FBI rivela: “Angela Celentano vive in Bulgaria e si chiama Anna”. Il rapporto segreto sulla scomparsa
AGENTI DELL’FBI – Gli «americani» sono agenti dell’Fbi. Per più di tre anni, a partire dal 2000, hanno collaborato con gli investigatori italiani nelle indagini sulla scomparsa. Nel luglio 2004 l’ufficio legale dell’ambasciata statunitense a Roma invia ai magistrati di Torre Annunziata una relazione con i dettagli e i risultati di quell’inchiesta. Tre pagine che contengono la «verità dell’Fbi» sul rapimento Celentano. L’ultima villa perquisita è dell’uomo intorno al quale gli ispettori speciali arrivati da Washington hanno stretto il cerchio.
LE INDAGINI – I fascicoli aperti dalla magistratura sono stati dieci. Ne rimane aperto solo uno, più che altro per poter permettere le ricerche in caso di nuove segnalazioni. La relazione dell’ambasciata Usa rivela però un filone di inchiesta che in questi anni è rimasto segreto. Nel 2000, a quattro anni dal rapimento, le autorità italiane hanno chiesto la collaborazione dell’Fbi.
Racconta un inquirente: «Negli Stati Uniti capitano molti più casi del genere, hanno più esperienza, per questo abbiamo cercato il loro aiuto».
I DUE DODICENNI – Il punto da cui è ripartita l’Fbi è la discordanza tra le parole di due ragazzi che all’epoca del rapimento avevano 12 anni e che ai carabinieri avevano dato due versioni incompatibili. Il primo, Renato, ha sempre raccontato che stava scendendo verso il parcheggio per portare un pallone in macchina e Angela l’ha seguito. A un certo punto lui ha detto alla bambina di tornarsene indietro e non l’ha vista più. Un mese dopo però un secondo bambino, Luca, racconta di aver visto Renato scendere per mano con la bambina e di essersi offerto di riportarla alla madre. Ma lui avrebbe rifiutato e continuato a scendere.
IL COMITATO – Catello Celentano non si arrende. È uno dei promotori del comitato «Troviamo i bambini». Una battaglia portata avanti assieme alla presidente Coralba Bonazza, che spiega: «Abbiamo chiesto alle compagnie telefoniche di poter inviare mms con i volti dei bambini scomparsi, ma non ci hanno aiutato. Chiediamo spot televisivi di pochi secondi. C’è una sola speranza per l’angoscia di troppe famiglie: che più persone possibile vedano il volto del loro figlio».