Assegno mensile di 280 euro per chi soffre d’asma: ecco in quali casi
Ci scrive Maria: “Salve sono una disoccupata e soffro di asma bronchiale che talvolta si trasforma in bronchite asmatica. Posso richiedere l’assegno di invalidità?”
Rispondiamo: L’asma al giorno d’oggi è una delle malattie più comuni e che sul mondo del lavoro crea non pochi problemi ai lavoratori. Si tratta di una nota malattia respiratoria cronica che porta a diverse crisi respiratorie e di tosse a causa della continua infiammazione delle vie aree che si ripercuote anche sui bronchi.
Tutti i malati d’asma soffrono quindi di continui attacchi che possono essere mitigati da alcuni medicinali, ma che non possono mai essere guariti. L’asma è infatti una malattia che può essere direttamente genetica, ma che si può prendere anche nel corso degli anni se si è fumatori o si è respirata aria inquinata.
Tramite la Spirometria è possibile diagnosticare l’asma e una volta diagnosticata, la persona sa bene che in determinati periodi, o in presenza di allergeni, non potrà reggere dei ritmi serrati e non potrà essere paragonabile ad un lavoratore “sano”. Ci sarà quindi bisogno sempre di assistenza e ci saranno inevitabilmente delle limitazioni alle mansioni che un lavoratore asmatico potrà svolgere.
I malati d’asma sono quindi ben consapevoli che la loro situazione è irrisolvibile ed incurabile, ma tuttavia vi sono diversi farmaci che aiutano a controllare la patologia e soprattutto a limitare la forza e la frequenza dei cosiddetti attacchi.
Essendo l’asma una malattia che va a limitare le capacità di una persona / lavoratore, è possibile che ad un asmatico venga assegnata una percentuale di invalidità, in quanto è sottoposto ad una serie di limitazioni anche nella vita normale che ovviamente si possono ripercuotere in un ambiente lavorativo. Si tratta però di percentuali di invalidità decisamente ridotte, infatti per chi ha l’asma allergico estrinseco la percentuale varia tra il 21% e il 30%, mentre per i malati di asma intrinseco la percentuale è fissa al 35%.
Se l’asma si va a mischiare ad altre malattie come la BPC (broncopneumopatia cronica) o la BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) la percentuale di invalidità può salire sensibilmente ottenendo una serie di altre agevolazioni. La percentuale può arrivare al 45% se è presente una bronchite asmatica cronica.
Con una BPC la percentuale di invalidità può salire ad una cifra compresa tra il 71% e l’80% che può portare ad agevolazioni come l’iscrizione alle categorie protette, esenzione dal ticket sanitario ad eccezione del pagamento della quota fissa. E’ possibile anche ottenere un assegno di invalidità di 279,47€ per tredici mesi all’anno se il proprio reddito non supera i 4800,38 euro e si ha un’età compresa tra 18 e 65 anni.
In casi estremi di BPC severa la percentuale può salire anche oltre l’80% e nei casi più gravi può arrivare alla totalità del 100%. In questo caso si può ottenere anche un’indennità di accompagnamento e il reddito massimo per poter ottenere il sussidio arriva a 16.532,10 euro all’anno.
Tutti i lavoratori che soffrono d’asma possono assentarsi per malattia presentando il certificato di malattia emesso dal proprio medico curante che può stabilire alcuni giorni di riposo. I malati devono però rispettare gli orari della visita fiscale, ma possono assentarsi in caso di terapie e visite mediche, purché opportunamente documentate. Nonostante alcune attività all’aperto possano giovare i malati d’asma, tali attività non possono essere giustificanti per un’eventuale assenza durante gli orari di visita fiscale.
Quindi per rispondere a Maria: Se il dottore certifica che la sua bronchite asmatica è ormai cronica può fare le pratiche per l’invalidità e ricevere così l’assegno mensile.