“Lei e la madre sono finite all’ergastolo con motivazioni assurde”, spiega l’avvocato Franco Coppi, nell’intervista esclusiva a Oggi. Intanto, si riaccende la pista del delitto sessuale e diventa possibile la revisione del processo. «Poche volte sono stato convinto della innocenza di una persona che ho difeso, come nel caso di Sabrina Misseri, arrestata a 22 anni e condannata all’ergastolo per un omicidio, quello di Sarah Scazzi, che non ha commesso». Il professor Franco Coppi, penalista di fama (difese tra gli altri Giulio Andreotti, Vittorio Emanuele di Savoia per l’“holding del malaffare”, Silvio Berlusconi nel processo Mediaset-diritti tv), non ama i riflettori. Lo descrivono tutti come “uomo d’altri tempi”, dal linguaggio asciutto, uno che controlla le emozioni.
In questa intervista esclusiva a Oggi, torna a riflettere sul delitto di Avetrana . Con un obiettivo: vedere riconosciuta l’innocenza di Sabrina e della madre Cosima che scontano l’ergastolo nella stessa cella del carcere di Taranto. Mentre un nuovo libro, Sarah, la ragazza di Avetrana semina nuovi dubbi su quelle sentenze di condanna –
Sabrina per lei è innocente. Dopo tre condanne. Perché? «Studiando gli atti dei processi e le prove, e parlando con lei, sono convinto in maniera ferrea della sua innocenza. E ho sempre sperato che in primo grado, poi in Appello, e ancor più in Cassazione, venisse riconosciuta. Non ci sono riuscito: è il più grande dolore della mia vita professionale».
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Tanto che voleva smettere di fare l’avvocato? «Sì, nel 2017. Mi sono trovato davanti alle sentenze con motivazioni assurde e incomprensibili, senza logica né buonsenso. Fu un trauma. Se a questo aggiungiamo la disperazione della ragazza, e della madre – che si è spaccata la schiena in fabbrica e raccogliendo pomodori dalle tre di notte – è un finale duro da accettare».
Per lei il colpevole resta il padre di Sabrina, zio Michele? «Mi ha sempre colpito questa cosa: di fronte a elementi di prova che avrebbero portato ad attribuire la colpa a lui, reo confesso, si rispondeva che Misseri è inattendibile, perché ha dato più versioni (sette, ndr). Ma, ogni volta, lui racconta una storia diversa perché ha un motivo. Prima confessa l’omicidio, poi cambia versione attribuendo la colpa a Sabrina che avrebbe ucciso per sbaglio Sarah giocando “a cavalluccio”… Probabilmente gli viene fatto credere che così la figlia se la può cavare con una pena irrisoria, e lui pure».
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Misseri fa ritrovare il telefonino di Sarah, in un campo. «Sì. E in quel caso, la figlia lo convince a lasciarlo lì e a chiamare i Carabinieri. Se colpevole, Sabrina avrebbe avuto tutto l’interesse a farlo sparire».
Il movente di Sabrina era chiaro: la gelosia verso Sarah, la cuginetta bionda, infatuata di Ivano lo chef, con cui la cugina grande aveva avuto una storia. «Mah, per l’accusa Sabrina Misseri è stata una fredda e calcolatrice, perché gelosissima. Ma si è capito che bastava non portare con sé Sarah quando usciva con Ivano, perché la gelosia venisse meno. Eppure nessuno dei nostri argomenti è valso a scardinare la convinzione che Sabrina fosse così gelosa da trasformarsi in un’assassina. E di una bambina alla quale era molto affezionata, come a una sorella».
L’Avvocato Coppola: “Ecco com’è morta Sarah”
Come sarebbero andati i fatti? «Michele Misseri ha ammesso di aver tentato una molestia sessuale verso Sarah pochi giorni prima. Poi, riferendosi al giorno dell’uccisione, ha detto: “la ragazza mi ha messo le mani addosso, e l’ho spostata così…”. Ma si sposta una bimba di 2 anni, non una ragazzina! Un pretesto per dire che lui ha tentato un nuovo approccio sessuale, Sarah ha reagito con un calcio nei testicoli, e lo zio strangolandola».
