Bastoncini di pesce sotto i riflettori della corretta (e salutare) alimentazione. Amati dai bambini, rifugio paccatorum per chi non ha tempo o voglia di cucinare del pesce fresco, sono i protagonisti di un’analisi condotta dalla rivista svizzera Bon à Savoir, specializzata nella tutela dei consumatori i cui risultati suggeriscono che sarebbe meglio ridurne – se non del tutto eliminarne – il consumo.
Su 15 marchi testati, tutti presentavano tracce di sostanze pericolose per la salute umana. Si tratta di glicidolo, acrilammide e 3-MCPD, contaminanti che si sviluppano durante le lavorazioni industriali ad alte temperature. Sostanze potenzialmente tossiche e cancerogene che, pur essendo presenti in dosi considerate non immediatamente pericolose, possono diventare un problema serio se assunte regolarmente, come accade per molti consumatori abituali di prodotti prefritti.
Allarme Bastoncini: Poco pesce, troppo panatura. La classifica dei migliori, Findus solo quinto
Glicidolo e acrilammide: cosa sono e dove si trovano
Il glicidolo si forma in fase di raffinazione degli oli vegetali, quando questi vengono esposti a temperature elevate, come avviene nella frittura industriale. L’acrilammide invece nasce dalla reazione tra zuccheri e asparagina durante la cottura ad alte temperature di alimenti ricchi di carboidrati, come il pane grattugiato usato per impanare i bastoncini.
Entrambe le sostanze sono state classificate come potenzialmente cancerogene. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha sottolineato che «ci sono evidenze sufficienti che il glicidolo sia genotossico e cancerogeno», motivo per cui non è stato possibile fissare un livello di assunzione considerato sicuro.
Meglio non darli ai bambini
I bastoncini di pesce sono tra i prodotti alimentari più consumati in Italia, soprattutto tra i bambini. Ma come spiegano gli esperti, la loro preparazione li rende particolarmente esposti alla formazione di contaminanti. «Questi prodotti vengono lessati, poi prefritti e infine nuovamente cotti a casa — spiega il professor Antonello Paparella, microbiologo alimentare interpellato da Repubblica —. Ogni fase termica può generare sostanze nocive, soprattutto in alimenti ricchi di grassi e carboidrati». Paparella invita alla moderazione: «Il problema non è solo del singolo prodotto, ma dell’insieme della dieta. Un’alimentazione equilibrata può ridurre il rischio, ma è fondamentale limitare il consumo di cibi altamente processati». Il suo consiglio è chiaro: «Ai bambini è meglio non darli affatto».