Addio al Maestro Alfio, l’ultimo insegnamento per ogni docente: “Aiuta i più deboli. Sprona gli intelligenti”
Quando sono diventata un’insegnante mi ha detto:
“Fa’ il tuo dovere. Aiuta i più deboli. Sprona i più intelligenti. Rendi interessante ciò che insegni con storie e immagini raccontate. Quando incontri delle difficoltà rimboccati le maniche. Ricordati ogni giorno che devi guadagnarti lo stipendio”.
Quando se ne è andato ci ha lasciato un nuovo messaggio che, pronunciato da un letto in cui si è prigionieri, attaccati a tubi e respiratore, in balia di altri, assume un significato profondo e diverso. Mi ha detto:” Divertitevi, viaggiate. Prendete il treno e andate!”
Voglio iniziare così il racconto di un uomo, marito, padre e maestro eccezionale. Un Uomo che purtroppo si è spento all’età di 91 anni lasciando nello sconforto chi gli è stato vicino, compresa sua figlia Cinzia, che ha voluto seguire le sue orme nell’insegnamento e a cui sono rivolti i messaggi che ogni docente dovrebbe poter ascoltare per farne tesoro. Un insegnante di vita oltre che di scuola Alfio D’Eramo. E per ricordalo è giusto riportare le parole proprio di Cinzia, venate di una malinconia che non è solo per il padre ma anche per un mondo che sembra diverso, una scuola sana e piena di valori.
“Nato il giorno di San Rocco il 16 agosto a Tornareccio e registrato il 18/08/1928. Da giovane la passione politica per il partito comunista lo ha mosso e, diventato insegnante, d’estate andava a fare l’operaio in Germania alla fabbrica farmaceutica della Bayer a Darmstadt perché si occupava economicamente della famiglia, madre, nonni materni e tre sorelle visto che era orfano di padre. Aveva perciò imparato il tedesco, lingua e cultura che lui ammirava molto.
Passioni da sempre: la storia. Negli anni la delusione politica lo aveva portato ad abbracciare un otium eoicureo fatto di letture e viaggi. Leggeva sempre libri di ambientazioni storica, ma anche gialli e romanzi di spionaggio e avventura. Amava viaggiare. In viaggio di nozze condusse la moglie per un mese in giro per l’Europa con la sua 124 bianca. Negli 51 anni di matrimonio con la mia mamma, la maestra lucana di Stigliano, Felicetta Cavaliere, ha sempre voluto viaggiare nei mesi estivi in luoghi di arte e di cultura, in Italia e in Europa, in giro tra bellezze naturali e monumenti.
Ha voluto visitare il campo di concentramento di Auschwitz lui che aveva visto all’opera i nazisti nel suo paese. Negli anni della pensione si è dedicato amorevolmente alle passeggiate con la moglie con amici. Ha sempre amato danzare. L’ultima volta che ha ballato è stato nella primavera scorsa ad una cena in cui, nonostante le difficoltà a camminare, abbracciato a mia mamma ha mosso qualche passo di valzer, il suo ballo preferito. Ha insegnato a ballare anche a me.
Da bambina la domenica metteva su i suoi 33 giri e mi insegnava i balli da sala sulle musiche tratte dai film. Ricordo ancora il suo forte abbraccio e il suo andare sicuro sulle note di Moon River o Over the rainbow e il suo contare “1, 2, 3” mentre mi insegnava il valzer, la mazurca. Come insegnante era severo e giusto, appassionato. Amava tantissimo la matematica e la storia, la grammatica. Era preciso, ordinato, puntuale, responsabile.
E Cinzia racconta in prima persona il papà maestro in quanto stata sua alunna:
“Era un maestro severo ed esigente, giusto. Il programma di quinta, se ci penso adesso, era degno di una terza media o forse più. Arrivammo a studiare l’analisi del periodo, il teorema di Archimede, i cinque continenti, le guerre Mondiali, i volumi dei solidi. Quando spiegava la storia pareva di esserci in quei combattimenti! Sembrava di ascoltare Camillo Benso conte di Cavour, di sentire quelle mine e quegli spari perché, da buon attore, mimava le azioni militari e persino le esplosioni delle bombe.
Altro che LIM! Noi bambini restavamo a bocca aperta, ipnotizzati. E così la storia diventava una storiella semplice da ricordare. La lettura a voce alta doveva essere spedita ed espressiva: alla virgola ci si ferma un po’, al punto un po’ più a lungo.
Mancherà a tutti.