Poste italiane a lutto: Muore postino sul posto di lavoro. “C’è responsabilità”
Incidente mortale ad Acilia: morto un postino in servizio 31 luglio 2019
Incidente mortale nella mattinata del 31 luglio ad Acilia, nell’entroterra di Ostia, quartiere a sud di Roma. Fabio Di Dio Busa postino, mentre era in servizio a bordo sul suo scooter, si è scontrato con un’auto in via della Salvia, all’altezza dell’incrocio con via della Canapa. L’impatto è stato fatale.
Fabio Di Dio Busa, 48 anni, è stato sbalzato dello scooter dell’agenzia di recapito Nexive ed è morto sul colpo. Il conducente dell’auto, un 35enne, è stato portato in ospedale al Sant’Eugenio per il accertamenti di rito.
Nulla da fare, invece, per l’uomo che viaggiava a bordo del motorino. I sanitari del 118 non hanno potuto fare altro che constatarne la morte. Si indaga sulla dinamica dell’incidente. Sul posto gli agenti del X Gruppo Mare della Polizia Locale di Roma Capitale per i rilievi scientifici del caso. I mezzi coinvolti, come da prassi, sono stati sequestrati.
Morto postino, Non una tragica fatalità
Non molto tempo fa aveva perso la vita a Padova Davide Carnevali, residente a Castelnuovo Berardenga. Era impegnato in una sostituzione estiva. “Non può essere considerata una tragica fatalità”. Lo sostengono i sindacati Cub Poste, Cobas Poste e Si Cobas Slg in una nota per denunciare che «In Poste si continua a morire».
E che a rischiare di più sono i precari, come Davide Carnevali, sottoposti a ritmi di lavoro e pressioni non sostenibili. «Non accettiamo che l’incidente sia archiviato come una tragica fatalità», scrivono i sindacati, «perché non lo è, come non lo sono migliaia di infortuni, più o meno gravi, che ogni anno si verificano in Poste Italiane». L’anno scorso sono stati 4 quelli gravi in tutta Italia con un morto a Bollate. Secondo i sindacati, l’azienda continua a negare che esista un legame fra infortuni e organizzazione del lavoro.
«I tagli al personale, il conseguente aumento dei carichi e le continue pressioni a cui i postini sono sottoposti», si legge ancora nella nota dei sindacati di base, «sono le cause principali dell’aumento dei ritmi, del conseguente calo dell’attenzione e quindi di maggior rischio di infortuni. Costretta per legge a illustrare le norme a cui i lavoratori devono attenersi per limitare il rischio di infortuni, è la stessa azienda a far pressione sui portalettere per smaltire la corrispondenza, sostituire le unità mancanti con gli abbinamenti così che i postini escano con motorini stracarichi, con lo stress di dover consegnare tutta la corrispondenza nell’orario previsto, e questo aggiunto alle condizioni climatiche diminuisce la soglia di attenzione al traffico e alla strada.
E i più ricattabili sono ovviamente i contratti a tempo determinato. Anche per questo non si può accettare che vengano definiti incidenti stradali. Sono infortuni sul lavoro». Secondo la sindacalista di Cub Poste, Lorenza Favaro la morta di Davide Carnevali è riconducibile a tutti questi fattori.
«Era arrivato a marzo, per lui era una zona nuova, ampia da coprire e doveva farlo nei tempi previsti», spiega. «Ogni postino ormai sfora l’orario di almeno 1-2 ore al giorno. Se poi aggiungiamo che le lettere vengono consegnate a giorni alterni anche il mezzo può risultare sovraccaricato di posta».
Lorenza Favaro snocciola anche i numeri del precariato dei portalettere, di cui faceva parte anche Davide. «Hanno contratti medi di 6 mesi, rinnovabili fino ad un totale di 24 e devono lavorare per contratto 36 ore alla settimana. Poi il Decreto Dignità impone una scelta: l’assunzione a tempo indeterminato o l’addio al portalettere. In totale in Italia sono circa 5 mila, su un totale di 35 mila, i postini con contratto a tempo determinato e solo 2 mila vengono poi assunti. Crediamo che questa situazione sia insostenibile e che incidenti come quello di Davide siano la conseguenza di questa emerge da questo scenario».––