Bennington (Vermont), 14 aprile 2025 – Il cinema piange la scomparsa di Sophie Nyweide, ex attrice bambina dal volto dolce e dallo sguardo penetrante, trovata senza vita all’età di 24 anni in una zona boschiva nei pressi di un fiume nel Vermont. A gettare un’ombra ancora più fitta sul caso, è la conferma da parte della famiglia che Sophie era incinta al momento del decesso.
La notizia, diffusa inizialmente dal portale statunitense TMZ, ha rapidamente fatto il giro del mondo, scuotendo tanto il mondo dello spettacolo quanto l’opinione pubblica. Secondo quanto riportato dalle prime fonti investigative, il corpo della giovane è stato rinvenuto lunedì mattina, seminascosto tra la vegetazione lungo un corso d’acqua. Sul posto sono intervenute le autorità locali, che non escludono al momento alcuna ipotesi, nemmeno quella di un omicidio.
Un’indagine ancora aperta: molti i punti oscuri
Le circostanze della morte rimangono ancora poco chiare. Le autorità del Vermont hanno disposto l’autopsia e un esame tossicologico completo per far luce sulle cause esatte del decesso. “Abbiamo elementi per ritenere che non fosse da sola – ha confermato un portavoce della polizia – ma chi era con lei non risulta indagato al momento e sta collaborando con l’inchiesta”. Un uomo, il cui nome non è stato divulgato, sarebbe stato presente al momento della morte di Sophie. Le forze dell’ordine mantengono il massimo riserbo sulla sua identità e sul contenuto delle sue dichiarazioni.
Il dolore della madre: “Era persa, ma cercava di guarire”
Shelly Gibson, madre della ragazza e attrice anche lei, ha rotto il silenzio con parole strazianti: “Era con persone che non conoscevo, ed è morta da sola. Ma Sophie stava lottando. Cercava di guarire da sola, dal dolore che si portava dentro”.
Nel necrologio diffuso dalla famiglia, Sophie viene descritta come “una giovane donna brillante, ma segnata da un trauma profondo che ha provato a curare senza chiedere aiuto”. La madre ha confermato inoltre che la figlia “aveva fatto uso di droghe” in passato, un’informazione che conferma la necessità di attendere gli esiti degli esami tossicologici prima di avanzare qualunque ipotesi definitiva.
Una promessa spezzata
Sophie Nyweide era nota per il suo ruolo nel film “Mammoth” (2009), accanto a Gael García Bernal e Michelle Williams, dove interpretava la figlia dei protagonisti. Una performance che le aveva aperto le porte del cinema internazionale, affiancata anche da piccole ma apprezzate apparizioni in film indipendenti. Tuttavia, dopo l’adolescenza aveva scelto di allontanarsi dalle scene, mantenendo una vita riservata, lontana dai riflettori. Dalla sua uscita dal mondo dello spettacolo, si era dedicata a diversi progetti personali, ma stando alle parole della madre e ad alcune testimonianze, non era riuscita a superare completamente le fragilità interiori che la accompagnavano da anni.
Una morte che lascia domande
La scomparsa improvvisa e drammatica di Sophie Nyweide non è solo la fine di una giovane esistenza, ma anche lo specchio di un disagio più profondo, che ha spesso colpito chi vive sotto i riflettori fin da giovanissimo. Il suo caso riapre il dibattito sulla salute mentale, sull’uso di sostanze e sull’isolamento che può seguire la fama precoce. Mentre la famiglia attende risposte, il mondo dello spettacolo si stringe nel silenzio e nel ricordo. Il volto di Sophie, eternamente giovane sul grande schermo, rimane oggi il simbolo di una luce fragile, spezzata troppo presto.