Anief: Sblocco Gae per tutti i docenti che hanno 36 mesi di servizio. Le novità
Intervista al Presidente Pacifico (Anief) sullo sciopero dei sindacati previsto per il 17 maggio e la convocazione a Palazzo Chigi del 23 aprile fatta da Orizzontescuola
D.Presidente, Anief sarà presente all’incontro?
R.Purtroppo no, perché ancora il ministro Bongiorno ritarda nell’emanare l’atto di indirizzo per la firma del CCNQ e il riconoscimento delle prerogative sindacali a chi l’ARAN ha riconosciuto anche se provvisoriamente la rappresentatività. Non capiamo questo ritardo visto che i comparti e le aree sono sempre le stesse e i dati certificati, a meno che qualcuno non voglia iniziare le trattative per il rinnovo dei contratti tradendo il voto delle ultime elezioni RSU. Speriamo di non essere costretti a ricorrere alla magistratura.
D. Ecco, sempre il tema dei ricorsi ma quali sono le proposte che avreste portato al tavolo?
R. I ricorsi si fanno quando si pensa sia stato leso un diritto riconosciuto da una norma o quando la stessa norma la si ritenga ingiusta.
Di proposte ne abbiamo tante, come lo dimostra la continua attività emendativa che facciamo in Parlamento anche durante le audizioni.
Per tornare sul tema dello sciopero, cui abbiamo aderito anche noi dopo aver dato l’adesione a quelli del 27 febbraio, dell’8 marzo e del 10 maggio proclamati dai sindacati di base, ecco i punti della nostra piattaforma:
1. No al trasferimento del personale nel processo di regionalizzazione della scuola, si alla salvaguardia dell’autonomia delle scuole già sancita dalla Costituzione e apertura di un tavolo per approfondire alcune materie di competenze delle regioni sul modello siciliano;
2. No ai tagli del DEF, si all’utilizzo immediato dei risparmi sui tagli della legge 133/08, 3 miliardi per anno, per il rinnovo dei contratti e un salario di cittadinanza che sia agganciato all’IPCA;
3. No a un reclutamento legato ai soli concorsi senza l’utilizzo e lo scorrimento del doppio canale di reclutamento che si realizza attraverso la riapertura annuale delle Gae a tutto il personale abilitato e con 36 mesi di servizio, previa frequenza di un celere corso abilitante organizzato anche dal Miur e a costo zero cui far partecipare anche il personale di ruolo o idoneo ai concorsi;
4. Sblocco immediato dei 20 mila posti per gli organici ata sui profili mai attivati as e c, e dei passaggi verticali all’area b e d con l’ammissione degli assistenti amministrativi facente funzione ai ruoli di dsga e la revisione dei profili professionali agganciata al resto dei dipendenti pubblici della p.a. un collaboratore scolastico con 36 ore di servizio settimanali e tutte le responsabilità che ha, non può prendere uno stipendio poco superiore all’attuale reddito di cittadinanza;
5. Riformulazione degli organici con l’adeguamento dell’organico di fatto a quello di diritto, specie su posti di sostegno, e piano straordinario di reclutamento annuale sul 100% del turn over che garantisca anche una mobilità annuale senza più vincoli.
6. Rispetto pieno del principio comunitario di non discriminazione per i contratti a termine con le sue ricadute evidenti su ricostruzione di carriera e trasferimenti.
Mi sa che per iniziare un dialogo, c’è n’è tanto di materiale e la maggior parte delle richieste sono a costo zero. Se c’è la volontà politica di cominciare a discutere su questi temi con soluzione eque e condivise, possiamo anche smettere la mobilitazione nazionale.
D. Sembrano buone intenzioni, ma come si sposano con la nuova guerra che avete annunciato nei tribunali su concorsi, gae e organici?
R. E ritorniamo al punto di partenza. Se il Governo ci convocasse, ci ascoltasse prima di emanare decreti leggi ministeriali spesso illegittimi e quando ritenuti legittimi comunque irragionevoli e ingiusti, forse non passeremmo tante ore nei tribunali.
D. A dirlo è semplice, i mega ricorsi annunciati sulle Gae sono persino provocatori dopo le sentenze della plenaria, non vi sembra?
R. In Italia c’è un problema irrisolto nella gestione del precariato a cui la politica non ha dato soluzioni positive né la magistratura euro-unitaria ha dato una risposta definitiva. La Cassazione, la Corte di giustizia, persino la Corte costituzionale sono in continuo dialogo e una procedura d’infrazione è prossima a essere adottata dalla Commissione europea, per non parlare dei diversi reclami collettivi pendenti al Consiglio dell’Unione. Non la riterrei così chiusa la partita.
D. Ma certamente per la giustizia amministrativa, sì, non crede?
R. Dal 2008 facciamo ricorsi per inserire il personale abilitato nelle Gae e per ben due volte, quando la posizione anche del Tar e del CDS sembrava ferma, il legislatore è intervenuto per riaprire le Gae.
Oggi, non sembra che ci sia una maggioranza parlamentare per riaprire il tema, tuttavia per il CSPI dove Anief non ha alcun consigliere, il problema rimane. Per non parlare del fatto che se non fanno domanda di permanenza tutti i docenti inseriti con riserva saranno depennati secondo quanto previsto dal bando a meno che hanno un giudizio ancora pendente. E che dire di coloro che non possono fare domanda perché hanno un diploma che è valido per insegnare per tutta la vita da precario ma non entrare di ruolo dalle Gae. Non ci sembra che la risposta data dalla Plenaria e poi dalle legge ‘dignità’ sia giusta.
Molti sono entrati di ruolo attraverso i ricorsi contro norme che ritenevano e sono state ritenute per loro illegittime. Molti altri ancor oggi aspettano dopo esser stati assunti con riserva. Altri ancora rivendicano lo stesso trattamento.
Per questo continuiamo a ricorrere, alla ricerca di giustizia per affrontare il deserto delle cattedre date in ruolo e garantire la continuità didattica. Quando alla fine si pensa di essere nel giusto, bisogna perseverare, perché i Governi passano ma i problemi rimangono. Il sindacato deve avere la fede, la forza e la volontà di affrontarli sempre con coerenza. E su questi punti spesso la storia ci è stata testimone.
D. In questo modo, la scuola non avrà pace mai con tutti questi ricorsi, però?
R. Fino a quando non ci sarà una politica che saprà dare le giuste risposte. A volte, basta ascoltare non per fare piacere a un sindacato o ai propri dipendenti ma per dare un migliore servizio ai cittadini.