Angela Celentano, dopo 24 anni la confessione choc di una testimone: “So chi prese la bambina, ecco cosa le è successo”
Sono passati ormai quasi 24 anni dalla scomparsa di Angela Celentano: oggi, dopo tutto questo tempo e in seguito alla riapertura del caso, sembra trovare credito una testimonianza di una donna romana che nel 1996 non venne ritenuta valida.
La testimonianza della donna romana sul caso Celentano
Una segnalazione che, all’epoca dei fatti, non trovò grande seguito. Dopo la scomparsa della piccola di 3 anni sul Monte Faito, in provincia di Napoli, durante una gita con i familiari il 10 agosto del 1996, una donna romana disse di aver visto Angela nella Capitale. La piccola era in compagnia di un uomo, a bordo di un autobus.
L’uomo, secondo quanto raccontato dalla donna, che era sicura di aver visto proprio Angela, non poteva essere il padre della Celentano per via dell’incongruenza fisica e sociale dei due. Un altro particolare destò l’attenzione della testimone: la bimba veniva chiamata “Angelita” dall’uomo e mentre la bimba era italiana ed era identica ad Angela, l’uomo era straniero, probabilmente sud americano.
Una pista che torna in auge
Solo ora, quasi 24 anni dopo, questa dichiarazione potrebbe essere presa in considerazione, sia per via della “pista messicana” che lega Angela a Celeste Ruiz, una ragazza messicana che disse ai Celentano di essere la loro bambina per poi far perdere le proprie tracce, sia per la decisione della Procura di Torre Annunziata di sentire nuovamente tutte le persone informate dei fatti. Pochi giorni fa, infatti, è stata ascoltata dalle autorità Rosa Celentano, la cugina di Angela che 24 ore prima della scomparsa della bambina aveva sognato la piccola che svaniva nei boschi.
LA VICENDA di Angela Celentano
Ipotesi verificata dall’Interpol, ennesima voce senza esito. Oggi Catello e Maria Celentano combattono con la fede e con la ragione, contro un’angoscia che non li abbandona: «Nostra figlia è finita nel circuito delle adozioni illegali», dicono. A volte, nella loro mente si affaccia il pensiero di una disgrazia: «Ma sentiamo che è viva ». E poi: «Se fosse morta, anche un cane senza coscienza manderebbe una segnalazione anonima per dire “il corpo è là, andate a recuperarlo”. Non è possibile che dopo undici anni si tenga una famiglia in queste condizioni ».
LE INDAGINI dell’Fbi
I fascicoli aperti dalla magistratura sono stati dieci. Ne rimane aperto solo uno, più che altro per poter permettere le ricerche in caso di nuove segnalazioni. La relazione dell’ambasciata Usa rivela però un filone di inchiesta che in questi anni è rimasto segreto. Nel 2000, a quattro anni dal rapimento, le autorità italiane hanno chiesto la collaborazione dell’Fbi.
Racconta un inquirente: «Negli Stati Uniti capitano molti più casi del genere, hanno più esperienza, per questo abbiamo cercato il loro aiuto».