Luca Zanforlin torna ad Amici di Maria De Filippi. Lo storico autore aveva lasciato il talent di Canale 5 nel 2013, ma adesso sarebbe pronto a rivestire di nuovo il ruolo che aveva lasciato per festeggiare i suoi 30 anni di carriera. Ecco cosa ci racconta
Luca, tutti ti conosco come autore (e presentatore) di Amici: com’è il programma da una visione interna come la tua?
Quello che a mio avviso non si percepisce del tutto da fuori o dal telespettatore è la mole di lavoro che serve per confezionare questo prodotto. Amici è una macchina organizzativa impegnativa, attiva praticamente tutto l’anno. Oltre Maria e noi autori ci sono molte altre figure professionali indispensabili ( redazione, produzione, reparto tecnico, scenografia, consulenti musicali, costumi, registi, cameramen e molti altri) per la buona riuscita del programma. Maria è come uno chef, un direttore d’orchestra, ma intorno a lei gravitano e ruotano molte altri professionisti che portano al programma il proprio valore aggiunto.
Avevi lasciato il programma nel 2013 dopo ben 16 edizioni come autore: in queste edizioni, qual è stato l’anno del reale successo a tuo avviso?
Il programma non lo ho mai lasciato veramente, tranne per due edizioni dove ero occupato in altre produzioni e progetti personali. Ho semplicemente smesso di andare in video perché in quelle due edizioni non potevo assicurare una presenza quotidiana all’interno del programma, ma ho sempre dato il mio contributo come consulente.
Ogni edizione è ed è stata speciale ( a prescindere dal dato) perché racconta il talento di una rosa di ragazzi scelti per quell’edizione. I tempi cambiano e via via nelle edizioni si è modificato anche il loro approccio nei confronti della danza e della musica. Amici, come ho detto più volte, non è un programma scritto, non ha un copione da seguire, ma semplicemente cerca di raccontare il “sogno” di questi ragazzi che decidono spontaneamente di venire in un talent. E’ chiaro che essendo un programma televisivo necessita di dinamiche di racconto che possano “agganciare” e intrattenere anche un pubblico di non addetti ai lavori.
Quali sono gli ingredienti per un programma di successo?
A mio avviso la scelta dei ragazzi è fondamentale. Il programma deve avere il compito di presentare al pubblico dei talenti variegati dove in molti si possono identificare o semplicemente affezionare. Tifare per il proprio beniamino, gioire e amareggiarsi, insomma provare la sensazione di essere sul quel palco con loro è già un buon risultato. Credo che un programma funzioni quando si percepisce onestà e verità, quando quello che succede può essere riconosciuto ( nel bene e nel male) anche dal telespettatore.
Tutti nella nostra vita abbiamo avuto una Celentano “stronza” ma onesta o un Rudy “ provocatore” ma che ci smuove una riflessione . Amici parla di danza e canto ma le stesse dinamiche le possiamo ritrovare anche nella nostra vita quotidiana a prescindere se siamo ballerini o cantanti.
Tornando al 2013 quando avevi lasciato il programma, la gran parte del pubblico aveva ipotizzato che tra te e la regina della TV Maria de Filippi ci fossero stati dei problemi: in realtà puoi dirci com’è andata realmente?
Non è stato il pubblico ad ipotizzarlo, semmai qualche giornalista a caccia di uno scoop gossipparo da due soldi, ma va bene cosi…chi se ne frega… ci sta fa parte del gioco. L’importante è che io e lei sappiano cosa siamo l’uno per l’altra. Maria prima di tutto è un’amica, ormai sono più di vent’anni che ci conosciamo e ci frequentiamo anche al di fuori della tv. Oltre l’amicizia c’è una stima reciproca indiscussa. Maria è la donna che mi piacerebbe essere laddove mi si presentasse la possibilità di rinascere femmina. Succede anche che litighiamo o ci arrabbiamo ( solitamente il litigio non dura più di qualche ora) ma per me è normale, mi succede di più di litigare con le persone delle quali provo stima e affetto che delle altre.