Ora esce Sarah, libro-denuncia che ricostruisce i “buchi” dei processi e svela come la pressione dei media ne abbiano influenzato gli esiti. È d’accordo? «Purtroppo sì. Un tempo ero convinto che i magistrati togati fossero insensibili alle suggestioni di stampa. Da vecchio, ho capito che può accadere. Su Avetrana ne ho avuto prove tangibili. Un magistrato, che per anni vede ricostruzioni in tv, interviste continue, e poi all’improvviso si trova a decidere la sorte degli imputati, ne è influenzato».
Ma c’è un prima. Avetrana è un piccolo mondo antico, tra Monte dei Diavoli e il mare di Puglia. Tutti si conoscono. Nessun caso eclatante. Sino a quel 26 agosto del 2010, quando Sarah una ragazzina di 15 anni, nel breve tratto di strada verso casa degli zii, “scompare”. E quel microcosmo diventa la porta degli Inferi. «Avetrana è anche un mondo dove ognuno è convinto di aver capito tutto del delitto, e ci tiene a sostenere la propria ricostruzione dei fatti. Quando un testimone viene ascoltato, gli altri devono stare fuori dall’aula. Ma la tv ogni sera riproduce le dichiarazioni dei testi. L’idea di portare testimoni “vergini” diventa impossibile».
Avete fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che nel 2018 lo ha dichiarato ammissibile. Si deciderà entro il 2020? «So solo che i tempi sono molto lunghi. Abbiamo denunciato violazioni di alcune regole fondamentali del giusto processo. Violate, ad esempio, nell’esame di alcuni testimoni, senza procedere ad analisi esaurienti, senza garanzia di autenticità».
Nel libro c’è un inedito di zio Michele, in cui ricorda gli abusi subiti da bambino, le violenze del padre. E conclude: “Io ho ucciso Sarah Scazzi. L’unico colpevole sono io. Sono stato malconsigliato, e poi gli inquirenti non mi hanno più creduto”. «Infatti. Ci sono due donne in carcere che piangono lacrime perché innocenti. Perché i giudici hanno creduto solo alla ritrattazione di Misseri?».
Con Sabrina vi scrivete? «Sì, ho appena ricevuto una sua lettera. Alla sua amarezza, cerco di rispondere invitandola a sperare. Non riesco a pensare all’idea di abbandonarla al suo destino. È il mio incubo: morire senza esser riuscito a fare qualcosa per lei».
La versione di Misseri, emergono nuovi particolari
La vicenda processuale per giungere alla verità sull’omicidio di Sarah Scazzi è stata lunga è controversa. Ben due processi paralleli hanno visti condannati infatti gli autori del delitto ed altre persone colpevoli di depistaggio tra cui proprio il cuoco conteso Ivano Russo. La figura più controversa resta lo “zio Michè” condannato per occultamento di cadavere e per autocalunnia: si auto accusò di essere l’autore dell’omicidio.
I giudici ritennero che fossero falsità per coprire le vere colpevoli da lui stesso indicate in una precedente confessione: la figlia Sabrina e la moglie Cosima. Come si legge sulle pagine di Giallo, ora Misseri torna alla carica con una lettera dal carcere per urlare l’innocenza di Sabrina e Cosima. “CI SONO DUE INNOCENTI IN CARCERE CHE STANNO PIANGENDO”
Il contadino di Avetrana continua ribadendo che ad uccidere Sarah sarebbe stato lui ed adduce un nuovo movente, diverso da quello sessuale indicato all’inizio. “IO HO UCCISO SARAH.. TUTTO PER QUEL MALEDETTO TRATTORE”. Nella lettera, riporta Giallo, Michele ha confessato di aver vissuto una vita difficile e di aver subito abusi e traumi. In passato zio Michele aveva già scritto varie lettere, una delle quali alla mamma di Sarah, Concetta Serrano, per chiedere di continuare a cercare la verità che secondo lui è diversa da quella che i processi hanno dimosrato.
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