Trieste, 14 dicembre 2021. È il giorno in cui si perdono le tracce di Liliana Resinovich, la 63enne triestina poi ritrovata morta il 5 gennaio 2022 nel parco dell’ex ospedale psichiatrico della città. In quella stessa mattinata, alcune telecamere di videosorveglianza in via Damiano Chiesa hanno registrato una donna che cammina da sola. Ma è davvero Liliana, affettuosamente chiamata “Lilly” da amici e familiari, quella ripresa dalle immagini? Per cercare di rispondere a questo quesito, la criminalista Sara Capoccitti sta lavorando allo studio del cosiddetto “pattern motorio”, ovvero il modo in cui camminava Liliana. Un’indagine complessa, che al momento non offre alcuna certezza scientifica sull’identità della persona ripresa nei filmati.
Un modello digitale per ricostruire i movimenti
«Abbiamo costruito un modello digitale navigabile dei luoghi, grazie a un software dedicato», ha spiegato Capoccitti in un’intervista a LaPresse. Il video in questione, tuttavia, presenta distorsioni naturali dovute alla qualità delle immagini: sono visibili tre diversi coni visivi, e in particolare quello di Piazzale Gioberti non consente di ottenere dettagli precisi. «Parliamo di una risoluzione di appena 50 pixel. Non è sufficiente per affermare con sicurezza che si tratti di Resinovich», ha aggiunto la criminalista. Il team sta ora confrontando il video delle telecamere con altri filmati privati della donna, realizzati con cellulari o altri dispositivi a scopo personale. Una terza possibilità, attualmente non praticabile, sarebbe quella di accedere ai filmati completi nelle mani degli inquirenti mentre vengono effettuati i rilievi.
Le discrepanze tra il video e il corpo ritrovato
Le analisi finora condotte hanno evidenziato una differenza di altezza tra la donna ripresa e quella di Resinovich. La persona nei filmati misurerebbe 156,6 cm, contro i 150 cm riportati da Sebastiano Visintin, marito di Liliana, al momento della denuncia di scomparsa. Anche l’abbigliamento desta perplessità: i pantaloni della donna nel video risultano di un colore più chiaro rispetto a quelli ritrovati addosso al cadavere. La borsa è diversa per forma e dimensione, e lo scaldacollo nero, ben visibile nel video, non è stato ritrovato accanto al corpo. Inoltre, due terzi del volto della donna nei filmati sono coperti da mascherina e scaldacollo, rendendo impossibile qualunque comparazione di tipo biometrico.
I misteri del giorno della scomparsa
Il 14 dicembre 2021, Liliana avrebbe detto al suo amante, Claudio Sterpin, di essere in procinto di uscire per andare in un negozio di telefonia Wind. Tuttavia, ha lasciato a casa entrambi i cellulari, i documenti, il portafoglio e le due chiavi necessarie per chiudere la porta dell’abitazione, che ha un doppio sistema di serratura. Un ulteriore dettaglio inquietante riguarda la telefonata tra Sterpin e Liliana avvenuta quella stessa mattina: la donna avrebbe interrotto bruscamente la conversazione alle 8:24, come se avesse sentito qualcuno entrare in casa. A quell’ora, il cellulare di Sebastiano Visintin risulta agganciato alla cella che copre la zona dell’abitazione, e vi rimane per circa otto minuti. Un’anomalia, perché secondo quanto dichiarato dallo stesso Visintin, a quell’ora si trovava altrove, lungo un percorso che non avrebbe dovuto intercettare quel ripetitore.
Un’indagine complessa, ma senza più dubbi sulla causa della morte
Dopo tre anni di indagini, è stata definitivamente esclusa l’ipotesi del suicidio. Le analisi svolte da Cristina Cattaneo, celebre antropologa forense, hanno confermato quanto sospettato da tempo: Liliana Resinovich è stata uccisa. Resta ora da fare chiarezza su tutti gli elementi contraddittori: dalla misteriosa donna nei video alla presenza del marito nei pressi di casa, fino ai dettagli inquietanti legati all’uscita della 63enne quel giorno. L’unico indagato per la sua morte, al momento, è proprio Sebastiano Visintin.