Com’è lavorare con Maria?
E’ stimolante ma anche impegnativo perché non lascia mai nulla al caso e cerca sempre di capire quale sia la scelta migliore da prendere e questo implica un’attenzione e una concentrazione costante. Maria non si accontenta facilmente, non si adagia sugli allori (anche se potrebbe farlo visto che sono vent’anni che miete successi). Ha una cultura del lavoro che a mio avviso non ha pari. Sono trent’anni che faccio questo lavoro e non ho mai incontrato nessuno come lei. Lei è la tv, il suo approccio sul prodotto è unico ed è questo che la rende la regina della tv.
Siamo nel 2021 e ancora ci troviamo a parlare del tema della diversità che ancora non è stato superato…Tu che hai fatto ben 16 edizioni di Amici e che quindi hai visto varie generazioni di ragazzi a confronto pensi che questo tema sia ancora presente? Come lo affrontano oggi questi ragazzi?
Il problema non sono i ragazzi o le nuove generazioni che a mio avviso sono molto più avanti della nostra classe politica. I ragazzi sono molti più aperti mentalmente e non ricercano le classificazioni per etichette o generi. Sono molto più fluidi e consapevoli che l’orientamento sessuale è solo sinonimo di libertà. I ragazzi hanno superato da molto questo pregiudizio. Vivono la loro sessualità in maniera più consapevole e tranquilla. Chiaro esistono ancora degli imbecilli ma non credo sia colpa loro, ma semmai dei genitori o dei loro referenti adulti che vengono influenzati da una classe politica retrograda e anacronistica.
Ci puoi descrivere brevemente Luca il protagonista del tuo nuovo romanzo?
Luca è un ragazzo che ha perso la progettualità, la fiducia in una società sempre più individualista e ostile. Luca si nutre di odio perché sono questi i segnali che gli arrivano dall’esterno. Luca ha deciso di fottersene, di non avere più un pensiero proprio. Galleggia nel suo egoismo cercando di sopravvivere. Non ha interessi nè progetti ma ha scelto di vivere in superficie. Coltiva solo il suo orticello fatto di serate nei privè, palestra, amici sconosciuti e dei soldi di papà.
Luca rappresenta infondo ognuno di noi?
Si certamente, molte volte per comodità ci chiudiamo solo nel nostro mondo. Cosi è più semplice più comodo ma facendo cosi perdiamo il senso civico e civile che è l’errore più “mostruoso” che si possa fare.
Nella copertina del libro è raffigurata una bellissima signora di 90 anni (tua mamma) col dito medio alzato: è vero che ti ha aiutato tua madre ispirandosi al linguaggio dei fiori?
La Carla, mia madre è stata una figura centrale. Sicuramente la persona più più importante della mia vita. Mi ha regalato tempo e rispetto. Mi ha insegnato a pensar sempre con la mia testa e mi ha spronato a cercarmi una identità e dimensione fuori dalla famiglia. Mi ha permesso di sbagliare per capire i miei errori e di rialzarmi. I fiori e la cucina sono da sempre stati i suoi maggiori interessi e quindi io di conseguenza ho assimilato quel linguaggio.
Che ricordi hai di tuo padre? Forse è come il protagonista del libro che ha avuto grosse mancanze di affetto?
Papà, il Caride è stato diverso dalla Carla. Un padre silenzioso che ha delegato alla moglie il compito di crescerci. Un padre che da piccolo ho percepito come assente ma che poi crescendo ho capito semplicemente che quella era la sua natura. Il Caride è stato un padre più introverso, perché quello era il suo carattere. Il suo affetto non me lo dimostrava a parole o con una carezza ma me lo regalava nei piccoli gesti quotidiani: lucidarmi le scarpe, costruirmi con il legno ( era falegname) i giocattoli o portandomi dal barbiere con lui o facendomi trovare qualche soldino nella tasca dei jeans.
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