Roberta Ragusa, intercettazione choc in casa, “Aiuto, non mi do fuoco”
Roberta Ragusa, spuntano nuove sconcertanti rivelazioni. Il settimanale Giallo nel suo numero in edicola tra qualche giorno pubblica in esclusiva un’intercettazione in cui una bambina parla con suo padre: «Il mio babbo… fa tutte le cose, è diventato una marionetta, e te gli dici cosa deve fare. È la verità». È il 24 marzo del 2013: quella bambina ha 11 anni ed è la figlioletta di Antonio Logli, marito di Roberta, all’epoca scomparsa da oltre un anno, e la donna alla quale si rivolge è Sara Calzolaio, 36 anni, amante di Logli e sua nuova convivente.
Una presenza ingombrante quella di Sara, scrive Giallo, per via della condizione in cui la bambina è costretta a vivere da quando la mamma non c’è più: suo padre ai suoi occhi si è trasformato in una specie di ‘schiavo’ che esegue gli ordini impartiti dalla sua amante-convivente. L’intercettazione, insieme a molte altre, è stata inserita dagli inquirenti nel fascicolo d’inchiesta sulla scomparsa di Roberta, uccisa – come stabilito dai giudici – nella notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012 proprio dal marito Antonio Logli, condannato a 20 anni di carcere, sia in primo che in secondo grado, che però si dichiara da sempre innocente e per questo ha presentato ricorso in Cassazione.
LE RELAZIONI DEGLI PSICOLOGI Poco dopo la scomparsa di Roberta Ragusa, scrive Giallo, tutti i membri della famiglia Logli furono sottoposti a una perizia psicologica: «Sia il padre che i nonni dei minori tendono a banalizzare e a minimizzare il dolore e le ripercussioni della scomparsa della signora Roberta Ragusa sui due ragazzi, con qualche distinguo per la nonna, che (al contrario di Antonio e del padre Valdemaro, ndr) non crede possibile un allontanamento volontario dato l’amore immenso che questa nutriva per i figli» si legge nelle relazioni. «Tutte le persone da noi sentite descrivono la signora Ragusa come una madre sempre centrata sui figli e in simbiosi con questi, caparbia e determinata.
A nostro avviso è importante segnalare come i due ragazzi vivano la scomparsa della madre in modo differente: la bambina pensa a un possibile rientro della madre e fantastica di come “sistemare” le questioni relazionali in famiglia collocandosi con il padre e la compagna di questi in un altro appartamento, e lasciando la casa familiare alla madre. Il ragazzo, invece, mostra più sofferenza a distanziarsi dalla tesi del papà e del nonno e mestamente ha confidato che pensa che la mamma non si sia allontanata spontaneamente».
Altri elementi significativi invece emergono dagli incontri tra gli psicologi e lo stesso Logli: l’uomo, hanno scritto gli esperti, ha «la tendenza a non essere spontaneo e trasparente nel riferire i fatti e le emozioni. Quando gli è stato fatto notare che non aveva riferito la verità sulla sua convivenza con Sara Calzolaio, ha negato immediatamente la realtà e poi ha goffamente tentato di giustificarsi con un “non ricordo”». E ancora: «Logli ha difficoltà ad approfondire il punto di vista dei bambini rispetto alle decisioni prese. Vi è la tendenza a mantenere il controllo sui figli, su quanto dicono e quanto fanno. Ha difficoltà a verbalizzare i sentimenti di perdita e sgomento rispetto all’assenza di un componente della famiglia così importante. L’interpretazione della realtà viene proposta in modo manipolato e credibile anche alla presenza dei figli».
CONTINUE LITI TRA SARA E LA BAMBINA E nemmeno la nuova compagna di Logli, Sara Calzolaio, conclude Giallo, pare comprendere a fondo il dolore della bambina, come dimostrano i continui scontri verbali tra la bimba e la donna registrati dalle microspie installate dai carabinieri. In una conversazione risalente al periodo di Pasqua 2013, si parla delle uova di cioccolato. La piccola dice: «La mamma non ha mai regalato un uovo al babbo, neppure quando erano fidanzati». La risposta di Sara è glaciale: «È questa la differenza, purtroppo. Mi dispiace, probabilmente (il papà, ndr) non sarà mai stato tanto innamorato, oppure lei non lo sapeva nemmeno amare». Sempre in quei giorni, e precisamente il 24 marzo del 2013, viene intercettata una conversazione tra Antonio e la figlia. La bambina piange per una discussione avuta poco prima con Sara. La piccola ripete più volte questa frase: «Non ce la faccio più!».
Sara dice anche che il vero motivo per cui ha deciso di stare con Antonio è proprio per la presenza dei suoi figli, perché se fosse stato da solo lo avrebbe lasciato. La minorenne ascolta perplessa: «Io voglio la mamma», poi piange a dirotto. E Sara insiste: «Anche io voglio la tua mamma. Anche io voglio che torni a casa, anche io vorrei fare la fidanzatina felice, la ragazzina, ma non ho mai fatto la ragazzina». Un altro litigio tra Sara e la bambina risale al 7 aprile del 2013. La donna a un certo punto urla: «Devi stare attenta a come si parla, a cosa dici, te datti fuoco!». Dalla sua cameretta, la piccola prova a rispondere a tono: «Io non mi do fuoco! Dattelo te!».
Il 9 aprile A. non riesce più a tenersi dentro le sue paure e confida a Sara di aver visto dei mostri e di aver sognato che era stato ritrovato il corpo della sua mamma. Sara le chiede: «Scusa, non hai dormito, come hai fatto a vedere i mostri?». La bambina, per nulla confortata, risponde: «Lo sento». Poi aggiunge: «Di mia madre hanno trovato il corpo…». Infine la sera del 29 aprile 2013 la bambina litiga con il fratello, ha una crisi di nervi e piange in preda alle convulsioni. Sara, anziché tranquillizzarla, le urla ancora: «Basta! Non ti agitare, papà non può salire». La bimba però continua a piangere e Sara la incalza: «Allora rimani per terra. Cosa ti devo dire? Però non voglio sentire urlare. Alzati. Alzati e vai a mettere a posto. Guarda, veramente, anche se continui non succede nulla, ti ripeto, non cambia niente». La bambina a questo punto grida: «Aiuto!». Ma Sara non mostra comprensione: «La scenata non serve a niente…».