria per il riconoscimento della violazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e della normativa comunitaria. Un’eventuale azione in questa direzione potrebbe non solo portare al riconoscimento del diritto ai buoni pasto , ma anche consentire il recupero degli ultimi cinque anni di mancato beneficio .
Conclusione: Non si tratta di introdurre un nuovo diritto, ma di rendere effettivo un diritto già riconosciuto. L’auspicio è che il personale scolastico non sia più escluso da un trattamento equo rispetto agli altri lavoratori pubblici.