La madre di un bambino di 9 anni affetto da iperattività riceve la fotografia di suo figlio “legato” con una corda durante una gita scolastica. Lei ha sporto denuncia e il ministero dell’Istruzione ha chiesto la relazione alla scuola
Se mandaste vostro figlio a scuola e ve lo ritrovaste legato con una sorta di “manette”, solo perché iperattivo, cosa fareste? È l’incredibile vicenda che sarebbe capitata a una mamma toscana, il cui piccolo di quasi 9 anni avrebbe subito un trattamento assurdo e ingiustificabile da parte di una delle sue maestre.
Il condizionale è d’obbligo, data la delicatezza della storia, ma quello che possiamo fare è innanzitutto mostrarvi l’immagine incriminata, e lasciare a voi il giudizio. La vedete in apertura dell’articolo, e sembra lasciare davvero pochissimo spazio ad altre interpretazioni.
Nella foto il piccolo Andrea (il nome è ovviamente di fantasia) è insieme ai suoi compagni di classe e a una delle sue maestre.
Andrea è un bimbo di quasi 9 anni, che vive in un piccolo paesino della provincia di Lucca. Ha qualche problema di iperattività, e purtroppo frequenta ancora la prima classe. E quella classe, in quel giorno di giugno in cui viene scattata questa foto, esce per un evento di fine anno che si tiene al palazzetto dello sport della cittadina.
Nel pomeriggio la madre del bambino, all’interno del gruppo WhatsApp dei genitori di quella classe, vede quell’immagine (condivisa dalle mamme insieme ad altre, per documentare l’uscita scolastica). A postarla è un’altra mamma, ma poco dopo quella foto misteriosamente viene cancellata (e dopo che la vice-preside, anche lei nel gruppo, si sarebbe lamentata per l’inserimento di quell’immagine).
Nel frattempo la mamma di Andrea, come avremmo fatto tutti al suo posto, prova a chiedere al bambino spiegazioni del comportamento della maestra, e il piccolo racconta candidamente che non era la prima volta, perché già in occasione di eventi o gite passate era capitato che lo legassero, “perché è iperattivo”.
La madre racconta di aver cercato conferme dell’episodio da altri genitori e che uno di questi (proprio la madre che avrebbe condiviso nella chat la foto di Andrea), in particolare avrebbe chiesto a suo figlio se il fatto fosse davvero avvenuto. E il bimbo, compagno di classe di Andrea, avrebbe confermato. Ancora un altro bambino, ma di un’altra classe, spiega poi alla madre che non era la prima volta che accadeva ad Andrea, e che anzi il laccio era stato messo anche ad altri bimbi iperattivi, e a lui stesso in un’altra occasione (ma che lui, racconta ancora il piccolo, era riuscito a toglierselo).
La mamma di Andrea non ci pensa due volte, e va subito a denunciare il fatto ai Carabinieri. Ma nel frattempo la mamma rivela che il bimbo ha paura di tornare nella sua classe, “terrorizzato” dall’idea di rivedere quella maestra. Tanto più che alcuni suoi compagni di classe, dice ancora la mamma, dopo quell’uscita di fine anno avrebbero iniziato a prenderlo in giro facendo il verso del cane (un chiaro riferimento al trattamento del laccio).
Andrea non vuole più andare a scuola, e da quel momento non c’è verso di fargli cambiare idea. Il bimbo sta a casa. Inizia un piccolo grande “calvario” per la famiglia, perché il bambino non frequenta più la scuola (un suo diritto educativo ma anche un obbligo legale) e nessun altro istituto della zona sembra aver posto per lui. Il problema, infatti, è che Andrea ha bisogno di un assistente di sostegno, e sembra non esserci un istituto in zona in grado di garantirglielo.
Noi de Le Iene contattiamo allora il ministero dell’Istruzione, per capire come siano andati i fatti e per cercare di aiutare il piccolo Andrea e la sua famiglia. Dopo una decina di giorni, finalmente, si muovono le assistenti sociali del Comune, che prima chiedono alla mamma perché il bimbo non vada più a scuola e poi la invitano a un incontro “risolutivo”.
Il ministero nel frattempo ha chiesto una relazione alla scuola, che dice di aver avviato dei tavoli tecnici sul caso. E che fa sapere che il bimbo non era legato, ma che quello che si vede nella foto sono i lacci dello zaino dell’insegnante.
Alla mamma di Andrea è stata avanzata una proposta concreta, cioè quella di spostarlo in un altro istituto scolastico, in un comune vicino, e di fargli frequentare le lezioni per tre giorni alla settimana. Un inserimento graduale per vedere anche come il bimbo reagirà, ma purtroppo senza potergli dare (almeno fino a settembre), un insegnante di sostegno.
Ringraziamo il ministero per questo primo interessamento, ma riteniamo che non si possa rimandare a scuola un bambino come Andrea senza fornirgli adeguato sostegno. La soluzione non può essere quella di ospitarlo nella nuova classe per tre giorni alla settimana: Andrea ha bisogno di recuperare il tempo perso e di essere affiancato dall’insegnante di sostegno. Quindi ci rivolgiamo nuovamente al ministero, per chiedere di attivarsi Saranno gli inquirenti, a fronte della denuncia presentata ai Carabinieri, a stabilire come sono andati i fatti, e se il bimbo sia stato effettivamente legato.