Un sequestro lampo, un incubo durato ore e vissuto da un adolescente di appena 15 anni come in un film dell’orrore. È successo nella mattinata di martedì 8 aprile a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, dove un ragazzo è stato rapito all’uscita da un bar nei pressi della scuola e tenuto in ostaggio per tutta la giornata da un commando organizzato e pericoloso. Il movente era estorsivo, con una richiesta di riscatto da 1,5 milioni di euro indirizzata al padre del giovane, un imprenditore noto nella zona.
Il sequestro: prelevato di forza, incappucciato e legato
Erano le 8 del mattino quando due individui, con accento marcatamente napoletano e volto coperto, hanno prelevato il ragazzo con la forza nei pressi di un bar. A testimoniare l’azione fulminea sono stati un dipendente del locale e un cliente, che hanno subito allertato la polizia. Il ragazzo è stato incappucciato e caricato su un furgone rubato, condotto poi in un appartamento alle porte di Napoli, probabilmente nella zona di Licola.
Una volta dentro, lo hanno legato mani e piedi a una sedia, mentre un uomo lo sorvegliava, in costante contatto telefonico con due complici. Tutti sembravano ben preparati: nessuna improvvisazione, secondo il racconto del giovane, ma una vera e propria squadra con un piano dettagliato.
Il messaggio shock al padre: “1,5 milioni o lo uccidiamo”
Pochi minuti dopo il sequestro, è scattato il contatto con la famiglia: un messaggio via WhatsApp diretto al padre del ragazzo, noto imprenditore nel quartiere napoletano di Barra, con attività tra sport e commercio. Il testo era chiaro: volevano 1,5 milioni di euro per la liberazione, con l’intimidazione di non coinvolgere le forze dell’ordine.
Ma la famiglia, pur nella disperazione, ha collaborato strettamente con la polizia, che nel frattempo aveva già messo in campo uomini e mezzi sotto il coordinamento del pm antimafia Henry John Woodcock e della DDA di Napoli. La pressione esercitata dagli inquirenti ha indotto i rapitori, probabilmente presi dal panico, a liberare il ragazzo nel tardo pomeriggio.
La liberazione: trovato in strada, ha chiamato il padre
Il 15enne è stato rilasciato nella zona di Licola/Qualiano, dove è riuscito con l’aiuto di un passante a telefonare al padre, fornendo indicazioni utili. Gli zii, scortati dalla polizia, lo hanno raggiunto sul posto. Il giovane è apparso provato ma in buone condizioni fisiche, e ha subito fornito una prima ricostruzione dell’accaduto agli investigatori.
Un arresto e caccia ai complici
Nella stessa serata è stato fermato un 24enne napoletano, incensurato ma conoscente della famiglia della vittima, residente proprio a San Giorgio a Cremano. L’uomo – nato in Germania – è ora accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione con l’aggravante mafiosa. Le indagini proseguono per identificare gli altri due membri del commando.
Un’intera città in ansia: il ritorno a casa tra lacrime e applausi
Il rientro del ragazzo a casa, nella serata di martedì, è stato accolto da un bagno di folla. Familiari, amici, compagni di scuola e semplici cittadini si sono riuniti davanti all’abitazione per abbracciare simbolicamente un ragazzo che ha rischiato la vita. L’abbraccio con il padre è stato commovente. Diversi video hanno immortalato il momento e sono finiti rapidamente sui social.
Le indagini: un caso complesso, forse un “tradimento interno”
L’indagine è tutt’altro che chiusa. Gli inquirenti non escludono che dietro il rapimento possa esserci un tradimento interno o una soffiata da qualcuno vicino alla famiglia. Il fatto che il sequestratore arrestato conoscesse bene la vittima e le sue abitudini, e che il sequestro sia avvenuto con un tempismo così preciso, fa pensare a un’azione studiata con cura e premeditazione.
La voce della famiglia
L’avvocato Michele Rullo, che assiste la famiglia, ha parlato a nome dei genitori del ragazzo: «Ringraziamo le forze dell’ordine per l’efficacia, la velocità e la determinazione con cui hanno agito. Ora il nostro unico desiderio è proteggere nostro figlio e farlo tornare alla sua vita». Quella che poteva diventare una tragedia si è conclusa nel migliore dei modi grazie a un’operazione lampo della polizia. Ma resta l’allarme per un fenomeno che in Campania ricorda i peggiori scenari criminali degli anni ’90: un minorenne usato come merce di scambio, vittima di un sistema che, purtroppo, esiste ancora.