Batosta per gli Italiani: Arriva la tassa sul prelievo di contanti al Bancomat. Ecco quanto pagherete ogni volta
Quando fai acquisti utilizzi spesso i contanti? Oppure ti arrabbi al bar perché non ti fanno pagare il caffè con la carta di credito? Proprio sulle modalità di pagamento è arrivata in questi giorni la proposta di Confindustria: tassare i prelievi bancomat del 2%.
Non si tratterebbe di tutti i prelievi, ma di quelli superiori a 1.500 euro e, sempre secondo la proposta avanzata dal Centro Studi di Confindustria, la tassa verrebbe controbilanciata da un credito per i pagamenti con strumenti tracciati, ovvero bancomat e carte di credito.
Tassa sul contante: come funziona
Ma come funzionerebbe la tassa sul prelievo di contante? Si applicherebbe sui prelievi di contanti superiori a 1.500 euro mensili e ammonterebbe al 2% del totale prelevato. La tassa colpirebbe sia i prelievi bancomat che quelli effettuati presso gli sportelli bancari.
La penalizzazione sul prelievo di contatti avverrebbe tramite l’introduzione di una commissione alla fonte calcolata in percentuale al prelievo effettuato. Se la proposta diventasse realtà, una volta prelevati i contatti oltre la soglia mensile determinata per ciascun conto corrente, il cliente si troverebbe a ritirare la cifra desiderata meno il netto della commissione. La banca in questo modo, come viene spiegato nel report di Confindustria, funzionerebbe come un sostituto d’imposta.
Incentivi per chi paga con Bancomat e carte di credito
La proposta di Confindustria non include solo la tassa sui prelievi di contanti, ma è di fatto un pacchetto di misure che oltre a prevedere il meccanismo di disincentivi al prelievo di contante, premia chi invece paga con strumenti tracciabili.
Questo incentivo funzionerebbe come un credito di imposta del 2% per tutti i clienti che effettuano pagamento mediante transazioni elettroniche. Non si tratterebbe però di uno “sconto” immediato. Per ottenerlo, infatti, dovresti attende di fare la dichiarazione dei redditi.
L’ipotesi avanzata è quella che le banche producano un certificato per ogni titolare di conto che attesti i pagamenti elettronici effettuati nel corso dell’anno solare. Il certificato verrebbe così utilizzato in sede di dichiarazione per accedere alla detrazione del 2% su quanto pagato elettronicamente.
Il perché della proposta secondo Confindustria
A lanciare l’idea è stato il Centro Studi di Confindustria, che osserva come “la perdita di gettito fiscale e contributivo è stimato ancora sopra ai 100 miliardi di euro, solo in parte attribuibile a grandi evasori” e come meno del 50% del contante viene prelevato da conti in cui le uscite complessive sono inferiori a 1.500 euro, mentre il 20% da conti con un ammontare complessivo che supera i 3.000 euro al mese.
Confindustria osserva anche come l’Italia sia uno dei Paesi in Europa in cui l’utilizzo delle carte di pagamento è poco diffuso, addirittura meno della metà della media europea, che è di 100 transazioni pro-capite l’anno.
Secondo l’organizzazione degli industriali inoltre l’aumento dell’utilizzo di bancomat e carte di credito potrebbe essere una risposta concreta perché riducendo l’evasione fiscale si andrebbe a recuperare gettito utile a scongiurare il temuto aumento dell’Iva in vista della prossima manovra economica.
Proposta sui prelievi bancomat: le proteste
Dopo la proposta di Confindustria non si sono fatte attendere le reazioni. Non tutti infatti hanno apprezzato l’idea di incentivare i pagamenti con Bancomat e carta di credito e nemmeno quella di tassare i prelievi in contanti.
Tra le organizzazioni, le critiche sono arrivate da Confesercenti e Confcommercio, che sostengono non sia la strada giusta e che bisognerebbe, invece, prendere misure per ridurre il costo dell’utilizzo dei sistemi elettronici di pagamento a carico dei consumatori e delle imprese.
Secondo l’ex ministro delle finanze Vincenzo Visco si tratterebbe di una misura che non serve a molto, poiché l’evasione nel nostro Paese avviene soprattutto attraverso la manipolazione dei bilanci delle imprese, quindi senza contante, e non dipenderebbe dall’uso del contante al consumo.
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